La prima chiesa di san Josemaría in Messico

Il cardinale Giovanni Sandoval Iniguez, arcivescovo di Guadalajara, ha consacrato in questa città la prima chiesa dedicata a san Josemaría in Messico.

Il cardinale Giovanni Sandoval Iniguez, arcivescovo di Guadalajara, ha consacrato in questa città la prima chiesa dedicata a san Josemaría in Messico.

Nella messa di dedicazione, alla quale hanno assistito 1100 fedeli, insieme al cardinale Sandoval hanno concelebrato anche monsignor Francisco Ugarte, vicario della Prelatura dell’Opus Dei in Messico, don Pablo Palomar, vicario della delegazione dell’Opus Dei a Guadalajara e diversi altri sacerdoti.

Nell’omelia, il cardinale ha ricordato che le chiese sono un mezzo, uno strumento perché i cattolici costruiscano il loro tempio spirituale. “Che questa chiesa sia un luogo santo destinato alla celebrazione dei misteri divini, all’orazione, alla parola di Dio. Che l’insegnamento di san Josemaría sulla santificazione della vita quotidiana e del lavoro, sulla santità dei laici nel mondo, possa trovare qui un costante alimento spirituale nella parola di Dio e nei sacramenti”.

L’architetto Alberto Suarez, responsabile della direzione del progetto, ha spiegato che i tre tetti che chiudono la chiesa sono “un simbolo delle tre tende che Pietro propose di fare al Signore nel momento della trasfigurazione”. La pala d’altare, opera dell’architetto Arturo Guerrero, è alta 12 metri ed è divisa in tre sezioni. Nella parte superiore è rappresentato Cristo come pietra angolare, nella parte inferiore, invece, è raffigurato san Josemaría nell’atto di benedire le attività professionali e la vita familiare; sullo sfondo la città di Guadalajara. Nel centro della pala d’altare è situato un oculo con il tabernacolo.

Tra il maggio e il giugno del 1970 San Josemaría Escrivá fece un viaggio di catechesi lungo il territorio messicano. In quell’occasione si fermò alcuni giorni a Guadalajara e riuscì così ad incontrarsi con numerosi gruppi di persone: lavoratori, studenti, sacerdoti, famiglie intere, eccetera. Si riunì anche con i seminaristi del seminario maggiore di questa città.

Sono state installate a Lourdes un’immagine di san Josemaría e una del beato Ceferino Giménez

L’iniziativa è partita dalla diocesi di Barbastro-Monzon (in Aragona, Spagna, dove sono nati entrambi i santi) ed è stata realizzata insieme al santuario di Lourdes.

Durante la cerimonia monsignor Omella, vescovo di Barbastro-Monzon, parlando del santo e del beato ha commentato un aspetto comune ad entrambi: “Il loro profondo amore alla Vergine e all’Eucaristia, che li portò in svariate occasioni a visitare questo santuario mariano”.

Monsignor Antoine de Rochebrune, vicario regionale dell’Opus Dei in Francia, ha tracciato un rapido profilo della vita e dell’opera di san Josemaría Escrivá de Balaguer e ha ricordato le sue numerose visite a Lourdes, “luogo dove gli piaceva particolarmente raccogliersi. Pregava per lunghi momenti davanti alla grotta, semplicemente per dire alla Vergine che l’amava o, spesso, anche senza chiederle nulla di speciale. Se ne stava lì, davanti alla Madonna: per lui erano visite d’Amore, quelle di un figlio a sua Madre. Non era possibile sentirlo parlare della Madre di Dio senza commuoversi o perlomeno cogliere che l’amava alla follia. Nelle sue parole si univano la pietà filiale e la saggezza teologica”.

La memoria di Ceferino Giménez Malla è stata ripercorsa dal padre Dumas, che ha ricordato i successi principali della vita di “il Pelè”, zingaro, cristiano e martire nel 1936 durante la guerra civile spagnola: “Fu messo in carcere per aver preso le difese di un giovane sacerdote vittima di un’ingiustizia. In tasca gli trovarono un rosario, da cui si rifiutò di separarsi e anzi tenne tra le mani il giorno della sua fucilazione. La sua vita mostra - citando le parole del Santo Padre nell’omelia della sua beatificazione - come Cristo sia presente nei diversi popoli e razze e che tutti siamo chiamati alla santità, che si guadagna osservando i comandamenti e rimanendo nel suo amore”.