Il giovane sacerdote spagnolo era sbalordito. L’aveva appena visto. Da quella gelida notte invernale di dieci anni prima, quando impronte di piedi nudi sulla neve lo aveva impressionato, suscitando in lui un’inquietudine, l’intuizione che Dio avesse un piano speciale per lui, aveva pregato... “Signore, fammi vedere!”. Quei presentimenti, come li chiamava, erano continuati per anni; gli parlavano di qualcosa di grande, di qualcosa di misterioso, di qualcosa legato all’amore di Dio... fino al mattino del 2 ottobre, quando le intuizioni divine esplosero con una chiarezza sbalorditiva, e Josemaría lo vide: il messaggio e la missione che sarebbero stati la sua vita.
Don Josemaría aveva 26 anni, era senza soldi e la sua rete di contatti era inesistente. Ma aveva la testa sulle spalle, un buon senso dell’umorismo e la grazia di Dio per iniziare una rivoluzione spirituale. La luce che aveva visto era questa: Dio, che è un Padre amorevole, chiama ogni persona a vivere come suo figlio amato e a trasformare il mondo dall’interno, attraverso il lavoro professionale, l’amicizia e la vita ordinaria. L’Opera di Dio. In latino, Opus Dei. O semplicemente, per don Josemaría e i suoi amici, “l’Opera”.
Era un’idea radicale, radicale nel modo in cui lo è sempre il Vangelo: «Vecchia come il Vangelo, e come il Vangelo sempre nuova». Gesù, il Figlio incarnato di Dio, era un carpentiere. Pietro e Giovanni erano pescatori. Matteo era un pubblicano. Lidia era una mercante. Marta era l’equivalente del I secolo di una “guru dell’ospitalità”. Josemaría capiva che, come per i primi cristiani che seguivano Cristo in mezzo a un Impero romano pagano, il nostro lavoro quotidiano è lo spazio in cui possiamo co-creare con Dio e portare la sua logica di amore e servizio al mondo e alle persone intorno a noi. E offrendo la nostra giornata a Dio attraverso la Messa, possiamo co-redimere con Cristo sulla Croce, trasformare il nostro lavoro e il nostro divertimento in preghiera, e fare sì che ogni momento qui sulla terra vibri di eternità.