Soffro molto al pensiero di cattolici — figli di Dio che, attraverso il battesimo, sono singolarmente chiamati ad essere un altro Cristo — i quali tranquillizzano la loro coscienza con una vita di pietà meramente formalistica, con una 'religiosità' che li induce a pregare solo di quando in quando, e soltanto se pensano di trarne vantaggio; ad assistere alla santa Messa nei giorni di precetto — e neppure in tutti —, mentre puntualmente curano la tranquillità del loro stomaco con pasti a ore fisse; a cedere nella fede, a barattarla con un piatto di lenticchie, pur di non rinunciare alla loro posizione... E poi, sfacciatamente e scandalosamente, utilizzano l'etichetta di cristiani per raggiungere i primi posti. No! Non accontentiamoci delle etichette: voglio che siate cristiani dalla testa ai piedi, tutti d'un pezzo; e, per esserlo, dovete cercare, senza concessioni, l'alimento spirituale adeguato.
Per esperienza personale sapete bene — e me lo avete sentito ripetere spesso, per prevenire scoraggiamenti — che la vita interiore consiste nel cominciare e ricominciare ogni giorno; e nel vostro cuore sentite, come lo sento io, che dobbiamo lottare incessantemente. Nel vostro esame di coscienza avrete notato — succede anche a me: scusate questi riferimenti personali, ma mentre vi parlo faccio con il Signore un ripasso dei bisogni della mia anima — che subite ripetutamente delle piccole sconfitte, e talvolta vi viene da pensare che esulano dal comune, perché denotano un'evidente mancanza d'amore, di impegno, di spirito di sacrificio, di delicatezza. Alimentate i desideri di riparazione con un sincero spirito di contrizione, ma — ve lo chiedo — non perdete la pace.
(...) Adesso insisto sull'esigenza di farvi aiutare, guidare, da un direttore di coscienza al quale confidare tutte le vostre sante aspirazioni e i problemi quotidiani che riguardano la vostra vita interiore, le sconfitte che potete incontrare e le vittorie.
(Amici di Dio, nn. 13-15)