Tracce della nostra fede
I Vangeli ci dicono che Gesù non aveva dove posare il capo, ma ci dicono anche che aveva degli amici che amava e stimava, amici desiderosi di accoglierlo a casa loro (È Gesù che passa, 108). Tra questi amici spiccano Marta, Maria e Lazzaro, i tre fratelli che vivevano a Betania. Anche se non conosciamo l'origine della loro relazione col Signore, sappiamo che si trattavano con grande affetto e vicinanza, che si manifestavano in molti dettagli affettuosi. Come non ricordare con simpatia il dialogo di Marta con Gesù, quando si lamenta di sua sorella? "Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse:
-Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti.
Ma Gesù le rispose:
-Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta (Lc 10, 38-42).
Betania, sulle pendici orientali del Monte degli Ulivi, a 3 km da Gerusalemme, forniva, insieme alla vicina Betfage, l'ultimo riposo per chi saliva alla città da Gerico. Anticamente era solo un villaggio, anche se non era del tutto sconosciuto: nella Sacra Scrittura è citata col nome di Anania tra i luoghi ripopolati dai Beniaminiti al ritorno da Babilonia (Crf. Ne, 11,32); il prefisso "bet", che significa casa, sarebbe stato aggiunto in seguito, e successivamente il nome è andato trasformandosi fino alla forma "Betania".
Marta, Maria e Lazzaro dovettero ospitare diverse volte il Signore a casa loro. In particolare durante i giorni che precedettero la Passione, dalla Domenica delle Palme fino alla cattura di Gesù
Marta, Maria e Lazzaro dovettero ospitare diverse volte il Signore a casa loro. In particolare durante i giorni che precedettero la Passione, dalla Domenica delle Palme fino alla cattura di Gesù. Quella settimana, data la poca distanza che separava Betania da Gerusalemme, ogni giorno Gesù faceva avanti e indietro la strada -attualmente interrotta- risalendo il Monte degli Ulivi. La sera recuperava le forze circondato dagli amici e dai discepoli. In uno di quei momenti avvenne un fatto, con protagonista Maria, del quale il Signore affermò: "dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto" (Mc 14, 9; cfr. Mt 26, 13). Lo scenario non è la sua casa, ma quella di un vicino, Simone, noto con il soprannome di "il lebbroso":
"E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse:
-Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?
Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse:
-Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me" (Gv 12, 2-8; cfr. Mt 26, 6-13 e Mc 14, 3-9).
La celebrità di Betania non si deve solo ai diversi soggiorni del Signore, ma proviene specialmente dal miracolo impressionante che lì egli realizzò: la resurrezione di Lazzaro. Fin dai primi tempi del cristianesimo, la tomba di questo amico di Gesù ha attratto la devozione dei fedeli, che già nel IV secolo vi costruirono intorno un santuario. La denominazione bizantina del luogo -“to lazarion”- ispirò senza dubbio il nome arabo di Betania: Al-Azariye. Della casa tuttavia si è persa traccia.
La ricerca archeologica ha fornito alcuni elementi per conoscere la costruzione bizantina. Ispirandosi al canone di altre chiese dell'epoca, come il Santo Sepolcro, essa era formata da una basilica nel lato orientale, dal monumento che racchiudeva il posto venerato in quello occidentale, uniti da un atrio centrale. La basilica, a tre navate divise da colonne con capitelli corinzi e pavimentate con ricchi mosaici, dovette essere distrutta da un terremoto. Alla fine del V secolo o agli inizi del VI fu edificata un'altra chiesa approfittando in parte della struttura di quella antica, ma spostando la pianta ancora più a est. Questa si mantenne fino al tempo dei crociati, quando fu restaurata e abbellita. Sempre nel XII secolo fu costruita una nuova basilica sopra la tomba di Lazzaro, che, essendo una camera scavata nella roccia, divenne una cripta. Inoltre per iniziativa della regina Melisenda a Betania fu istituita un'abbazia di monache benedettine.
Questo complesso di edifici cambiò tra il XV e il XVI secolo, giacché nella zona dell'atrio e della tomba fu costruita una moschea e fu ostacolata l'entrata ai pellegrini cristiani. Tra il 1566 e il 1575 i francescani della Custodia di Terra Santa ottennero il permesso di accedere alla grotta di Lazzaro, ma dovettero aprire una nuova via scavando un passaggio dall'esterno del recinto. È il tunnel che si utilizza ancor oggi, anche continua ad essere di proprietà musulmana.
Nel lato orientale, sui resti della basilica bizantina, la Custodia edificò nel 1954 il santuario attuale. A forma di mausoleo, con pianta a croce greca e una cupola che svetta da un ottagono. Ciascuno dei bracci è decorato con una lunetta di mosaico, in cui sono rappresentate le scene evangeliche più importanti che si riferiscono a Betania: il dialogo di Marta e Gesù; l'accoglienza delle due sorelle dopo la morte di Lazzaro; la resurrezione di questi e la cena in casa di Simone. L'architetto ha ottenuto un suggestivo contrasto tra la penombra della chiesa e la luce che inonda la cupola, che simbolizzano rispettivamente la morte e la speranza della resurrezione.
"Perché abbiano vita"
"Gesù è il Figlio che dall'eternità riceve la vita dal Padre (cfr. Gv 5, 26) ed è venuto tra gli uomini per farli partecipi di questo dono: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10)" (Beato Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Evangelium vitae, 25-III-1995, n. 29).
Dio desidera che partecipiamo della sua vita beata, ci sta vicino, ci aiuta a cercarlo, a conoscerlo e amarlo, ma allo stesso tempo attende da noi una risposta libera, che accogliamo la sua chiamata (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn 1-3). Il racconto della resurrezione di Lazzaro contiene molti elementi che possono ravvivare la nostra fede e spingerci a chiedere al Signore la cosa più importante che ci può concedere: la grazia di una nuova conversione per noi e per i nostri famigliari e amici.
Per giungere vicino al Signore attraverso le pagine del santo Vangelo, raccomando sempre di sforzarvi di 'entrare' nella scena in modo da parteciparvi come un personaggio tra gli altri. In tal modo — molte anime semplici e normali di mia conoscenza; lo fanno con naturalezza — vi immedesimerete con Maria, che pende dalle parole di Gesù, oppure, come Marta, avrete il coraggio di esporgli con sincerità le vostre inquietudini, anche le più minute (Amici di Dio, 222).
A Betania contempliamo i sentimenti di affetto di Cristo, che rivelano l'amore infinito del Padre per ciascuno, e anche la fede di Marta e Maria nel suo potere di ridare la salute:
"Lazzaro era allora malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli:
-Signore, ecco, il tuo amico è malato". All'udire questo, Gesù disse:
-"Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato.
Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava (Gv.11,2-6).
Il Signore sapeva quello che sarebbe successo, ma vuole provare la fede di queste donne, mostrare il suo potere sulla morte di preparare i discepoli per la sua propria risurrezione con quella di Lazzaro.
In questo modo, permette che muoia prima di intraprendere il viaggio verso la sua casa:
"Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.
Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù:
-Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà.
Gesù le disse: -Tuo fratello risusciterà".
Gli rispose Marta:
-So che risusciterà nell'ultimo giorno.
Gesù le disse: -Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?"
Gli rispose: -Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo.
Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo:
-Il Maestro è qui e ti chiama.
Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro" (Gv 11, 17-30). Con la stessa convivenza di Marta ha usato per rimproverare il Signore per la sua assenza, Maria di rivolger un lamento simile, ma non esprime la sua fede con parole, ma con un gesto di adorazione:
"Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo:
-Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:
-Dove l'avete posto?
Gli dissero:
-Signore, vieni a vedere!
Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei:
-Vedi come lo amava!
Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?".
Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù:
-Togliete la pietra!
Gli rispose Marta, la sorella del morto:
-Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni.
Le disse Gesù:
- Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?
Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse:
-Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato.
E, detto questo, gridò a gran voce:
-Lazzaro, vieni fuori!
Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro:
-Scioglietelo e lasciatelo andare" (Gv, 11 32-44).
San Josemaría prendeva spunto da questo racconto evangelico per farci considerare:
Per ciascuno di noi, come per Lazzaro, fu proprio un “veni foras” — vieni fuori, a metterci in movimento.
— Come fanno pena quelli che ancora permangono morti, e non conoscono il potere della misericordia di Dio! — Rinnova la tua santa gioia perché, di fronte all'uomo che si decompone senza Cristo, si alza l'uomo che è risorto con Lui (Forgia, 476).
Anche noi, nel nostro rapporto di amicizia e confidenza con Gesù, dovremmo ricorrere a lui con perseveranza.
Hai visto con quanto affetto, con quanta fiducia trattavano Cristo i suoi amici? Con tutta naturalezza le sorelle di Lazzaro gli rinfacciano la sua assenza: te lo avevamo fatto sapere! Se Tu fossi stato qui!...
"Confidagli piano piano: insegnami a trattarti con l'amore di amicizia di Marta, di Maria, di Lazzaro"
— Confidagli piano piano: insegnami a trattarti con l'amore di amicizia di Marta, di Maria, di Lazzaro; e come ti trattavano i primi Dodici, anche se in un primo tempo forse ti seguivano per motivi non molto soprannaturali (Forgia, 495).
In questa battaglia quotidiana per essere fedeli -insegnava San Josemaría-, di sconfitte non contano se ricorriamo a Cristo. Ma lui ha bisogno della nostra cooperazione, della nostra volontà di lasciarlo agire in noi.
Non disperare mai. Morto e corrotto era Lazzaro: “Iam foetet, quatriduanus est enim”; puzza —dice Marta a Gesù—, è sepolto già da quattro giorni. Se ascolti l'ispirazione di Dio, e la segui —“Lazare, veni foras!” —Lazzaro, vieni fuori! —, tornerai alla Vita (Cammino, 719).
Era amico di Lazzaro e pianse per lui, quando lo vide morto: e lo risuscitò. Se ci vede freddi, svogliati, forse con quella rigidità che è propria di una vita interiore che vien meno, il suo pianto sarà per noi vita: Io te lo comando, amico mio, alzati e cammina (cfr Gv 11, 43; Lc 5, 24), vieni fuori da questa vita angusta, che non è vita (È Gesù che passa, 93).