Ho scoperto la bellezza della vita

Gina García è stata per vari anni professionista di danza e adesso è donna di casa, professoressa di danza a tempo parziale e inoltre, insieme a suo marito, dà Corsi di formazione per i genitori. Sull'educazione dei figli, Gina commenta: “La maggiore sfida è quella di aver sempre presente che educare significa insegnare a pensare e incoraggiare i figli a esprimere le loro idee. Abbiamo bisogno di ascoltare le loro idee e di aprire la nostra mente a varie prospettive”.

Gina García nel 1991 prima di una delle sue interpretazioni di Danza Classica. Foto de Pancho Escaler.

Gina García (Muntinlupa, Filippine) è stata per vari anni professionista di danza e adesso è donna di casa, professoressa di danza a tempo parziale, e inoltre insieme a suo marito dà Corsi di formazione per i genitori.

Sull'educazione dei figli, Gina commenta: “La maggiore sfida è quella di aver sempre presente che educare significa insegnare a pensare e incoraggiare i figli a esprimere le loro idee. Abbiamo bisogno di ascoltare le loro idee e di aprire la nostra mente a varie prospettive”.

Raccontaci un po’ di te

Mio marito ed io siamo sposati da 29 anni. Ci siamo conosciuti durante l’ultimo anno di università.

Abbiamo sei figli, due si sono già diplomati, due sono all’Università e i due più piccoli vanno a scuola. Viviamo nelle Filippine, dove siamo nati e cresciuti. Mio marito si dedica agli affari, mentre io sono donna di casa e aiuto in varie attività che riguardano la formazione dei genitori. Ogni tanto insegno anche danza.

Prima di essere madre a tempo pieno, facevi danza a livello professionale. Perché l’hai lasciata?

Chiunque si trovi immerso nella sua arte saprà che è un’esperienza meravigliosa. Naturalmente mi è costato abbandonarla. Quando avevo raggiunto il vertice della mia carriera professionale, mi fermai a pensare… C’erano altri sogni che volevo realizzare, avevo bisogno di mettermi d’accordo con me stessa.

Gina con suo marito, Gilbert.

Ogni volta era per me più difficile uscire di casa per andare a lavorare. Lasciare mia figlia (in quel momento era nata solo la più grande) che, guardandomi con faccia triste mi diceva: ”Mamma, per favore, non lasciarmi…”. E inoltre per quasi cinque anni mio marito arrivava a casa dal lavoro mentre io non ero presente per dargli il benvenuto, né per cenare con lui.

Rinunciare a ciò che più mi piaceva è stato benedetto con la nascita di cinque figli e ho potuto comprendere la bellezza della vita stessa

In quegli anni lui veniva a prendermi alle dieci di sera o anche più tardi. I suoi unici compagni mentre mi aspettava erano le zanzare del parcheggio. Non si è mai lamentato, né mi ha chiesto di lasciare il mio lavoro, neppure lo faceva capire perché sapeva quanto ero felice di ballare. Fino a quando mi resi conto che non potevo continuare così. In quel momento, quando stavo arrivando al massimo della mia carriera, mi fermai a pensare. Non volevo aspettare a lasciarmi vincere dalla stanchezza per ritirarmi; mio marito e mia figlia avevano bisogno di me. È stato difficile, ma rinunciare a ciò che più mi piaceva è stato benedetto con la nascita di cinque figli e ho potuto capire la bellezza della vita stessa.

In che modo i consigli e gli insegnamenti di san Josemaría ti aiutano nelle tue attività quotidiane?

Quando ho sentito parlare della santificazione della vita quotidiana, sono rimasta colpita. Ho scoperto il senso della vita. Tutto ciò che può essere gradito a Dio, può essere cammino per il Cielo. Ricordo di aver letto in un punto di Solco, nel numero 495: ”Mi hai domandato che cosa puoi offrire al Signore. – Non ho bisogno di stare a pensare la risposta: le cose di sempre, ma completate meglio, con un tocco finale di amore, che ti porti a pensare di più a Lui e meno a te”.

Poi ho imparato altre belle cose sulla mia fede. Sono molto grata a san Josemaría per il suo esempio e la sua dedicazione a Dio. Egli, con la sua fedeltà ha reso possibile che molte persone possano amare profondamente Dio mediante il proprio lavoro quotidiano.

Secondo la tua esperienza, come descriveresti il ruolo dei genitori nella vita dei figli?

I genitori sono lì per guidare i loro figli a essere le persone che Dio vuole che siano. Sempre con amore e affetto, ma con fermezza e senza concessioni. C’è stato un periodo in cui mi preoccupavo molto di dare buon esempio ai miei figli e sentivo che non ci riuscivo mai, mi vedevo come un totale fallimento, fino a quando un’amica mi ricordò che non sono io l’esempio della “bontà”, ma lo è Cristo. Mi aiutò molto. Il nostro ruolo è quello di aiutare i nostri figli a conoscere più intimamente Gesù. Il nostro compito è di insegnare a curare e servire gli altri. Come fare perché lo facciano? Beh, magari potessi…, ma lì si trova il mistero della libertà.

Gina, Gilbert, e i loro sei figli.

Educare i figli non è un compito facile, e educare nella fede presenta le sue sfide specifiche. Che cosa pensi al riguardo?

Hai ragione. Non è facile e, ultimamente non è stato reso facile con tanti “intrusi” che entrano nella vita di una famiglia. I figli dovrebbero vedere in noi che una vita cristiana coerente porta a una vita più felice, ad amicizie vere e a una libertà più autentica. Nella nostra vita devono trovare un esempio reale di come si vive la propria fede. Noi parliamo con loro di questo e solo quando hanno una sufficiente fiducia in noi, vivono le esigenze della fede e di conseguenza ne capiscono i frutti.

Il tempo che passiamo con i nostri figli, sia durante il pranzo che nelle passeggiate che cerchiamo di fare con ciascuno, è lì che la nostra vita parla loro. Più che “fare prediche”, si tratta di insegnare con l’esempio, di spiegare le nostre decisioni, le nostre scelte…

Ringrazio Dio perché i miei figli pensano e sono disposti a parlare quando è necessario.. Hanno fiducia in noi. Con mio marito puntiamo a formarli, contando sulla grazia di Dio.

Che sfide presentano i figli adolescenti per te e tuo marito?

La maggiore sfida è quella di non perdere di vista che dobbiamo insegnare loro a pensare e incoraggiarli a esprimere le loro idee, sempre in modo rispettoso e aprire la nostra mente a varie prospettive

La maggiore sfida è non perdere di vista che dobbiamo insegnare loro a pensare e a incoraggiarli a esprimere le loro idee. Dobbiamo essere aperti e dobbiamo ascoltarli sempre in modo rispettoso, e aprire la nostra mente a diverse prospettive. La meta seguente è di mantenersi fermi in ciò che sappiamo che è giusto e confidare sull’autorità che ci ha dato il Signore e trasmettere valori importanti anche se qualcuno di loro non li vive. Dobbiamo essere forti nella difesa della famiglia, ma capendo sempre le circostanze sfortunate che devono affrontare altre famiglie.

Hai qualche consiglio per coppie appena sposate?

Contare sulla grazia di Dio. Alimentare l’amore per l’altro, mantenere il rapporto fresco come all’inizio. Saper che, d’ora in poi, la propria vita è la vita di due, una vita condivisa. Questo deve portare con sé una grande gioia; anche se esistono difficoltà, non saranno mai più grandi del “sì” che si è pronunciato. Nel cuore occorre custodire solo i momenti belli e dimenticare quelli dolorosi. Bisogna anche trovare il momento opportuno per correggersi reciprocamente. Tutto è possibile solo con la grazia di Dio.

Durante la sua visita nelle Filippine, Papa Francesco ha detto che gli sposi e le spose devono “sognare insieme” sul futuro dei loro figli. Lei sogna sul futuro dei suoi figli?

Sogniamo che i nostri figli siano felici e leali al disegno di Dio per loro, perché così saranno davvero felici.