San Josemaría Escrivá e gli anni a Burgos

Il periodo trascorso nella cittadina spagnola di Burgos rappresenta una tappa molto significativa della biografia del fondatore dell’Opus Dei. Condividiamo alcuni racconti tratti dalla rivista “Studi Cattolici” di José Luis González Gullón, professore Incaricato di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università della Santa Croce.

A Burgos

Il 7 gennaio 1938 Escrivá, che aveva ricevuto gli abiti sacerdotali in dono dal prelato di Pamplona, si recò a Burgos. Questa capitale castigliana contava poco più di 100.000 abitanti, la metà arrivati durante la guerra. Escrivá aveva deciso di aspettare la fine del conflitto a Burgos perché era la capitale provvisoria della zona ribelle e il principale snodo delle comunicazioni.

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Si sistemò in una pensione di via Santa Clara dove già alloggiava José María Albareda, figlio suo nell’Opera. Escrivá si preoccupava della perseveranza dei suoi figli spirituali, isolati e pieni di difficoltà a causa della guerra civile. A volte si lamentava nella preghiera: “Dio mio, Dio mio! Tutti ugualmente amati, per Te, con Te e in Te: tutti dispersi. Mi hai colpito dove più poteva farmi male: nei figli”.

Almeno riuscì a convincere i generali dell’esercito ad assegnare due dei suoi figli a Burgos: Francisco Botella e Pedro Casciaro. Suggerì a tutti gli altri di venire a trovarlo a Burgos o, se ciò non fosse possibile, di dirgli dove si trovavano perché sarebbe venuto il prima possibile.

Il frutto degli anni a Burgos

Nel mese di ottobre seppe che tre figli suoi rimastia Madrid cercavano una via per fuggire dalla zona repubblicana e pregò per questa intenzione. Sentiva che il momento era imminente. Il 12, Álvaro delPortillo, Vicente Rodríguez Casado ed Eduardo Alastrué disertarono dall’esercito repubblicano e fuggirono. Del Portillo trascorse poi tre mesi a Burgos per frequentare un corso provvisorio di sottotenente presso l’accademia di ingegneria di Fuentes Blancas, alla periferia della città.

Don Josemaría trovò in Álvaro la persona di cui aveva bisogno per parlare dello sviluppo dell’Opera.

A Burgos, Escrivá lavorò su tre pubblicazioni. La prima era la tesi di ricerca, dedicata alla peculiare giurisdizione civile ed ecclesiastica esercitata dalla badessa del monastero di Las Huelgas, a Burgos, nel corso di 7 secoli. La seconda era un libro intitolato “Devozioni Liturgiche” che trattava dei tempi liturgici, della liturgia delle ore e di alcune pratiche di pietà eucaristica. La terza consisteva nell’ampliamento delle Considerazioni Spirituali, che prima della guerra civile avevano raggiunto 435 punti.

Dopo aver aggiunto altri punti tratti dalla sua preghiera personale e dallo scambio di lettere, arrivò alla cifra di 999 considerazioni, meta che si era prefissato in onore della divina Trinità. Con queste considerazioni offrì ai giovani un modo di incontro, sequela e rapporto con Gesù nella vita ordinaria.

Nel dicembre 1938 l’esercito franchista lanciò un’offensiva in Catalogna. La fine della guerra era vicina. In quel tempo, Escrivá inviò diverse lettere ad Álvaro del Portillo. Pensava che, oltre a Juan Jiménez Vargas, Álvaro lo avrebbe accompagnato nella direzione dell’Opus Dei. Nelle lettere chiamava Álvaro saxum, roccia, perché confidava nel suo vigore: «Gesù ti custodisca, Saxum. E sì, lo sei. Vedo che il Signore ti dà la forza, e rende operativa la mia parola: saxum! Ringraziatelo e siategli fedele...».

Gli confidò, inoltre: «Prega per il Padre tuo, affinché sia sempre quello, proprio Padre, e non perda mai il controllo. Se poteste vedere, che desiderio più grande ho di essere santo e di farvi santi!»

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