Quando il cardinale Pizzardo incontrava monsignor Escrivá, senza preoccuparsi dell'eventuale presenza di estranei, gli prendeva la testa tra le mani e gli stampava un sonoro bacio sulla nuca, esclamando:
«Grazie, perché lei mi ha insegnato a riposare!».
Non si possono mantenere in costante tensione il corpo e la testa, perché finiscono per rompersi. (san josemaría)
Poi, se notava qualche sguardo di sorpresa, faceva questa confessione: «Io ero uno di quelli che pensavano che, in questa vita, si poteva soltanto lavorare oppure perdere tempo. Ma lui mi ha regalato un'idea chiara, meravigliosa: che riposare non è non fare niente, non è un ozioso dolce far niente, bensì cambiare occupazione, dedicarsi per un certo tempo a un'altra attività utile e che nel contempo distragga».
Pizzardo, personalità importante in Vaticano, fu segretario del Sant'Uffizio e poi cardinale prefetto della Congregazione dei Seminari e Università. Sapeva bene che cosa significa lavorare; ma doveva ancora imparare la lezione del riposo attivo, del riposo che arricchisce, del riposo che non è perdita di tempo.
Anche san Josemaría Escrivá, per molti anni, a chi insisteva perché facesse una sosta nella sua frenetica attività, rispondeva: «Riposerò quando mi diranno: requiescat in pace».
Con il passare del tempo capì che questo criterio era sbagliato; e si esprimeva così: «Non si possono mantenere in costante tensione il corpo e la testa, perché finiscono per rompersi».
durante le vacanze san Josemaría si stacca dal suo lavoro abituale e delega al massimo i compiti di governo dell'Opera
Del resto, fino al 1958 non poté organizzarsi un periodo di riposo. La ragione più immediata era la mancanza di un luogo adeguato, fuori Roma. Di questi luoghi ce n'erano, nell'Opus Dei: case di ritiro e di convegni in campagna. Ma le utilizzavano le sue figlie e i suoi figli, per sé e per i loro apostolati, in turni successivi e senza soluzione di continuità. Dunque, lì egli non poteva andare.
Nel 1958 san Josemaría comincia a lasciare Roma in estate, e si reca in Gran Bretagna, in Irlanda, in Francia e in Spagna, prendendo alloggio in case prese in affitto o in prestito. Così, negli anni 1958, 1959 e 1960 trascorre alcune settimane di luglio e agosto a Woodlands, una villetta in affitto nella zona a nord di Hampstead Heath, in fondo a Courtenay Avenue, a Londra.
I proprietari di Woodlands sono una coppia assai pittoresca: il marito lavora nell'industria cinematografica e la moglie si dedica alla chiromanzia e allo spiritismo. Nel 1961 e nel 1962 Escrivá ritorna nel medesimo quartiere londinese, ma prende alloggio altrove, al numero 21 di West Heath Road, preso in affitto da mister Soskin, un giudice militare di origine russo-ebraica.
Durante quelle estati combina il riposo, lo studio e la dedizione alle persone e agli apostolati dell'Opus Dei, non solo in Gran Bretagna e in Irlanda, ma anche nell'Europa continentale: si sposta in auto in diverse città della Francia, della Spagna e della Germania nel 1960; nel 1962 fa viaggi in Austria, Svizzera e Francia.
Ad Àlvaro del Portillo e a Javier Echevarrìa - che lo accompagnano sempre - chiede di suggerirgli progetti e programmi per lavorare in altre materie, in altri campi, durante quel periodo di vacanza. Quando parte da Roma si fa un volontario «lavaggio del cervello», si stacca dal suo lavoro abituale e delega al massimo i compiti di governo dell'Opera. Ma la sua mente, una portentosa dinamo di idee, non può andare in vacanza.
Lo psichiatra viennese Viktor Frankl - discepolo di Freud ed ebreo come lui, che seppe tempestivamente demitizzare il maestro - ha conosciuto san Josemaria Escrivá. Dopo avergli fatto visita un giorno a Villa Tevere, disse: «Quest'uomo ha in testa un'autentica bomba atomica».
Ebbene, in quei periodi estivi - oltre a leggere, studiare e scrivere - a san Josemaria vengono in mente mille iniziative audaci, soluzioni ingegnose, scoperte insospettate, di cui egli stesso prenderà nota o chiederà di farlo a chi lo accompagna, per metterle in moto quando ritornerà a Roma, all'inizio del nuovo anno di lavoro.
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Tratto da Pilar Urbano, "Roma nel cuore, gli anni romani di San Josemaría Escrivá (1946-1975)", ed. Il Pozzo di Giaccobbe, 2010, cap. XVII.