L'arrivo a Roma di san Josemaría il 23 giugno del 1946

Il 23 giugno del 1946 san Josemaría Escrivá giunse per la prima volta a Roma. Dalla Città Eterna accelerò il cammino giuridico dell'Opus Dei e la sua espansione in tutto il mondo.

La nave passeggeri J.J. Sister in manovra a Tenerife in 1958. Con questa nave san Josemaría arrivò in Italia nel 1946. (Foto: naviearmatori.net)

Nel 1928 san Josemaría Escrivá ricevette la luce fondazionale dell'Opus Dei a Madrid. Cominciò a diffondere il messaggio della chiamata universale alla santità fra universitari e lavoratori. Dopo la guerra mondiale, comprese che era giunto il momento di estendere tale messaggio nei cinque continenti. Una tale opera - universale e dunque cattolica - avrebbe potuto essere portata avanti solamente vicino al Papa, il Successore di Pietro. Inoltre, era necessario cercare un riconoscimento giuridico dell'Opus Dei davanti alla Santa Sede , compito per il quale Álvaro del Portillo si era trasferito a Roma qualche mese prima.

Prima di partire in nave per Roma, san Josemaría preparò il viaggio con la preghiera davanti alla Madonna della Mercede, a Barcellona. Ecco un riassunto sintetico del viaggio, preso dal libro di José Orlandis, "Mis Recuerdos":

L'orazione a Barcellona prima del viaggio
"Venerdì, 21 giugno, era il giorno fissato per l'inizio del viaggio per mare verso l'Italia. Il Padre dettò la meditazione ai suoi figli che in quel momento si trovavano accanto a lui. Cominciò citando il Vangelo di Matteo, che riferisce le parole di S. Pietro dopo che il giovane ricco si era allontanato triste, poiché gli era mancata la generosità per rispondere alla chiamata di Cristo. "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa sarà di noi?". Il Padre aggiunse altre considerazioni in quella indimenticabile preghiera di addio: chiese ai suoi figli che curassero moltissimo la fraternità e l'affetto reciproco".

"Nella mattinata, san Josemaría si recò con alcuni di noi alla basilica della Mercede, e lì, ai piedi della Madonna, si affidò filialmente a Lei e ripose nelle sue mani il grande problema che a Roma avrebbe dovuto cercare di risolvere.

Il viaggio a Roma sulla nave J. J. Sister

"Non appena doppiato l'accesso del porto di Barcellona, la nave cominciò a rollare paurosamente. Il peggio dei temporali che si scatenano in mare è che sembra che non finiscano mai. Quello che si scatenò allora durò fra le 15 e le 18 ore: tutta la notte e buona parte della mattina di sabato 22 giugno. Il Padre (San Josemaría) ne soffrì molto. Tuttavia, anche se sembra strano, non perse mai non solo il coraggio, ma neppure l'allegria e il buon umore: "Padre, gli dissi a un certo punto, non si preoccupi perché siamo nel Golfo del Leone e qui il mare è sempre pessimo!". "E beh, mi rispose, vedi un po' come il diavolo si è messo ad agitare con la coda il Golfo del Leone! È chiaro che non ha affatto piacere che arriviamo a Roma!". E quando alcune volte la nave, squassata dalle onde, si inclinava pericolosamente, mi diceva in tono scherzoso: "Pepe, mi sa che torneremo a Madrid trasformati in merluzzi!". Il temporale causò un forte ritardo nell'arrivo a Genova della J. J. Sister".

L'arrivo a Roma

Dal vol. III del libro "Il Fondatore dell'Opus Dei" di A. Vázquez de Prada, ecco la descrizione dell'arrivo a Roma: "Il 23 giugno 1946 (…) arrivarono in vista di Roma. Quando il Padre scorse, nella luce del crepuscolo, la cupola di S. Pietro che si stagliava all’orizzonte, si commosse visibilmente e recitò il Credo ad alta voce. Il pensiero di essere finalmente a Roma, l’avverarsi di quel momento tanto a lungo sognato, occupava la sua mente e suscitava tanti ricordi, alcuni lontani. Non voleva crederci".

La prima notte accanto al Vaticano

Dalla piccola terrazza di una casa che si affaccia su piazza della Città Leonina, molto vicina a qui, il Fondatore dell'Opus Dei passò la notte in veglia di preghiera, dedicata alla Chiesa e al Romano Pontefice. Si realizzava in quel momento uno dei più grandi sogni della sua vita: venire a Roma, videre Petrum , per visitare la tomba dell'Apostolo e stare vicino al suo Successore, il dolce Cristo in terra, come gli piaceva definire il Papa prendendo in prestito una felice espressione di Santa Caterina da Siena. Nonostante il suo desiderio fosse forte, lasciò passare vari giorni prima di varcare la soglia della Basilica, per offrire al Signore un sacrificio piccolo, ma che gli costava molto" (da un discorso di mons. Javier Echevarría, 14-IX-2005).

Preghiera per il Santo Padre nel suo primo giorno romano

Dal vol. III del libro "Il Fondatore dell'Opus Dei" di A. Vázquez de Prada: "Anni dopo avrebbe invitato i suoi figli a lasciar correre l’immaginazione per cogliere l’incanto spirituale di quella notte di giugno trascorsa accanto al Papa:

“Pensate con quanta fiducia ho pregato per il Papa, in quella prima notte romana, sulla terrazza, contemplando le finestre degli appartamenti pontifici"

Dalla terrazza, con gli occhi rivolti alle stanze pontificie – la dimora del Vicario di Cristo sulla terra – ritornava con insistenza, con ostinazione, all’invocazione centrale della sua orazione: Ecce nos reliquimus omnia…

(…) Quella notte in preghiera scandì l’inizio della fondazione a Roma.