Dio rispetta sempre la nostra libertà, ma “se ti perdi la Messa ti stai perdendo la cosa più straordinaria che ci sia”. Come è scritto nei salmi, "L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente" (Salmo 42): per il cristiano andare a Messa è una necessità, non solo un obbligo. Se non si partecipa alla Messa almeno la domenica, l'anima "muore" di sete. Ecco dunque cosa vuol dire che per la Chiesa non andare a Messa è peccato.
Meditare sulla Messa insieme a papa Francesco
Il senso più profondo dell’andare a Messa, per un cristiano, è quello di rispondere a una chiamata d’amore, per questo “perdersela” è un peccato. “È necessario ravvivare questa consapevolezza, per recuperare il significato della festa, il significato della gioia, della comunità parrocchiale, della solidarietà, del riposo che ristora l’anima e il corpo”.
(Catechesi di papa Francesco sulla Santa Messa, 13/12/2017)
La Messa nel Catechismo della Chiesa Cattolica
2177. La celebrazione domenicale del Giorno e dell'Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa. «Il giorno di domenica in cui si celebra il Mistero pasquale, per la tradizione apostolica, deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di Precetto». «Ugualmente devono essere osservati i giorni del Natale del Signore nostro Gesù Cristo, dell'Epifania, dell'Ascensione e del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, della Santa Madre di Dio Maria, della sua Immacolata Concezione e Assunzione, di san Giuseppe, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e infine di tutti i Santi».
2182. La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell'Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità. Essi testimoniano al tempo stesso la santità di Dio e la loro speranza nella salvezza. Si rafforzano vicendevolmente sotto l'assistenza dello Spirito Santo.
San Josemaría e la Messa
La Santa Messa ci pone così di fronte ai misteri principali della fede, in quanto è il dono che la Trinità fa di se stessa alla Chiesa. Si comprende allora come la Messa sia il centro e la radice della vita spirituale del cristiano, e come sia anche il fine di tutti i Sacramenti (cfr SAN TOMMASO D'AQUINO, S. th., III, q. 65, a. 3). [...]
Non faccio davvero una scoperta se dico che alcuni cristiani hanno un'idea assai povera della Santa Messa, e che altri la vedono solo come un rito esteriore, se non addirittura come una forma di convenzionalismo. È la meschinità del nostro cuore che ci fa accogliere come per abitudine il più grande dono che Dio potesse fare agli uomini. Nella Messa — in questa Messa che stiamo celebrando adesso — interviene in modo particolare, ripeto, la Santissima Trinità. Per corrispondere a tanto amore ci si richiede una totale donazione, del corpo e dell'anima: noi infatti ascoltiamo Dio, gli parliamo, lo vediamo, lo gustiamo. E quando le parole non ci sembrano sufficienti cantiamo, incitando la nostra lingua — Pange, lingua! — a proclamare davanti a tutta l'umanità le meraviglie del Signore.