Valeria racconta come la fede e l'amicizia hanno aiutato lei e suo marito Andrea durante la breve vita terrena della figlia Maria Chiara.
Io e Andrea, sposi dal 2008, abbiamo avuto la benedizione di due figlie, Sofia e Maria Chiara. Maria Chiara è una figlia speciale perché dal 12 Luglio 2014 ci guarda dal Cielo, con i suoi 18 giorni e mezzo di vita terrena conquistati. La sua vita è stata un ciclone di grazia e per questo, a distanza di un anno, continuiamo a ringraziare Dio per avercela donata.
Quando ci hanno comunicato che Maria Chiara aveva una grave cardiopatia congenita, io e Andrea abbiamo riconosciuto nella preghiera e nella fede l’unico percorso possibile per imparare ad amare questa vita in piena libertà. La sofferenza di nostra figlia è diventata il nostro cammino insieme alla Chiesa. La Chiesa si è rivelata come una famiglia capace di sostenere il bisogno più profondo del nostro cuore: stare di fronte alla realtà con tutta la domanda sul nostro destino e con tutto l'amore verso di esso. E la vita di Maria Chiara, donataci e offerta per gli altri è stata strumento prima di tutto della nostra conversione.
Valeria, quando avete saputo della patologia di Maria Chiara come l'avete affrontata?
Tutto è cominciato il 14 febbraio. Quel giorno è stata diagnosticata a nostra figlia una grave malformazione cardiaca. La mente capiva che la bimba aveva un cuore funzionante a metà, che c'erano molte probabilità che non nascesse, che, per sopravvivere, avrebbe dovuto essere sottoposta a diversi interventi nei primi tre anni di vita e che comunque, superati questi, la sua vita sarebbe stata più breve di quello che un genitore spera per il proprio figlio: capivamo che le nostre vite sarebbero cambiate per sempre. Ma mentre la mente sintetizzava informazioni mediche, il cuore aveva preso un'altra strada, da subito la strada della speranza...quel giorno abbiamo festeggiato il Bell’Amore con un pranzo intimo, noi tre, io, Andrea e questa bimba.
Quando ti fidi di Dio Lui ti conduce e la prima opera riconoscibile per noi è stata l’amicizia nata con la cardiologa pediatrica di Maria Chiara, in un momento in cui alcuni medici di fronte alla diagnosi della sua malattia ci proponevano l’interruzione di gravidanza come strada ragionevole. Lei, insieme alla nostra ginecologa, ha incoraggiato e sostenuto la nostra posizione di genitori che riconoscevano nel loro bisogno e desiderio di amare questa bimba il suo unico e più importante bisogno.
Che cosa ci puoi dire della nascita?
Il legame fisico più intenso che ho avuto con Maria Chiara è fissato nella mia memoria nella notte tra il 23 e il 24 Giugno quando le ostetriche si accorsero che il travaglio era cominciato. Durante la gravidanza mi sono sentita una madre adottiva, mi ero dovuta abituare all'idea di non poter conoscere o toccare questa bambina, invece durante quei pochi attimi che mi separavano dall'esperienza del parto ho sentito tutta la carnalità di quel legame e tutto il bisogno che avevo di continuare a proteggerla.
Maria Chiara finché era nel mio grembo aveva una qualche garanzia di sopravvivenza, del dopo nessuno mi avrebbe dato certezza. Per cui quando mi sono ritrovata a un passo dal vivere il distacco fisico del suo corpo dal mio, lo strappo è stato fortissimo. E in quelle lacrime versate ho compreso ancora meglio il mio ruolo. Potevo solo accompagnarla a conoscere quella vita che Dio aveva pensato per lei. E’ stata una vera e propria intuizione perché da quel momento, con una serenità che oggi mi spiego solo come un’altra opera di Dio, io e Andrea, in un'esperienza di profonda comunione, abbiamo potuto percepire il dolore e l'amore come un tutt'uno e questo è per noi il ricordo dolcissimo di un vero e proprio miracolo. Dopo qualche tempo ho chiesto a una delle ostetriche che erano presenti il perché di tanta sua commozione e lei mi ha scritto:
“La mia emozione di quella notte nasce dal fatto che stavo assistendo a qualcosa di forte, di potente che non avevo mai visto prima. Maria Chiara, ma non solo lei, voi tutti insieme, il vostro legame mi ha mostrato la forza dell'amore genitoriale, quell'amore che viene celebrato in ogni sala parto ma che spesso da noi ostetriche viene dimenticato o tralasciato. Quella notte è accaduto qualcosa di magnifico, è nato un incontro attraverso un distacco. La piccola Maria Chiara che si "staccava" da te, dal tuo utero, dal tuo grembo, che diventava qualcosa di diverso da te, ti incontrava. In ogni nascita è implicita questa contraddizione. Per incontrare bisogna dividersi, separarsi. E io ho assistito a questo. Al miracolo della vita che, in questo caso, veniva celebrato con tutta quella attenzione, tutta quella solennità e naturalezza che rimarrà sempre nitido nel mio cuore.”
Maria Chiara è nata alle 3:54 del 24 Giugno 2014, il giorno in cui si ricorda la natività di Giovanni il Battista, un profeta che già da bambino ha preparato la strada a Gesù. E proprio quel giorno, durante il suo primo gemito, Maria Chiara riceveva dal suo papà il dono del Battesimo ed entrava con un respiro nella grande famiglia della Chiesa che tanto l'aveva incoraggiata durante i mesi precedenti con una preghiera corale. Quella notte io e mio marito oltre ad aver partecipato al miracolo della sua nascita, abbiamo compreso in maniera totale la bellezza e l'importanza del Battesimo, come l'inizio di una strada di santità per ognuno. E quanto più la vita è fragile tanto più il Battesimo la rende forte e piena agli occhi di Dio.
Che cosa è successo dopo?
La diagnosi per Maria Chiara alla nascita è stata più severa di quella già nota in fase fetale ma la nostra bimba, incredibilmente, non dava segni evidenti di sofferenza per cui a noi sono stati concessi alcuni giorni per poterla conoscere prima dell'intervento del 2 Luglio, intervento in cui i medici avrebbero tentato di trasformare il funzionamento del suo cuore.
Il 2 Luglio, dopo dodici ore di intervento, è cominciata in terapia intensiva pediatrica l'esperienza più difficile della nostra vita, a livello emotivo e a livello fisico. L’immagine era questa: una neonata, uscita dalla sala operatoria con lo sterno aperto, che ogni tanto apriva gli occhi e sembrava riconoscerci, con le braccia aperte e soprattutto con quel cuoricino che batteva faticosamente davanti ai nostri occhi. Io e mio marito più volte ci siamo confidati la stessa esperienza: sembrava un Gesù Bambino crocifisso. Tutte le preghiere che avevano preparato e accompagnato quei giorni ci stavano permettendo di incontrarLo oltre i nostri sensi e questo ci ha salvati da un dolore che poteva essere insostenibile. Offrire con Lui tutta quella sofferenza ci ha reso presente e vivo tutto il Suo amore dandoci la certezza profonda che non ci avrebbe mai abbandonati.
Alle 14,55 del 12 Luglio Maria Chiara ha avuto un arresto cardiaco e mentre i medici tentavano di rianimarla io e Andrea abbiamo chiesto a Dio una sola cosa: “non la nostra ma la Tua Volontà”. Dopo pochi minuti il medico ci comunicava che Maria Chiara non c'era più. Il silenzio di Dio era diventato risposta proprio nell’ora della Misericordia e di sabato, nel giorno di Maria, aveva risposto prendendola con sé perché da lassù potesse essere presente per sempre.
I funerali, tenuti il 15 Luglio a Verona, sono stati un'esperienza di amore grande, come più volte ci è stato ripetuto da tanti presenti. Il messaggio che si è reso evidente è che i figli ci vengono affidati perché impariamo ad amarli e perché possiamo accompagnarli al loro destino, qualsiasi esso sia e quanto più questa compagnia è libera dal possesso tanto più questo legame diventa fecondo d'amore e di libertà.
Quello che ha stupito noi come genitori ogni giorno di quest'ultimo anno è che Maria Chiara non è rimasta presente solo per noi ma ha innescato una catena di bene che abbiamo fatto fatica a quantificare. E’ rimasta nel cuore di molti permettendoci di incontrare tanta gente.
Dio ci ha mostrato quotidianamente che dietro alla sofferenza più grande c'è una straordinaria bellezza, intima, profonda, disarmante, la bellezza e la meraviglia dell’incontro con Lui e quando hai la grazia di coglierla il tuo cuore si allarga fino ad accogliere veramente l’altro nella tua vita. E la preghiera è stato il luogo privilegiato di questa comunione potente e la diversità delle persone incontrate, che sono diventate amiche di Maria Chiara, è stata la ricchezza che ci ha rese ogni giorno più presenti l’una all’altra per gli altri.
Che effetto ha avuto questa vicenda sul rapporto tra te e tuo marito?
Dio ha fatto di Maria Chiara uno strumento straordinario per ribaltare la nostra prospettiva, inizialmente intrisa di egoismo e rigidi schemi. Spesso eravamo disorientati perché pur uniti nei contenuti le nostre tradizioni ed esperienze erano state molto diverse. Proprio in un momento in cui il nostro matrimonio stava facendo più fatica è arrivata Sofia, la nostra primogenita e ci ha ribaltati definitivamente e dopo due anni e mezzo l'avventura di Maria Chiara. Oggi posso dire che la nascita di Maria Chiara ha generato una madre e un padre nuovi, non solo una figlia. Una madre e un padre veramente consapevoli che il loro matrimonio non è per loro come quel figlio non è per loro. Capendo che il figlio ha una sua vita e che quella vita ha una dignità a prescindere dal suo stato di salute, dalla sua età, dalla sua forma fisica, dalla sua fragilità e “imperfezione”, capisci anche che l'altro, chiunque altro a partire dal marito o dalla moglie, con tutti i suoi limiti e le sue, a volte insopportabili, fragilità, ti è messo accanto per superare i tuoi di limiti e per permettere con questo superamento un'apertura dello sguardo che ti salva ogni volta e rende concreto il cammino verso la santità a cui ognuno col battesimo è chiamato.
Maria Chiara ha cambiato lo sguardo mio e di mio marito l'una nei confronti dell'altro, amare lei con uno sguardo e un cuore liberi è stato possibile e irresistibile perché accogliendo Lei abbiamo incontrato Lui e la realtà, pur così difficile, ci è stata rivelata in tutta la sua straordinaria bellezza.