Meditazioni audio del Prelato: le Opere di misericordia (Introduzione)

Nell'Anno giubilare, il Prelato commenterà una volta al mese le Opere di misericordia. I quattordici consigli dati dal Signore e dalla Chiesa formeranno il filo conduttore degli audio che verranno proposti in questo sito.

Il Giubileo Straordinario, indetto da Papa Francesco, pone la misericordia al centro dell’attenzione del pellegrinaggio cristiano. Il Santo Padre fa notare che la misericordia è “la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile”[1].

Ognuno dei suoi figli può essere testimone dell’amore di Dio nel corso della propria vita e del fatto che siamo chiamati a rispondere con amore a questo amore. Il Papa invita tutti a essere portatori della misericordia di Dio, come tante volte abbiamo sperimentato personalmente: basta pensare a quante volte ci perdona – sempre! – nel sacramento della Penitenza. Perciò i prossimi mesi devono essere un “tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”[2].

La vicinanza del Signore non potrà mai rimanere una frase astratta; ogni giorno deve tradursi in opere, nel comportamento concreto durante ogni giornata, in quelle “intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano”[3]. Il successore di Pietro ha affermato che “La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni. È sulla stessa lunghezza d’onda – continua il Santo Padre – che si deve orientare l’amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri”[4].

In tal senso, acquistano un peso molto serio le opere di misericordia che nostro Signore ha trasmesso alla sua Chiesa. Cristo – il “volto della misericordia del Padre” – invita i cristiani a volgere lo sguardo a Lui costantemente e con attenzione, con il desiderio di arrivare a unirci alla sua vita, di imitarlo come i piccoli imitano i genitori o i fratelli più grandi.

San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, coltivò appassionatamente, durante la sua vita terrena, le opere di misericordia corporali e spirituali, imitando Gesù. In una sua omelia ha potuto scrivere giustamente: “Si comprendono benissimo l'impazienza, l'ansia, i desideri inquieti di coloro che, con un'anima naturalmente cristiana, non si rassegnano di fronte all'ingiustizia personale e sociale che il cuore umano è capace di creare. Sono tanti i secoli della convivenza degli uomini, e tanto è ancora l'odio, tante le distruzioni, tanto il fanatismo accumulato in occhi che non vogliono vedere e in cuori che non vogliono amare”[5]. Fin qui san Josemaría.

In seguito ha enumerato alcuni dei mali che affliggono il mondo: “I beni della terra – specificava san Josemaría –, divisi tra pochi e i beni della cultura chiusi in cenacoli ristretti. Fuori [da questi luoghi], c'è fame di pane e di dottrina; e le vite umane, che sono sante perché vengono da Dio, sono trattate come cose, come numeri statistici”[6]. Qui termina la citazione del fondatore dell’Opus Dei.

Davanti all’assenza di misericordia e di autentica fraternità, non possiamo lasciarci trascinare dallo scoraggiamento, ma dobbiamo accogliere il consiglio di san Giovanni della Croce: “Metti amore dove non c’è amore e ricaverai amore”[7]. Siamo chiamati – tutti! – a essere altri Cristi, lo stesso Cristo, e così operare in suo nome, contagiando la carità dappertutto. In tal senso, anche san Josemaría diceva che Cristo “continua a invitarci a mettere in pratica il comandamento nuovo dell'amore, il mandatum novum [...].Occorre riconoscere Cristo che ci viene incontro negli uomini, nostri fratelli. Nessuna vita umana è isolata; ogni vita si intreccia con altre vite. Nessuna persona è un verso a sé: tutti facciamo parte dello stesso poema divino che Dio scrive con il concorso della nostra libertà”[8].

Forse qualcuno potrebbe pensare – soprattutto nei paesi più avanzati – che i progressi nell’assistenza sociale, sanitaria, lavorativa… renderebbero non necessarie, o addirittura superflue, le tradizionali opere di misericordia; ma non è così! Anche nelle nazioni più progredite molte persone si dibattono sulla soglia della povertà, mancano dei servizi più elementari o sono in preda alla solitudine o all’abbandono, pur disponendo dei mezzi materiali. Aveva ragione il fondatore dell’Opus Dei nell’osservare, molti anni fa, che quando le circostanze storiche sembrano aver superato la miseria o il dolore, proprio allora si fa più urgente l’intraprendenza dell’autentica fraternità cristiana, che riesce a indovinare dove c’è necessità di consolazione, pur in mezzo a un apparente benessere generale.

Con l’aiuto di Dio, durante questi mesi, mi propongo di offrire alcune considerazioni sulle quattordici opere di misericordia, spirituali e corporali, con l’intenzione che trovino posto più spesso nella nostra esistenza ordinaria. Nelle vicissitudini di ogni giornata – il lavoro, la vita familiare, le relazioni con gli altri –, il Maestro ci invita a identificarci con Lui.

In tal modo, il nostro cammino sulla terra con Cristo potrà diventare una “scuola di misericordia”.

[1] Papa Francesco, Bolla Misericordiae Vultus, n. 10.

[2] Op. Cit, n. 3.

[3] Op. Cit, n. 9.

[4] Ibid.

[5] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 111.

[6] Ibid.

[7] San Giovanni della Croce, “Lettera alla Madre Maria dell'Incarnazione", in Vita, BAC, p. 1322.

[8] San Josemaría, op.cit, n.111.