Secondo mistero doloroso. La flagellazione del Signore

Gesù ha dato se stesso, offrendosi in olocausto per amore. E tu, discepolo di Cristo; tu, figlio prediletto di Dio; tu, che sei stato riscattato al prezzo della Croce; anche tu devi essere disposto a rinunciare a te stesso.

Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”. Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.

Gv 18, 36-40 e 19, 1

Parla Pilato: E' vostra consuetudine che vi rilasci un prigioniero per la Pasqua. Chi volete che vi liberi, Barabba - ladro, arrestato con altri per omicidio - o Gesù? (Mt 27, 17). - A morte costui e liberaci Barabba, grida il popolo istigato dai suoi capi (Lc 23, 18). Parla ancora Pilato: Allora che devo fare di Gesù, chiamato il Cristo? (Mt 27, 22).- Crucifige eum! Crocifiggilo! (Lc 23, 21). Pilato, per la terza volta, interviene: Ma che male ha fatto? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte (Lc 23, 22). Il clamore della moltitudine aumenta: Crocifiggilo, crocifiggilo! (Mc 15, 14).

E Pilato, volendo compiacere la folla, libera Barabba e ordina di flagellare Gesù. Legato alla colonna, pieno di piaghe.

Risuonano i colpi dei flagelli sulla sua carne lacerata, sulla sua carne senza macchia che soffre per la tua carne peccatrice. - E ancora colpi. Cresce il furore. Ancora … La crudeltà umana è al colmo. Finalmente, esausti, slegano Gesù. - E il corpo di Cristo soccombe al dolore e cade a terra come un verme, fiaccato e mezzo morto. Tu e io non possiamo parlare. - Non occorrono parole. - Guardalo, guardalo a lungo.

E poi avrai ancora paura dell'espiazione?

Il Santo Rosario, 2º mistero doloroso

Gesù ha dato se stesso, offrendosi in olocausto per amore. E tu, discepolo di Cristo; tu, figlio prediletto di Dio; tu, che sei stato riscattato al prezzo della Croce; anche tu devi essere disposto a rinunciare a te stesso. Pertanto, in qualunque circostanza concreta ci veniamo a trovare, né tu né io possiamo comportarci da egoisti, da imborghesiti, da pigri, da dissipati... — perdona la chiarezza — da stolti! “Se ambisci alla stima degli uomini, se brami deferenza e apprezzamenti, e non cerchi altro che una vita piacevole, sei fuori strada... Nella città dei santi è consentito entrare, riposare e regnare col Re per l'eternità dei secoli, soltanto a chi ha percorso la via difficile, angusta e stretta delle tribolazioni” (Pseudo Macario, Homiliae 12, 5).

È necessario che ti decida a prendere la croce sulle spalle. Altrimenti dirai a parole di imitare Cristo, ma sarai smentito dai fatti; così non entrerai nell'intimità del Maestro, e non lo amerai davvero. È urgente per noi cristiani convincerci bene di questa verità: non camminiamo accanto al Signore se non sappiamo privarci spontaneamente di tante cose richieste dal capriccio, dalla vanità, dalla comodità, dall'interesse... Neppure una giornata deve trascorrere senza il condimento della grazia e del sale della mortificazione. E devi respingere l'idea che tutto ciò rende infelice. Meschina felicità sarà la tua se non impari a vincere te stesso, se ti lasci schiacciare e dominare dalle tue passioni e dalle tue velleità, invece di prendere con coraggio la tua croce.

(Amici di Dio,129)

Che importa inciampare, se nel dolore della caduta ritroviamo l'energia che ci raddrizza di nuovo e ci spinge a proseguire con slancio rinnovato? Non dimenticate che santo non è chi non cade, ma chi si rialza sempre, con umiltà, con santa ostinazione. Se nel libro dei Proverbi si legge che il giusto cade sette volte al giorno (Cfr Pro 24, 16), tu e io — povere creature come siamo — non dobbiamo né meravigliarci né scoraggiarci di fronte alle nostre miserie personali, ai nostri inciampi, perché potremo sempre proseguire se cerchiamo la forza in Colui che ci ha promesso: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò (Mt 11, 28). Grazie, Signore, quia tu es, Deus, fortitudo mea (Sal 42, 2), perché sei sempre stato Tu, e soltanto Tu, Dio mio, la mia fortezza, il mio rifugio, il mio sostegno.

Se davvero vuoi progredire nella vita interiore, sii umile. Ricorri con costanza, con fiducia, all'aiuto del Signore e della sua Madre benedetta, che è anche tua Madre. Con serenità, tranquillamente, per quanto possa farti male la ferita ancora non rimarginata del tuo ultimo scivolone, abbraccia di nuovo la croce e ripeti: «Signore, con il tuo aiuto, lotterò per non fermarmi, risponderò fedelmente ai tuoi inviti, senza paura dei ripidi pendii, né dell'apparente monotonia del lavoro abituale, né dei cardi e dei rovi del sentiero. Sono certo che la tua misericordia mi assiste, e che al termine del cammino troverò la felicità eterna, la gioia e l'amore per l'infinità dei secoli».

(Amici di Dio, 131)