Il Giubileo Straordinario, indetto da Papa Francesco, pone la misericordia al centro dell’attenzione del pellegrinaggio cristiano. Il Santo Padre fa notare che la misericordia è “la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile”[1].
Ognuno dei suoi figli può essere testimone dell’amore di Dio nel corso della propria vita e del fatto che siamo chiamati a rispondere con amore a questo amore. Il Papa invita tutti a essere portatori della misericordia di Dio, come tante volte abbiamo sperimentato personalmente: basta pensare a quante volte ci perdona – sempre! – nel sacramento della Penitenza. Perciò i prossimi mesi devono essere un “tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”[2].
La vicinanza del Signore non potrà mai rimanere una frase astratta; ogni giorno deve tradursi in opere, nel comportamento concreto durante ogni giornata, in quelle “intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano”[3]. Il successore di Pietro ha affermato che “La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni. È sulla stessa lunghezza d’onda – continua il Santo Padre – che si deve orientare l’amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri”[4].
In tal senso, acquistano un peso molto serio le opere di misericordia che nostro Signore ha trasmesso alla sua Chiesa. Cristo – il “volto della misericordia del Padre” – invita i cristiani a volgere lo sguardo a Lui costantemente e con attenzione, con il desiderio di arrivare a unirci alla sua vita, di imitarlo come i piccoli imitano i genitori o i fratelli più grandi.
San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, coltivò appassionatamente, durante la sua vita terrena, le opere di misericordia corporali e spirituali, imitando Gesù. In una sua omelia ha potuto scrivere giustamente: “Si comprendono benissimo l'impazienza, l'ansia, i desideri inquieti di coloro che, con un'anima naturalmente cristiana, non si rassegnano di fronte all'ingiustizia personale e sociale che il cuore umano è capace di creare. Sono tanti i secoli della convivenza degli uomini, e tanto è ancora l'odio, tante le distruzioni, tanto il fanatismo accumulato in occhi che non vogliono vedere e in cuori che non vogliono amare”[5]. Fin qui san Josemaría.
In seguito ha enumerato alcuni dei mali che affliggono il mondo: “I beni della terra – specificava san Josemaría –, divisi tra pochi e i beni della cultura chiusi in cenacoli ristretti. Fuori [da questi luoghi], c'è fame di pane e di dottrina; e le vite umane, che sono sante perché vengono da Dio, sono trattate come cose, come numeri statistici”[6]. Qui termina la citazione del fondatore dell’Opus Dei.
Davanti all’assenza di misericordia e di autentica fraternità, non possiamo lasciarci trascinare dallo scoraggiamento, ma dobbiamo accogliere il consiglio di san Giovanni della Croce: “Metti amore dove non c’è amore e ricaverai amore”[7]. Siamo chiamati – tutti! – a essere altri Cristi, lo stesso Cristo, e così operare in suo nome, contagiando la carità dappertutto. In tal senso, anche san Josemaría diceva che Cristo “continua a invitarci a mettere in pratica il comandamento nuovo dell'amore, il mandatum novum [...].Occorre riconoscere Cristo che ci viene incontro negli uomini, nostri fratelli. Nessuna vita umana è isolata; ogni vita si intreccia con altre vite. Nessuna persona è un verso a sé: tutti facciamo parte dello stesso poema divino che Dio scrive con il concorso della nostra libertà”[8].
Forse qualcuno potrebbe pensare – soprattutto nei paesi più avanzati – che i progressi nell’assistenza sociale, sanitaria, lavorativa… renderebbero non necessarie, o addirittura superflue, le tradizionali opere di misericordia; ma non è così! Anche nelle nazioni più progredite molte persone si dibattono sulla soglia della povertà, mancano dei servizi più elementari o sono in preda alla solitudine o all’abbandono, pur disponendo dei mezzi materiali. Aveva ragione il fondatore dell’Opus Dei nell’osservare, molti anni fa, che quando le circostanze storiche sembrano aver superato la miseria o il dolore, proprio allora si fa più urgente l’intraprendenza dell’autentica fraternità cristiana, che riesce a indovinare dove c’è necessità di consolazione, pur in mezzo a un apparente benessere generale.
Con l’aiuto di Dio, durante questi mesi, mi propongo di offrire alcune considerazioni sulle quattordici opere di misericordia, spirituali e corporali, con l’intenzione che trovino posto più spesso nella nostra esistenza ordinaria. Nelle vicissitudini di ogni giornata – il lavoro, la vita familiare, le relazioni con gli altri –, il Maestro ci invita a identificarci con Lui.
In tal modo, il nostro cammino sulla terra con Cristo potrà diventare una “scuola di misericordia”.
[1] Papa Francesco, Bolla Misericordiae Vultus, n. 10.
[2] Op. Cit, n. 3.
[3] Op. Cit, n. 9.
[4] Ibid.
[5] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 111.
[6] Ibid.
[7] San Giovanni della Croce, “Lettera alla Madre Maria dell'Incarnazione", in Vita, BAC, p. 1322.
[8] San Josemaría, op.cit, n.111.