Il segreto della gioia della beata Guadalupe

Pubblichiamo un estratto dell’intervento fatto da don Antonio Rodríguez de Rivera, postulatore della causa di beatificazione di Guadalupe Ortiz de Landázuri, nel contesto di un incontro di approfondimento sulla figura della beata avvenuto a Corigliano Rossano il 15 febbraio 2020.

Per capire la profonda contemplazione di Guadalupe, occorreva un particolare spirito di osservazione. Per rendersi conto dell’unione di Guadalupe alla croce, era necessario fissare l’attenzione con calma. In un primo momento non era facile accorgersi della sua profonda presenza di Dio nella vita quotidiana né del suo grande spirito di mortificazione vissuto con grande naturalezza. Ma c’era una caratteristica della sua personalità che si vedeva subito: la gioia.

Julieta Lasky Raisbaum, un'ebrea convertitasi al cattolicesimo che s’incorporò all'Opus Dei in Messico dopo aver conosciuto Guadalupe, dichiarò: “Io direi che la vita di Guadalupe può essere riassunta nella sua gioia, e in un modo mirabile. Era una gioia contagiosa, non normale, ma eccezionale”.[1]

Hortensia Chávez Samaniego era una giovane studentessa messicana quando incontrò Guadalupe. Dalla sua testimonianza scritta sono prese queste parole: “Confesso che ero curiosa di incontrarla, perché tutti mi parlavano della risata di Guadalupe, della sua costante gioia. Presto è tornata alla Residenza di Copenhague che io frequentavo e ho potuto vedere la sua simpatia, il suo calore umano e allo stesso tempo la sua vibrazione e il suo senso soprannaturale, che facevano sentirsi sempre accolta con interesse e affetto”.[2]

Nelle testimonianze su Guadalupe appare spesso il riferimento alla sua gioia. Un terzo esempio: “Sono stata in grado di osservarla attentamente e ciò che ha attirato maggiormente la mia attenzione è stata la sua gioia: era vibrante, sincera, aperta, contagiosa nella sua gioia che spesso si manifestava con una risata. Ma non era una risata rumorosa o superficiale. Aveva qualcosa di indefinibile che faceva pensare che vale la pena donarsi a Dio e che questa donazione non è un peso, ma che il suo effetto è la felicità. Guardava le persone in faccia e manifestava affetto verso tutte".[3]

La sua gioia era soprannaturale, ma anche molto umana, come scrive suo nipote Carlos: “Il suo carattere era di una travolgente simpatia e aveva un buon umore molto caratteristico; in tutto vedeva il lato umoristico e divertente, senza cadere nella superficialità”.[4]

La gioia di Guadalupe era umana e realistica, non frutto dell’ingenuità o dell’incoscienza: “Era un caso unico, sempre allegra, ottimista, ma allo stesso tempo realistica; non era di quelle persone che chiudono gli occhi sulla realtà, assolutamente no; quando le cose erano difficili - e abbiamo avuto difficoltà di ogni genere - le affrontava con visione soprannaturale e senso positivo, ma senza fare orecchie da mercante o ignorare i problemi”.[5]

La gioia di Guadalupe era la gioia dei santi e questo si manifestava in varie caratteristiche della sua gioia, come la serenità, l'attenzione verso gli altri, il fatto che incoraggiava a unirsi e a donarsi a Dio, ma si manifestava particolarmente nella costanza. Così si capisce da alcune parole del beato Álvaro del Portillo, raccolte da María Begoña Álvarez Iráizoz: “D. Álvaro spiegava che, di fronte a diversi eventi che potevano contrariarla, Guadalupe rispondeva sempre con la gioia di adempiere felicemente la volontà di Dio. D. Álvaro, con la sua enorme umiltà, continuava: «I santi mantengono un buon umore abituale. Noi che non siamo santi siamo contenti se un giorno le cose vanno bene; il giorno dopo, se vanno male, siamo tristi. I santi - come Guadalupe - provano una gioia costante anche in mezzo alle contraddizioni»”.[6]

La gioia di Guadalupe nasceva dal suo spirito contemplativo. “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”,[7] ricorda a tutti i battezzati papa Francesco. E Guadalupe, con il suo spirito contemplativo, incontrava Gesù non soltanto nella preghiera ma anche nel lavoro, quando si trovava con gli altri, nella vita quotidiana, nelle difficoltà, sempre. E dunque la sua gioia era costante.

La gioia soprannaturale è uno dei frutti dello Spirito Santo, e lo Spirito Santo è frutto della Croce (Gesù l’ha ottenuto per noi con la sua morte sulla croce). San Josemaría, ogni anno, nel calendario liturgico, scriveva: in laetitia nulla dies sine cruce, con gioia nessun giorno senza croce. Santa Faustina Kowalska scrive nel suo diario: "È proprio quando soffro molto che la mia gioia è maggiore, mentre quando soffro di meno, anche la mia gioia è minore" (n. 303). L’unione generosa di Guadalupe alla croce spiega la profondità della sua gioia.

Contemplazione, croce, gioia. Questi tre aspetti della vita di Guadalupe si trovano nel testo della Scrittura citato nell’inizio del Breve della Beatificazione firmato dal Papa Francesco il 18 maggio 2019: “Lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Roma, 12, 12).


[1] Cfr. Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis, Roma 2009, Sección III, p. 29.

[2] AGP, GOL T-00071.

[3] Alicia Ventura Capilla, AGP, GOL T-00152.

[4] Carlos Ortiz de Landázuri Busca, AGP, GOL T-00126.

[5] María Teresa Echeverría Recabeitia, AGP, GOL T-00074.

[6] AGP, GOL T-00051.

[7] Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, papa Francesco.