Pellegrinaggi mariani online con san Josemaría

San Josemaría ha lasciato per tutta la Chiesa una profonda devozione alla Madonna. Visitò molti santuari e luoghi dedicati a Maria. L’elenco in questo articolo può dare la possibilità, per chi lo desidera, di fare delle romerie virtuali o anche solo di approfondire la storia di questi luoghi mariani.

Santa Maria in Trastevere Maria Madre di Dio, nella Cappella Greca nelle catacombe di Priscilla Santa Maria Maggiore Santa Maria Sopra Minerva Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù Santuario del Divino Amore Edicola di Piazza delle Cinque Lune Il santuario di Fatima Santa Maria del Popolo Santa Casa di Loreto Santa Maria del Monte Madonna di Campoé Madonna di Guadalupe Nostra Signora di Lourdes Torreciudad Almudena Madonna di Maria Potsch


La Maternità di Maria costituì sempre una delle principali devozioni del fondatore dell’Opus Dei. Nel 1943, con data 11 ottobre, allora festa della Maternità di Maria, la Santa Sede concedeva il nihil obstat per la erezione della Società Sacerdotale della Santa Croce. San Josemaría non lo sapeva ancora. Quel giorno il beato Álvaro gli disse: “Padre, sarà contento perché domani è la festa della Vergine del Pilar”. E udì questa risposta: “Sono sempre contento, specialmente quando c’è una festa della Madonna; ma festa per festa, preferisco quella di oggi, perché è la Maternità”[1].

Papa Francesco con una lettera ha invitato tutti a “riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa nel mese di maggio”. Questo invito è stato sottolineato anche da mons. Fernando Ocáriz, che in un suo messaggio ha ricordato a tutti i fedeli e gli amici dell’Opus Dei di visitare i santuari mariani “con i mezzi digitali che la tecnologia mette a nostra disposizione, invitando anche parenti, amici e conoscenti”.

Alcuni luoghi mariani visitati da san Josemaría a Roma, in Italia e in altre parti del mondo

La basilica risale alla prima metà del IV secolo, ma acquistò le forme attuali nella ricostruzione del 1138-1148. Della stessa epoca sono i mosaici absidali con la celebre incoronazione della Madonna, rivestita come un'imperatrice bizantina. Accanto a Lei, il Signore tiene un libro aperto su cui si legge il brano, ricavato da un’antifona della liturgia medioevale dell’Assunzione: veni electa mea et ponam in te thronum meum. Il ciclo musivo è opera di Pietro Cavallini (fine ‘200).

Varie immagine mariane sono disseminate nella basilica, come l’annunciazione o la Madonna del Rifugio. Nella Cappella Altemps si venera Santa Maria della Clemenza, del secolo VIII: è la più antica immagine mariana della basilica e appartiene al tipo della Madonna Regina, che era particolarmente nota nel mondo bizantino. E’ accompagnata dagli arcangeli Gabriele e Michele.

Fu specialmente fra gli anni quaranta e cinquanta che san Josemaría, assieme al beato Álvaro, frequentò la basilica trasteverina, anche per la sua contiguità col Palazzo delle Congregazioni di San Callisto, nei cui uffici si studiava il difficile itinerario giuridico dell’Opus Dei.

Mentre preghi, contempla Maria che nell’abside appare seduta in trono, incoronata, al fianco di suo Figlio che la abbraccia. Maria è Regina prima di tutto per il grande amore tra lei e suo Figlio. Affidiamo alla Regina il nostro desiderio che lei e suo Figlio possano regnare sempre nella nostra vita.
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È la più antica rappresentazione pittorica della Madonna a Roma. Risale al III secolo. La Vergine è rappresentata col Bambino sulle ginocchia; accanto sta un profeta - Isaia o Balaam - che addita una stella. Nell’iconografia primitiva Maria viene spesso rappresentata come Madre di Dio.

Il beato Álvaro ricordava che san Josemaría gioiva nel contemplare il primo dipinto della Vergine, che si trova nelle catacombe di Priscilla, abbastanza vicino a Villa Tevere, la sede centrale dell’Opus Dei.

“D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48). Questa esclamazione di Maria si è avverata nei secoli: dai primi cristiani fino ad oggi, tutte le generazioni le hanno detto “tu sei benedetta tra le donne”. Anche per questo vogliamo rendere omaggio a Maria con le nostre preghiere: vogliamo raccogliere l’eredità di una tradizione di affetto e devozione che continua da duemila anni.

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Benché la basilica sia stata costruita per celebrare la proclamazione del dogma della Maternità divina a Efeso nel 431, la sua storia è legata alla miracolosa nevicata del 5 agosto 352 sul colle Esquilino, comunicata in sogno dalla Madonna a papa Liberio e al patrizio Giovanni, perché tracciassero il perimetro di una chiesa da dedicarle. Sotto la neve, caduta in una notte di agosto, fu ritrovata un’immagine di Maria. L’episodio è raccontato in alcuni dipinti della basilica e sta all’origine della festa della Madonna della Neve.

In Santa Maria Maggiore, la Madonna viene rappresentata sotto diverse forme: nell’arco trionfale è Madre; nell’abside è Regina; nella controfacciata era rappresentata Regina Martyrum. Ma la più celebre immagine è la Salus Populi Romani che risale al secolo XII ed è copia di un modello più antico di Madonna Odigitria (Colei che mostra la strada, cioè Cristo). Probabilmente il titolo risale al secolo VI e deriva da un noto episodio verificatosi nel 590. San Gregorio Magno fece portare in processione per le strade di Roma l’immagine della Salus per chiedere la fine della peste e quando arrivò sul ponte di fronte alla Mole Adriana, apparve un angelo che riponeva la spada facendo intendere che l’intercessione della Madonna aveva ottenuto il miracolo. È da quel momento che la Mole si chiamò Castel Sant’Angelo.

In una delle soste di preghiera nella Cappella Paolina, il 14 luglio 1958, san Josemaría ebbe come un’ispirazione interiore che gli confermava la necessità di una più assidua invocazione della Madonna, Madre del Bell’Amore, da parte dei figli di Dio, per chiederle la saldezza della fede e la santa purezza di tutti.

In questi giorni l’immagine della Salus Populi Romani si trova a San Pietro, insieme al Crocifisso di San Marcello, per mantenere viva la supplica per la fine della pandemia. Da sempre i cristiani si sono rivolti alla Madre di Misericordia nei momenti di difficoltà. Invochiamola in modo particolare con la più antica preghiera che conosciamo della devozione cristiana: Sotto la tua protezione veniamo a rifugiarci, santa Madre di Dio.

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La devozione mariana del fondatore dell’Opera si arricchiva in questa chiesa di quella per Santa Caterina da Siena le cui spoglie sono venerate sotto l’altare maggiore. La santa visse in una casa vicina, dal 1378 al 1380, anno della sua morte.

San Josemaría nutrì sempre una viva devozione per la santa senese e nel 1964 volle mettere sotto la sua protezione il lavoro svolto dai fedeli dell’Opus Dei nei mezzi di comunicazione sociale. Scriveva il quell’anno: “Sto ravvivando la devozione a Santa Caterina di Siena, perché seppe amare filialmente il Papa, perché seppe servire la Santa Chiesa di Dio con sacrificio e… perché seppe parlare eroicamente[2].

Il riferimento a santa Caterina da Siena ci spinge a pregare per la Chiesa e per il Papa. Chiediamo la protezione di Maria, Madre della Chiesa, rinnovando il desiderio di essere coraggiosi in ogni circostanza nel manifestare la nostra fede e nell’esprimere affetto e unione filiale al “dolce Cristo in terra”, espressione coniata da santa Caterina che san Josemaría usava volentieri per riferirsi al romano Pontefice.

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La chiesa di Piazza Navona si chiamava anche San Giacomo degli Spagnoli, perché gli edifici circostanti appartenevano alla comunità spagnola. Rappresenta una memoria della presenza dell’Opus Dei a Roma nei mesi precedenti l’arrivo di san Josemaría, e soprattutto dell’instancabile lavoro del beato Álvaro per l’itinerario di approvazione dell’Opus Dei presso i dicasteri romani.

Sull’altare del Sacro Cuore, il beato Álvaro celebrò la sua prima Messa a Roma, il 28 febbraio 1946, e continuò fintantoché nella casa dove abitavano non si riuscì a installare un altare con l’approvazione del Vicariato. Qualche volta don Álvaro portò san Josemaría in questa chiesa, testimone di forti intenzioni e di lunghe fatiche presso le congregazioni. Vi tornò nell’anno mariano 1978, il 29 marzo.

Maria è Signora del Cuore di Gesù; Gesù la ama teneramente con il suo cuore di uomo. Chiediamo a nostra Madre che ci aiuti ad avere un cuore pulito, ricco di affetti buoni e santi. Un cuore a misura del Sacro Cuore di suo Figlio.

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Il santuario del Divino Amore vide spesso san Josemaría pellegrino, soprattutto negli anni quaranta e cinquanta. Il Divino Amore sorge sul luogo di un miracoloso intervento della Madonna che salvò la vita di un viandante assalito da un branco di cani. Bastò uno sguardo e un’invocazione all’immagine della Vergine col Bambino, dipinta su un muro vicino. Nel 1745 fu costruito il santuario, e vi fu collocata l’immagine.

Sin da quell’epoca la piccola chiesa agreste fu meta sempre più frequentata di numerosi pellegrinaggi, fino a farla definire a Giovanni Paolo II il Santuario Mariano di Roma. Vi contribuì senz’altro la forte devozione radicatasi durante l’ultima guerra.

Anche il beato Álvaro frequentò spesso il santuario. Vi andò a pregare, per esempio il 14 maggio 1976, e affidò alla Madonna tutte le intenzioni che il fondatore dell’Opus Dei gli aveva raccomandato nelle visite al Santuario. Tornò il 7 maggio del 1977, il 22 maggio 1981, dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, e quindi il 9 luglio successivo, per chiedere una rapida guarigione del Papa; e ancora il 1 marzo 1983, poco prima della consegna della bolla Ut sit, di erezione dell’Opus Dei a Prelatura Personale.

«Fa', o Madre nostra, che nessuno passi mai da questo Santuario senza ricevere nel cuore la consolante certezza del Divino Amore. Amen» (S.Giovanni Paolo II al Divino Amore, 4/7/1999). Gesù si è incarnato nel grembo di Maria perché noi potessimo conoscere il suo immenso amore per noi. Per questo Maria è madre dell’amore divino e a lei chiediamo la grazia di fondare la nostra vita sulla certezza di essere sempre amati da Dio. E da sua Madre, che è anche nostra.

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A san Josemaría piaceva molto la tradizione romana di porre delle edicole mariane all’esterno delle case e dei palazzi. Pensò che qualcosa di simile si potesse fare anche a Villa Tevere, perché la Madonna potesse ricevere uno sguardo o una giaculatoria da parte dei passanti. Gliene piaceva particolarmente una, collocata su una facciata del Palazzo dell’Apollinare, in Piazza delle Cinque Lune. Ispirandosi a quel modello, ne fece realizzare una di forma simile nel 1957, sulla parete esterna della sede centrale, in via di Villa Sacchetti. All’interno vi è un mosaico che riproduce la Madonna di Loreto. Dall’apertura nella cornice è possibile collocare sulla mensola dei fiori sempre freschi; talvolta questi fiori sono portati dai vicini. Due anni dopo, pensando a don Álvaro che in quel periodo era costantemente malato, san Josemaría fece collocare anche una lampada, per chiederne la guarigione, come in effetti avvenne: il 22 febbraio del 1959 volle che fosse lo stesso don Alvaro ad accendere la lampada in segno di ringraziamento. Questa luce, ormai elettrica, viene accesa ogni sera, quando fa buio.

Capiamo l’apprezzamento di san Josemaría per le madonnelle romane: è proprio bello poter incontrare Maria sulla nostra strada. Ed è bello portarla con noi nei nostri spostamenti, rivolgendole il nostro pensiero, accompagnato da qualche invocazione o anche dalla recita silenziosa del Rosario. Le chiediamo di accompagnarci e proteggerci nel cammino della nostra vita.

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San Josemaría andò molte volte in Portogallo e passò sempre dal santuario di Fatima. In una di queste occasioni, il 14 aprile 1970, arrivando in terra portoghese, ricordò il motivo del viaggio: "Sto pregando tutto il giorno, cercando di parlare continuamente con Dio servendomi come intercessore della Madonna che è Onnipotenza Supplicante. Ho fatto questi viaggi con l'animo, la semplicità e la gioia di un antico romero". E riferendosi alla terra portoghese, esclamò: "Terra di Santa Maria, dove Lei ha voluto lasciare traccia del suo amore per gli uomini. Vengo ancora una volta a dirle che non ci abbandoni, che si occupi della sua Chiesa, che si occupi di noi".

A Fatima Maria invitò i pastorelli, e tutti i cristiani, ad offrire preghiere e sacrifici con atteggiamento di riparazione per i peccati; da questo sarebbe dipesa la pace nel mondo e la salvezza dell’umanità. Alla Madonna di Fatima chiediamo che ci ottenga la grazia di un sincero pentimento per tutti i nostri peccati e un efficace desiderio di riparare per noi e per tutti. Formuliamo l’intenzione di accostarci alla Confessione, appena possibile, e di cercare di riceverla sempre con sincero dolore.

Nel recitare il Rosario con la mente a questo Santuario, non possiamo dimenticare la “Preghiera di Fatima” che Maria insegnò ai piccoli Lucia, Giacinta e Francesco e che molti usano dire al termine di ogni decina: «Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia».

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La tradizione si riferisce ad una cappella costruita nel 1099 nel luogo dell’attuale chiesa, con elemosine popolari (da qui deriverebbe secondo una interpretazione il nome del popolo), non solo come ringraziamento per la liberazione del Santo Sepolcro, ma anche per chiedere l’intervento della Madonna contro la superstizione che credeva alla presenza di Nerone in quella zona, destinata anticamente a cimitero. La fuga dei demoni mentre papa Pasquale II traccia il perimetro della chiesa è raffigurata in un rilievo accanto all’altare maggiore.

Come la vediamo oggi, questa, che è una delle più celebri chiese romane e una delle più ricche di opere d’arte, è il risultato della ricostruzione del ‘400 e dell’intervento di Bernini nel ‘600.

Dal 1235 presiede l’altare l’icona della Vergine con Bambino, meglio nota come Madonna del Popolo, “la cui immagine materna con il Bambino Gesù benedicente invita alla preghiera ed è segno di presenza e di amore”, come diceva Giovanni Paolo II nella sua visita pastorale del 1984. Si tratta di una tavola di stile bizantino del 12° secolo, e appartiene alla serie devozionale delle Madonne attribuite a san Luca. Fu portata qui dal Laterano per volere di Gregorio IX.

Il beato Álvaro, seguendo le tracce di alcuni passaggi di san Josemaría, visitò la chiesa e vi pregò il 29 gennaio 1978.

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Le biografie del fondatore riportano ampiamente la vicenda del pericolo incombente sull’Opus Dei fra il 1951 e il 1952: una minaccia, di cui san Josemaría aveva dei presentimenti, ma che rimaneva non identificabile nei contenuti e nei promotori. San Josemaría lasciò un esempio forte di fede e si rivolse alla Madonna: il 15 agosto 1951 intraprese un pellegrinaggio a Loreto, dove consacrò l’Opus Dei al Cuore Immacolato di Maria. L’affidamento alla Vergine gli infuse la certezza che quella minaccia si sarebbe dissolta, come in effetti avvenne alcuni mesi dopo. Riferendosi a quell’episodio, avrebbe scritto: “Non sapendo a chi rivolgermi sulla terra, mi rivolsi, come sempre, al Cielo. Mi sono rivolto a nostra Madre, Santa Maria”[3].

Nell’ardente formula della consacrazione, diceva alla Madonna: “Ti consacriamo il nostro essere e la nostra vita; tutto ciò che è nostro, ciò che amiamo e ciò che siamo. Per te i nostri corpi, i nostri cuori e le nostre anime; siamo tuoi noi e i nostri apostolati[4].

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Nell’agosto del 1968 il fondatore dell’Opus Dei trascorse un periodo di riposo, preghiera e studio a Villa Toeplitz, vicino a Varese. Durante la sua permanenza si recò due volte a pregare presso il Sacro Monte di Varese, nella chiesa di Santa Maria del Monte.

La Via Sacra del Sacro Monte si estende per circa 2km, punteggiata dalle cappelle dei misteri del Rosario. In ciascuna cappella il mistero è rappresentato con statue di legno a grandezza quasi naturale, nello stile tipico del 1600. Sono rappresentazioni belle e devote che favoriscono molto la preghiera.

«Guarda: prima di ogni decina, si indica il mistero da contemplare. Tu… hai contemplato almeno una volta questi misteri? Fatti piccolo. Vieni con me, e vivremo – ecco il nocciolo della mia confidenza – la vita di Gesù, di Maria e di Giuseppe» (San Josemaría, Santo Rosario, “Al lettore”). Quando recitiamo il Rosario siamo invitati a contemplare i misteri. Chiediamo a Maria che ci guidi lei nella contemplazione dei diversi momenti della vita di Gesù. Osservando le immagini del Sacro Monte, vogliamo ripercorrere la vita terrena di Gesù, portati per mano da Maria.

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Il 23 agosto 1971 san Josemaría, che in quel periodo si trovava a Caglio, mentre pregava in questa chiesa sentì questa locuzione interiore: “Ricorriamo con fiducia al trono della gloria per ottenere misericordia”[5]. Queste parole sono scolpite nella mensa dell’altare.

Per ottenere la misericordia di Dio dobbiamo rivolgerci a sua Madre. Di questo era già convinto san Josemaría e la locuzione di Caglio lo incoraggiò a continuare. In quei tempi pregava per la Chiesa, scossa da una crisi dolorosamente vistosa, e per l’Opus Dei che faticava ad ottenere un riconoscimento giuridico adeguato (la decisione del Papa di costituire la Prelatura Personale avvenne poi proprio un 23 di agosto).

Di fronte ai problemi più gravi e di più difficile soluzione, rivolgiamoci anche noi al “Trono della Gloria”. Lei ottiene sempre che la Misericordia di suo Figlio si riversi abbondantemente su di noi.

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La Vergine Guadalupana ebbe un posto particolare nel cuore di san Josemaría, perché in qualche modo legata alla sua intensa preghiera per il bene della Chiesa e dell’Opus Dei. Alla fine degli anni sessanta, mentre si addensava sulla Chiesa la gravissima crisi che conosciamo, peraltro denunciata da Papa Paolo VI, il fondatore dell’Opera decise di ricorrere all’intercessione di Maria visitando vari santuari europei e quello della Madonna di Guadalupe. Era un pellegrinaggio di riparazione e di supplica per la Chiesa, per il Papa e per l’Opus Dei.

Il 1° maggio 1970 annunziò alle persone con cui abitava a Roma che sarebbe andato in Messico per pregare davanti alla Madonna di Guadalupe. Partì il 15 maggio successivo e dal 16 al 24 pregò a lungo, in una novena davanti alla Vergine che protegge le Americhe. Ricordava don Álvaro nel 1982: Il nostro fondatore contemplava la tremenda situazione della Chiesa: quella defezione di sacerdoti, di religiosi, di religiose; quella mancanza di lealtà; quella oscurità e quegli errori…Per tutti questi motivi volle andare a inginocchiarsi ai piedi di Nostra Signora di Guadalupe.

Dedicava le decine dei numerosi Rosari per intenzioni di vastissima portata: dal riconoscimento giuridico dell’Opus Dei alla pace della Chiesa in tanti paesi del mondo.

A distanza di cinquant’anni, quelle appassionate richieste alla Madonna acquistano un ulteriore valore di fede. In quella occasione san Josemaría pregò per tutti i popoli della terra, con un animo davvero sacerdotale e universale.

La Madonna di Guadalupe è legata all’inizio dell’evangelizzazione del continente americano, e per questo san Giovanni Paolo II la nominò “Patrona d’America”. A lei affidiamo l’opera di quanti oggi si impegnano a portare la fede nel mondo. Le chiediamo anche che accresca nel nostro cuore la volontà di essere missionari lì dove ci troviamo, sapendo annunciare il Vangelo con la nostra vita.

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La Madonna di Lourdes è particolarmente legata ad una pagina commovente della storia dell'Opus Dei: la conclusione del passaggio dei Pirenei che san Josemaría fece nel 1937, con diversi suoi figli ed altri, durante la guerra di Spagna. Il 10 dicembre poté passare a pregare presso la Grotta, per ringraziare Maria della sua protezione e della grazia importante che aveva ricevuto durante quel viaggio che tanto lo aveva provato interiormente.

Per la devozione cristiana il santuario di Lourdes è fortemente legato alla richiesta di guarigioni. In questo tempo in cui tutto il mondo è in qualche modo malato, provato dalla pandemia ma anche da tante malattie dei cuori, andiamo con la mente alla Madonna di Lourdes per chiederle che ci ottenga la salute del corpo e dell’anima.

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Il fondatore dell’Opus Dei raccontava come nel 1904, quando aveva due anni, contrasse una grave malattia e venne dato per spacciato dai medici. Sua madre lo affidò con grande fede alla Vergine di Torreciudad, e poco tempo dopo poté portarlo, sorprendentemente guarito, in pellegrinaggio di ringraziamento all’eremo di Nostra Signora di Torreciudad.

In un tempo in cui alcuni mettevano in discussione la devozione mariana, san Josemaría propose ai suoi figli un’azione collettiva di riparazione, promuovendo la realizzazione di un santuario, lì dove prima c’era solo una cappellina. Migliaia di persone risposero con entusiasmo all’invito e il santuario di Torreciudad venne inaugurato il 7 luglio 1975, solo un paio di settimane dopo la morte del suo promotore.

Nel Santuario si trova una statua in bronzo dorato che rappresenta Gesù in croce ancora vivo. La suggerì san Josemaría perché amava molto dialogare con Gesù in croce, contemplarlo vivo. In questo santuario così fortemente legato alla storia di san Josemaría e dell’Opus Dei, invochiamo la Madonna perché protegga e accompagni le attività dell’Opera in tutto il mondo. Le chiediamo anche che ci aiuti a stabilire con suo Figlio un rapporto sempre più profondo e personale. Che impariamo da lei a guardarlo negli occhi e a fargli compagnia mentre soffre per noi sulla Croce.

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La statua in legno della Vergine dell’Almudena, patrona di Madrid, è custodita nella Cattedrale a lei dedicata. Ma in un’edicola incastonata nelle mura antiche della città, alla fine della Calle Mayor, se ne può vedere una riproduzione in marmo nel luogo dove venne ritrovata nell’anno 1085. Era rimasta lì murata dall’anno 712, quando gli abitanti della città vollero nasconderla vedendosi minacciati dagli assedianti musulmani. Più di tre secoli dopo venne ritrovata provvidenzialmente per il crollo della muratura che la nascondeva.

Durante gli anni trenta era frequente che san Josemaría si fermasse a pregare in ginocchio in strada davanti all’immagine dell’Almudena in quella edicola della Calle Mayor. A ricordo di questa sua devozione oggi nella cattedrale dell’Almudena si trova una cappella dedicata al fondatore dell’Opus Dei.

La storia cristiana è costellata di ricordi di immagini di Maria “ritrovate” nelle più diverse circostanze. È un modo di esprimere la consapevolezza della sua presenza materna in tutte le circostanze della nostra vita. San Josemaría incoraggiava a cercare Maria nelle immagini delle nostre case e nelle strade delle nostre città, rivolgendole frequenti saluti, esprimendole molte volte al giorno il nostro affetto e chiedendo la sua protezione.

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  • Madonna di Maria Potsch
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    L’icona di Maria Potsch, venerata nella Cattedrale di Vienna, è legata alla preghiera per l’unione dei cristiani di Oriente e Occidente. Per questo ha il titolo di “Stella Orientis”, che vuol dire Stella del Mattino – per questo indica Gesù bambino, “alba” della nostra speranza – anche se alla lettera si riferisce all’Oriente geografico, tanto più che ha la forma di icona, secondo la tradizione orientale.

    Pregando davanti a questa immagine, in una Vienna ancora occupata dalle truppe sovietiche, san Josemaría riprese l’invocazione di Stella dell’Oriente per affidarle tutti i popoli privati della libertà di conoscere e seguire Cristo, e in particolare quanti si trovavano assoggettati al dominio comunista. Rimase molto devoto a questa invocazione e ne diffuse la devozione soprattutto tra i suoi figli in Asia.

    Davanti a questa immagine siamo spinti a pregare per i miliardi di persone che ancora non conoscono la fede, quelli che la stanno riscoprendo tra le rovine prodotte da governi che hanno cercato di cancellarla dalle loro tradizioni, quelli che la stanno perdendo travolti da stili di vita materialisti ed egoisti. E la invochiamo anche per l’unità di tutti i cristiani.

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    [1] Cfr. Andrés Vázquez de Prada, Il Fondatore dell’Opus Dei, vol. II, pag. 669.

    [2] Cfr. Ibi, Vol. III, pag. 497

    [3] Cfr. Ibi, Vol. III, pag. 191

    [4] Cfr. Ibi, Vol III, pag. 192

    [5] Cfr. Ibi, Vol III, pag. 581