Civitavecchia, un molo porterà il suo nome

In duemila per la solenne celebrazione al porto della cittadina laziale: il vescovo Girolamo Grillo ha officiato il rito. Dopo la funzione danza, musica spagnola e fuochi d’artificio hanno allietato i pellegrini fino a sera.

IL PORTO della pace, il porto di San Josemaría Escrivá. Queste le parole con cui il presidente dell'Autorità portuale, Gianni Moscherini, ha dato il benvenuto ai circa duemila fedeli spagnoli che nel tardo pomeriggio di ieri si sono raccolti nella banchina crocieristica 12 bis dello scalo portuale. Il motivo dell’incontro in un molo trasformato in salotto sul mare, d’altronde, non poteva che entusiasmare: l'intitolazione della banchina al Santo canonizzato in Vaticano. E così un fiume di pellegrini, di ritorno dalla Capitale, sorridenti, con verdi fazzoletti al collo e con la voglia di festeggiare ancora, hanno invaso il porto ed hanno atteso che il numero uno dell’Authority, insieme al Vescovo di Civitavecchia e Tarquinia, Monsignor Girolamo Gullo, ai rappresentanti dell’Opus Dei (il Vicario per Roma Monsignor Francesco Di Muzio e quello per la Sicilia, Bruno Padula), al sottosegretario degli Esteri spagnolo, Benino Blanco, e a quello italiano, Mario Baccini, scoprissero la monumentale targa affissa sulla banchina.

Ad accompagnare la cerimonia un applauso scrosciante da parte di una platea commossa, coinvolta emotivamente. Giovani e meno, ma soprattutto coppie con bambini al seguito, divertiti dalla banda e da così tanta gente unita dall’amore per San Escrivá. Poi via alle danze con musica spagnola, rappresentazioni e canti che hanno allietato i pellegrini fino alle 20,30 quando, col naso all'insù hanno mirato di nuovo il cielo ma non, come era stato la mattina, per rivolgere una preghiera al Santo ma per ammirare prodigiosi giochi pirotecnici. lnsomma Civitavecchia ha gettato il suo ponte verso la Spagna, alla quale si congiungerà ogni 6 ottobre per ricordare con una cerimonia davanti a quella targa il fondatore dell’Opus Dei. ‘Ho sentito una grande forza dentro di me - dice Maria, una 32enne spagnola -Ho gridato con tutta la mia forza Alleluya, Alleluya. Accanto a lei Inigo, 11 anni, “E’ stata una festa grandissima - prova a spiegare in un inglese stentato - Al Vaticano c’era tantissima gente. Sì, mi sono divertito ma anche qui sto molto bene”.

Presenti alla cerimonia i rappresentanti delle forze dell’ordine, il comandante della Capitaneria di Porto, così come una schiera di prelati e sacerdoti, molti dei quali giunti dalla Spagna insieme ai pellegrini.

Civitavecchia ha dunque retto bene all’invasione pacifica degli ottomila fedeli di Escrivá che dall’alto, proprio nel giorno della sua canonizzazione, forse ha compiuto l'ennesimo miracolo. E’ la storia del piccolo Felipe Laglande, 11 anni, arrivato venerdì a Civitavecchia a bordo della nave-albergo Casanova. Ieri mattina con la giovane mamma e i tre fratelli più grandi ha assistito in piazza San Pietro alla canonizzazione del fondatore dell’Opus Dei. Al termine della cerimonia, il fiume umano che si è snodato nella piazza ha fatto staccare Felipe dal gruppo con cui era arrivato a Roma. Subito è scattato l’allarme: le forze dell’ordine della Capitale si sono mobilitate, le ricerche sono state attivate in tutte le direzioni. Alle 18 Felipe, un bel biondino dagli occhi azzurri, sorridente anche se un po' infreddolito e spaventato, stava bene, era sulla banchina 12 bis accanto ai carabinieri della stazione Civitavecchia porto che lo avevano notato in un gruppo di pellegrini ai quali si era accodato per far ritorno a Civitavecchia. Che dire: l’ennesimo lieto fine di una memorabile domenica.

Mamola Camilletti // Il Tempo