1931-1932: La Seconda Repubblica e l’anticlericalismo Spagnolo

Quando il re Alfonso XIII Primo de Rivera fu costretto ad abdicare nel gennaio 1930, sperava di ristabilire la normalità politica sotto una monarchia costituzionale.

L’avvento della Seconda Repubblica, 1931

Quando il re Alfonso XIII Primo de Rivera fu costretto ad abdicare nel gennaio 1930, sperava di ristabilire la normalità politica sotto una monarchia costituzionale. Il governo di transizione di Berenguer pianificò di raggiungere gradualmente questo obiettivo, cominciando con le elezioni comunali nell’ aprile del 1931.

La società spagnola era ormai molto frammentata e monopolizzata. L’incapacità della monarchia di trovare una soluzione ai problemi del paese, tra il 1898 e il 1923 e la complicità del nuovo governo con Primo de Rivera che aveva rifiutato la costituzione, aveva creato in molti spagnoli una sfiducia nei confronti della monarchia costituzioanle. Anche tra gli elettori dell’ala conservatrice, solo una piccola percentuale sosteneva la monarchia costituzionale, mentre molti altri conservatori preferivano la monarchia alla repubblica a causa della breve ma negativa esperienza della Prima Repubblica spagnola (1873-1874), anche se non erano realmente persuasi di voler difendere la monarchia.

Un numero significativo di elettori sosteneva i partiti borghesi, come i repubblicani radicali, che avevano preso la loro ideologia politica dall’illuminismo. Per loro, l’obiettivo politico principale era rovesciare la monarchia e creare una repubblica democratica

Quello socialista era il più grande partito della classe operaia, il cui scopo principale era il cambiamento economico e sociale, di ispirazione marxista, ma fortemente a favore della repubblica. Molti altri lavoratori dell’induastria e dell’agricoltura erano anarchici, contrari a qualsiasi tipo di governo organizzato. Erano contro la monarchia, ma non volevano partecipare alle elezioni per principio. Infine, solo una piccola minoranza di lavoratori apparteneva al partito comunista.

Le elezioni dell'aprile 1931 riguardarono solo per i consigli comunali, ma tutti le presero come un primo test per sondare la posizione delll’ opinione pubblica rispetto alla repubblica e la monarchia. I primi risultati, in gran parte delle città più grandi, mostrarono una maggioranza di voti repubblicani. Re Alfonso XIII fu scoraggiato da questo rifiuto e dalla mancanza di sostegno da parte dell'esercito e soprattutto dalla forza di polizia più importante qual era la la Guardia Civile (polizia nazionale incaricata di mantenere l'ordine nelle campagne). Egli lasciò il paese il 14 aprile del 1931, e fu proclamata la repubblica. Un numero significativo di cattolici, soprattutto nelle grandi città, aveva votato per i candidati repubblicani, e molti altri erano disposti a dare al nuovo regime una possibilità.

Venne creato un governo provvisorio presieduto da Niceto Alcalá Zamora, il cui cattolicesimo moderato rassicurava l'opinione pubblica. Due altri cattolici furono inseriti nel governo, ma la maggioranza dei membri erano più o meno apertamente anti-cattolici, c’erano infatti tre socialisti, due radicali socialisti, due radicali, e un membro dei repubblicani di sinistra e uno del partito della galiziano.

Una delle prime misure del governo provvisorio, fu la dichiarazione della libertà religiosa e la separazione tra Chiesa e Stato.Essa garantiva che nessuna religione sarebbe stata perseguitata. Pochi cattolici accolsero con favore l'annuncio della libertà religiosa o la destabilizzazione della Chiesa. Tuttavia, la reazione iniziale dei cattolici e quella della gerarchia cattolica, fu contenuta. La maggioranza accettò il nuovo regime, forse con sospetto, ma senza un’ostilità palese.

L’anticlericalismo spagnolo

La situazione cambiò radicalmente il 10 maggio del 1931, a causa degli “Incendi dei Conventi", ma per comprendere quegli eventi, è necessario esaminare le radici di anticlericalismo spagnolo.

Gli anni ’30 segnavano una separazione tra gli spagnoli lunga più di un secolo e legata non solo da questioni di politica sociale ed economica, ma anche da forti differenze nel’ atteggiamento verso la Chiesa ed il suo ruolo nella società.

La stragrande maggioranza degli spagnoli erano battezzati. Molti prendevano sul serio la loro religione ed erano a favore dell'influenza cattolica nella legislazione sul matrimonio e l'educazione. Alcuni cattolici devoti potevano essere definiti "anti-clericale", nel senso che erano critici nei confronti del clero e volevano vedere la Chiesa riformata in vari modi. Josemaría Escrivá si poteva considerare un "anticlericale", nel senso che non voleva che il clero si immischiasse negli affari politici o economici, ma piuttosto che si dedicasse piuttosto pienamente al proprio ministero religioso.

Nel contesto politico spagnolo, tuttavia, il termine "anti-clericale" era normalmente riservato ai gruppi che volevano una riduzione o eliminazione di influenza della Chiesa sulla vita del Paese. Questo tipo di anticlericalismo era diffuso tra i politici liberali borghesi che avevano tratto la loro ideologia dall’illiminismo. Un "liberalismo" stile illuminismo che riteneva che ogni credenza religiosa era semplicemente una questione di opinione, che la religione non doveva avere nulla a che fare con le questioni sociali o politiche, e che tutte le organizzazioni religiose erano una forma di tirannia e di dominio. Questo tipo di anti-clericalismo aveva profonde radici nella storia spagnola, particolarmente evidente nel periodo successivo ai disordini che ci furono in Spagna e nel resto d'Europa dopo la rivoluzione francese e le conquiste napoleoniche.

Questo atteggiamento era anche comune tra i socialisti e tra i membri del grande partito anarchico della Spagna e sindacali.

Nel 1834 a Madrid girava voce che i gesuiti e alcuni gruppi di frati avevano provocato un'epidemia di colera tra i poveri, avvelenando l’acqua delle condotte pubbliche, al fine di punire la corrente liberale per la sua empietà. Negli scontri che seguirono, furono uccisi dai cinquanta ai cento preti e monaci. La propaganda che innescò la rivolta era simile nel tono e nella psicologia alle atroci storie anti-semita di omicidi rituali di bambini da parte degli ebrei e diffusesi in molte parti d'Europa. In questo caso, le voci sull’avvelenanento dei pozzi potevano essere ricondotte a classe media e alla la propaganda anti-clericale delle logge massoniche e di altre società segrete che erano una forza potente tra i liberali spagnoli. Tuttavia, il fatto che la plebe urbana credesse alle voci agisse di conseguenza suggerisce che agli inizi del XIX secolo un numero significativo di lavoratori erano già abbastanza distaccati dalla Chiesa.

Nel periodo tra il 1830 e il 1860 il governo liberale spagnolo sequestrò grandi quantità di terreno di proprietà della Chiesa e di altri beni che erano stati utilizzati per il sostentamento del clero e dei membri degli ordini religiosi. In Spagna, tra i cattolici, era scarsa l’abitidine di dare contributi regolari per il sostegno del clero e dei religiosi. Questa confisca dei beni della Chiesa, rese quindi il clero dipendente dagli stipendi inadeguati che il governo aveva accettato di pagare loro a parziale risarcimento per le proprietà confiscate.

Durante il periodo di rinascita conservatrice che iniziò nel 1876 e continuò fino all’umiliante sconfitta della Spagna nella guerra ispano-americana del 1898, la Chiesa riguadagnò un pó della sua posizione sociale e influenza, ma non sui suoi beni. Durante questo periodo la Chiesa internamente con un nuovo fervore e un aumento delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Tuttavia, ci fu allo stesso tempo un indurimento del’ opposizione alla Chiesa da parte dei liberali e dei partiti della classe operaia.

Alla fine del XIX secolo, entrambe le parti si videro minacciate e assediate. Ferventi cattolici vedevano la società e la religione in via di estinzione a causa dell’avanzata di un'ondata di liberi pensatori laici e massoni, ispirati dal liberalismo. Molti cattolici consideravano il liberalismo un'eresia e ripudiavano totalmente la monarchia parlamentare costituzionale parlamentare. Altri accettarono il regime costituzionale come un male minore, ma desideravano ardentemente uno Stato pienamente confessionale che portasse l'unità cattolica nel paese. Per i liberali, la rinascita della Chiesa significava consegnare la Spagna al nemico delle moderne istituzioni e consentire alle forze del passato di guidare la società. Tra il 1876 e il 1898, la Chiesa cominciò ad identificarsi sempre più con le istituzioni politiche e le classi sociali più agiate. Allo stesso tempo, si veniva a creare una spaccatura sempre più netta tra la Chiesa e le classi urbane più povere e i contadini senza terra del sud del paese. L'insegnamento della religione in questi gruppi era quasi inesistente, e gli sforzi per diffonderla erano in gran parte privi di successo. Nel decennio che seguì i disastri della guerra ispano-americana e la perdita dell'impero coloniale della Spagna, gli spagnoli di ogni orientamento politico cercarono di trovare il modo per rinvigorire il paese. I conservatori si focalizzarono sulla riforma delle istituzioni politiche. I liberali e i radicali ribadirono la necessità di una riforma politica, cercando di trasformare l'intera società. Una parte importante del loro programma consisteva nel ridurre o eliminare il ruolo della Chiesa dalla vita spagnola.

I repubblicani della classe media sottolineavano l’importanza del cambiamento politico e culturale, in cui l’inimicizia verso la Chiesa era importante quasi quanto l'opposizione alla monarchia. Nella classe operaia, si evidenziarono differenze nette tra socialisti e anarchici, ma entrambi erano comunque anti-clericale. Per i socialisti, ispirati da Marx, il cambiamento economico era fondamentale. Vedevano la Chiesa come un pilastro dell'ordine economico esistente e che doveva essere sradicato, ma rivoluzione economica era per loro molto più importante dell’attacco diretto alla Chiesa. Gli anarchici, al contrario, miravano in primo luogo a creare una nuova morale e una nuova cultura. L'eliminazione della religione doveva essere una caratteristica distintiva del nuovo ordine che speravano di inaugurare. Per loro, l'opposizione alla Chiesa, e più in generale alla religione, non era soltanto qualcosa che avrebbe permesso la rivoluzione economica, ma una componente essenziale di un nuovo modo di vivere. A Barcellona, nel luglio 1909, l’anticlericalismo divenne violento La violenza venne innescata da eventi che apparentemente non avevano alcun legame diretto con la Chiesa. Dopo una sconfitta nelle colonie nord- africane della Spagna, l'esercito mobilitò le unità di riserva e chiamò le truppe di riserva da Barcellona. Questo causò pesanti disordini che ben presto assunsero connotazioni rivoluzionarie. L'obiettivo principale della violenza era incendiare monasteri, conventi e scuole e profanare tombe e immagini religiose. Durante i disordini, a Barcellona, vennero date alle fiamme ventuno chiese delle cinquattotto esistenti, trenta dei suoi settantacinque conventi e monasteri, e una trentina di altre scuole legate alla chiesa e edifici destinati a servizi sociali. Sebbene furono uccisi due sacerdoti e un altro morì in un incendio appiccato dai rivoltosi, la violenza era diretta soprattutto contro le proprietà della Chiesa, piuttosto che contro le persone.

Perché le rivolte militari incitavano alla violenza anti-clericale?

Forse i rivoltosi vedevano la Chiesa come alleata dei ricchi e dei potenti che prendevano le decisioni, ma non ne subivano le conseguenza. In alternativa, la Chiesa poteva essere considerata in qualche modo come moralmente responsabile delle ingiustizie di una società che condannava a morire i figli dei lavoratori in guerre coloniali inutili. Nessuna ragione, però, giustificava la profanazione di tombe e simboli religiosi. Qualunque fosse la causa, i disordini di Barcellona confermarono che non solo il numero dei lavoratori urbani disillusi nei confronti della Chiesa era cresciuto, ma essi erano diventatati anche estremamente ostili verso di essa, almeno in parte a causa della propaganda violentemente anti-clericale che il partito radicale repubblicano stava portando avanti da anni a Barcellona.

Nel corso dei prossimi due decenni, non ci sono stati gravi focolai di violenza anti-clericale, anche se la propaganda contro la Chiesa continua. Nel 1920, il sostegno offerto al regime di Primo de Rivera da cattolici di spicco aiutato aggravare la situazione di anti-clericalismo di molti repubblicani e gli altri liberali, che divenne sempre più convinto che la Chiesa era un grosso ostacolo ai loro desideri per una società più liberale . Durante la dittatura di Primo de Rivera e la parentesi che ha seguito, comunque, le forze anti-clericali sono stati tenuti sotto controllo dal governo, che hanno loro impedito di intraprendere qualsiasi azione apertamente contro la Chiesa.

L’incendio dei conventi, 1931

Il governo provvisorio della Seconda Repubblica spagnola non era molto interessato a tenere a freno le manifestazioni di anticlericalismo, come di fatto emerse poco dopo la proclamazione della Repubblica. Infatti, molti dei nuovi leader politici erano apertamente anti-cattolici. Come tutti i cattolici devoti, Josemaría fu rattristato dalla loro posizione, e anche per il danno che potevano fare alla chiesa. Il 20 aprile del 1931, scrisse nel suoi appunti personali:

La Vergine Immacolata possa difendere la nostra povera Spagna e possa Dio confondere i nemici della nostra Madre, la Chiesa cattolica. La Repubblica spagnola. Per ventiquattro ore, Madrid è stata un enorme manicomio ... Le cose sembrano essersi calmate. [...] Il Cuore di Gesù continua a mantenere il suo sguardo su di noi! Questa è la mia speranza.

Il 10 maggio del 1931, l'esecuzione dell'inno monarchico in un circolo monarchico a Madrid provocò un attacco da parte dei sostenitori della Repubblica che ben presto degenerò in tre giorni di violenza diretta principalmente contro le chiese, conventi e monasteri. La rivolta si estese ben presto da Madrid a Siviglia, Malaga e altre quattro città. Il governo in un primo momento non fece nulla per fermare la violenza crescente.

Quando la folla iniziò ad attaccare chiese e conventi a Madrid, Josemaría Escrivá temette che la chiesa del Patronato dei Malati, di cui era cappellano, potesse essere saccheggiata e l'Eucaristia profanata. Vestito con abiti laici e accompagnato dal suo fratello minore, scivolò fuori dalla porta laterale della chiesa "come un ladro", portando un ciborio piena di Ostie consacrate, avvolto in un abito talare e giornali. Mentre correva per le strade, pregava con le lacrime agli occhi: "Gesù, possa ogni fuoco sacrilego aumentare il mio fuoco di amore e di riparazione!" Dopo aver lasciato l'Eucaristia nella vicina casa di un amico, Josemaría vide con orrore che il cielo di Madrid era pieno di fumo, poichè chiese e conventi erano in fiamme.

Il 13 maggio, gli arrivarono delle voci su un possible attacco al Patronato dei Malati, dove egli vivena con la madre, il fratello e la sorella. Quindi trovò immediatamente delle camere in affitto in via Viriato e li si trasferì con la sua famiglia e le loro poche cose. Nei mesi successivi, la famiglia visse in pochissimo spazio, in un piccolo appartamento le cui finestre si affacciavano su un pozzo d'aria. La camera Josemaría era così piccola che non potè metterci nemmeno una sedia, e quindi doveva scrivere in ginocchio e usare il letto come scrivania.

Non era stato il governo repubblicano provvisorio a provocare l'incendio di conventi, ma molti dei suoi membri erano solidali con i rivoltosi. Il ministro repubblicano, della corrente di sinistra, Manuel Azana, che stava rapidamente diventando il personaggio politico più potente del paese, disse ai suoi colleghi, "Tutti i conventi di Madrid non valgono la vita di un solo repubblicano." E minacciò di dimettersi "se una singola persona fosse stata ferita a Madrid a causa di questa stupidità ". Per alcuni giorni, il governo non fece nulla per controllare i disordini.

Quando il governo finalmente intervenne, la violenza fu sedata rapidamente, ma ormai il danno era stato fatto. Circa un centinaio di chiese e conventi erano stati bruciati, di cui quarantuno a Malaga, una città di medie dimensioni sulla costa mediterranea. L’inerzia del governo durante i primi giorni della sommossa convinse i cattolici in tutto il paese che il nuovo regime era un implacabile nemico della Chiesa.La riluttanza di Azana ad usare la forza contro i rivoltosi anti-clericali sarebbe poi costata cara alla Repubblica e al paese.

La legislazione anticlericale del governo provvisorio

Presto l’ostilità del governo repubblicano verso la chiesa aumentò a causa di una serie di decreti e regolamenti che sconvolsero molti cattolici. Esso stabilì la piena libertà di coscienza e di culto; rese l'istruzione religiosa facoltativa nelle scuole pubbliche; sciolse il corpo dei cappellani dell'esercito e della marina, sostituì il tradizionale giuramento religioso di ufficio con la promessa, privò la chiesa della propria rappresentanza nel Consiglio Nazionale per l'Istruzione e vietò ai funzionari del governo pubblico di frequentare le funzioni religiose. In una società tollerante e religiosamente pluralistica, molte di queste azioni sembravano inaccettabili. La maggior parte dei cattolici spagnoli del tempo, tuttavia, consideravano tali azioni ostili alla chiesa, essendo stati allevati in una società in cui quasi tutti erano, almeno nominalmente, cattolici e in cui una stretta collaborazione tra Stato e Chiesa era stata per secoli la norma. La loro percezione dell’ ostilità aumentò a causa del fallimento del governo nel negoziare o anche consultarsi con i funzionari della Chiesa sui cambiamenti nella politica religiosa, nonostante una lunga tradizione di gestione degli affari religiosi attraverso trattati con la Santa Sede.

L’assemblea Costituente e la Costituzione

Si tennero le elezioni per scegliere l’assemblea costituente o il parlamento, cattolici e conservatori si trovarono allo sbando. La legge elettorale approvata dal governo provvisorio assegnava un seggio al partito che otteneva la maggioranza semplice in ogni distretto, con la conseguenza che una piccola differenza nel voto popolare poteva portare a una grande differenza in seggi. I candidati conservatori o esplicitamente cattolici ottennero un piccolo numero di seggi, anche se avevano ricevuto un elevato numero di voti.

Partiti ostili alla Chiesa avevano una maggioranza schiacciante all’ assemblea costituente. Il più grande blocco era composto dai socialisti. Anche se erano più preoccupati di questioni economiche che di religione, erano disponibili a supportare iniziative anti-clericali. Un altro grande blocco era costituito dal partito radicale repubblicano, in cui l'anticlericalismo era la caratteristca principale.

La maggior parte dei neo-eletti all'Assemblea Costituente non era interessata a una sanguinosa persecuzione della Chiesa, come la persecuzione religiosa che stavano avvenendo in quel momento in Messico e nell’ Unione Sovietica. Tuttavia, l’azione del governo era andata ben oltre la trasformazione della Spagna in un paese non confessionale, troncando i legami tra Chiesa e Stato e ponendo fine alle sovvenzioni del governo alla Chiesa. Gli esponenenti politici repubblicani volevano trasformare la società spagnola da tradizionale a moderna. A loro avviso, questo poteva essere fatto solo riducendo l'influenza della Chiesa nella vita quotidiana e dando vita ad una cultura secolare in cui la religione avrebbe giocato un ruolo molto limitato.

I leader repubblicani consideravano la Chiesa, e in particolare gli ordini religiosi che avenano giocato un importante ruolo nell’educazione spagnola, il maggior ostacolo al loro piani per la trasformazione della Spagna in una moderna società laica. Al fine di ridurre l'influenza della Chiesa sulla società, vollero sciogliere i Gesuiti e limitare l'attività degli altri ordini religiosi.

Soprattutto, erano decisi ad eliminare, o almeno a ridurre, l'influenza cattolica in materia di istruzione vietando la gestione delle scuole a sacerdoti e religiosi. Come le modifiche già introdotte dal governo provvisorio, tutte queste disposizioni colpirono la maggior parte cattolici spagnoli, in quanto attacchi ingiustificati alla religione. Infatti, molti di loro non facevano nessuna distinzione tra la propria fede religiosa e il tradizionalismo sociale e culturale. I vescovi spagnoli inizialmente si limitarono ad esortare i cattolici spagnoli ad accettare pacificamente i decreti del governo e a restare uniti.

La bozza della Costituzione elaborata dall'Assemblea Costituente durante l'estate e l'autunno del 1931 conteneva una serie di disposizioni che interessavano direttamente la Chiesa e mise ufficialmente fine all’ unione tra Chiesa e Stato che aveva caratterizzato la Spagna per secoli. Essa vietava al governo centrale, regionale o locale di sostenere la Chiesa o di qualsiasi associazione religiosa in qualsiasi modo; le sovvenzioni ricevute dal clero diocesano nel secolo passato sarebbero cessate entro due anni.

Venne stabilito lo scioglimento dei Gesuiti e la confisca di tutti i loro beni. A tutti gli altri ordini religiosi fu vietato di possedere qualsiasi bene al di là di quanto strettamente necessario per il mantenimento dei loro membri e il soddisfacimento dei loro propositi specifici. Soprattutto, fu loro vietato di operare nel campo dell'istruzione. In questo periodo, la Spagna era caratterizzata da una disperata mancanza di scuole. I componenti dell’Assemblea stabilirono che l'educazione era tra le loro priorità, ma essi , pur di ridurre l’influenza della chiesa nel paese, stavano spingendo la chiusura del trenta percento degli istituti di educazione superiore e di circa il venti per cento delle scuole elementari.

La reazione di Josemaría Escrivá al crescente anticlericalismo

I cattolici spagnoli erano nettamente divisi sul modo migliore per difendere la Chiesa. Monarchici credevano che l'unico modo era quello di rovesciare il governo repubblicano e riportare la monarchia. Altri cattolici sostenevano che la forma di governo non era il problema essenziale, essi potevano e dovevano operare nel contesto repubblicano per proteggere i diritti della Chiesa. Gli animi erano accesi; le opinioni divergenti erano prese spesso, nei migliori dei casi, come un segno del mal di testa, e nella peggiore delle ipotesi, come una mancanza di zelo nel servizio della Chiesa.

Josemaría Escrivá non prese parte a questi dibattiti. Dal tempo degli studi in seminario quando era stato respinto dal clericalismo che caratterizzava gran parte della Chiesa spagnola, si era convinto che i sacerdoti dovevano rispettare il diritto dei laici cattolici a formare le proprie opinioni politiche e di aderire a partiti politici di loro scelta. Anche se aveva un vivo interesse per l'attualità, non esprimeva mai alcuna opinione politica e, fu coerente con questo atteggiamento per tutta la sua vita.

Poco dopo la proclamazione della Repubblica, Josemaría disse a Isidoro Zorzano: "Non ti preoccupare in che direzione andrà il cambiamento politico. Preoccupati solo di non offendere Dio. " Nel mese di agosto del 1931 gli scrisse," Penso che tutti questi attacchi al nostro Cristo serviranno per infiammarti ancor di più nel servizio a lui. Cerca di appartenergli ogni giorno di più ..., con la preghiera. Offrigli ogni giorno, come espiazione molto gradita al suo sguardo divino, le difficoltà che la vita porta sempre con sé". Dette consigli simili anche alle suore del convento di Santa Elisabetta, di cui era cappellano. Erano molto turbate dalla notizia di una legislazione anti-clericale e spaventate da nuove esplosioni di violenza come quelle che si erano verificate durante gli incendi dei conventi nel maggio del 1931. Uno o due giorni dopo l’approvazione delle principali leggi anti-clericali, Josemaría parlò alle suore "sull'Amore, la Croce, di Gioia e la Vittoria." "Basta con l'ansia", disse loro. "Siamo all'inizio della fine." San Josemaría ricordava:

"Santa Teresa ha ottenuto per me la Gioa - con la lettera maiuscola - da nostro Signore Gesù, che quando apparentemente, umanamente parlando,fossi triste per la Chiesa e per le mie attività (che stanno andando davvero male) io abbia molta fede ed espiazione, ma ancora più importante della fede e dell’ espiazione, molto Amore ".

Se considerato da solo, il consiglio di Josemaría a Isidoro "di non preoccuparsi in un modo o l'altro per il cambiamento politico", poteva far pensare che gli stesse consigliando di essere indifferente verso la politica per occuparsi soltanto di questioni religiose. Non si trattava di questo. Egli incoraggiava un interesse attivo per la politica e la realizzazione di un’ attenta responsabilità civica. In netto contrasto con la mentalità clericale del partito unico, che in quel momento prevaleva tra i cattolici spagnoli, egli credeva che ogni cattolico dovresse essere libero di fare le proprie scelte su come mettere in pratica l'insegnamento della Chiesa. Josemarìa continuò ad astenersi scrupolosamente dall’ esprimere alcuna preferenza politica, limitandosi a incoraggiare, tutti coloro che cercavano il suo consiglio, a prendere sul serio i loro doveri civili e ad esercitare i loro diritti di cittadini in modo da rendere la società più cristiana.

Lapidazione con Ave Maria

Josemaría Escrivá continuò a indossare la tonaca in pubblico e pertanto, si trovò sempre più oggetto di insulti. Durante l'estate del 1931, fece una novena per una componente delle Dame Apostoliche (un ordine religioso fondato recentemente e dedito all’aiuto dei poveri e dei malati) che era recentemente scomparsa. Durante questa novena visitò la sua tomba ogni giorno in un cimitero situato in un quartiere povero di Madrid. Ogni giorno della novena ricevette nuovi insulti. Una volta, sulla via del ritorno dal cimitero, un muratore venne verso di lui gridando: "Uno scarafaggio! Schiacciamolo!

"Nonostante fosse risoluto a non prestare attenzione a queste cose, Josemaría non riusci a trattenersi. "Che coraggio", gli rispose, "per litigare con qualcuno che cammina senza offenderti!" Gli altri lavoratori dissero al muratore di tacere, e uno di loro cercò di scusare il comportamento del collega. "Non è giusto", disse con l'aria di qualcuno che voleva dare una spiegazione soddisfacente ", ma dovete capire, odia i preti." Un altro giorno, un gruppo di ragazzi gridò: "Un prete!" Tiriamogli delle pietre!”. Josemaría raccontò la sua reazione:" Con un movimento che fu indipendente dalla mia volontà, chiusi il breviario che stavo leggendo, e li affrontai.

'Voi mascalzoni! E 'questo che le vostre madri vi insegnano?' "

“aggiunsi altre parole" ma concluse senza specificare quali fossero.

San Josemaría venne colpito piú volte da parecchie pietre, e una volta un pallone da calcio ben assestato lo colpì in pieno viso. Alcune delle Dame Apostoliche patirono cose molto peggiori. Un giorno vennero attaccate e trascinate per la strada di un quartiere della classe operaia, mentre qualcuno cercava di colpirle in testa con un punteruolo da calzolaio. Quando una di loro cercò di difendere le altre, gli assalitori le strapparono parte del cuoio capelluto, lasciandola sfigurata.

In mezzo a questo ambiente ostile, Josemaría Escrivá faticava a controllare il suo temperamento e a “colpire con Ave Marie", i suoi aggressori. Non fu sempre un successo, ma a metà settembre del 1931, potè registrare nei suoi appunti personali:

Devo ringraziare il Signore per un cambiamento degno di nota. Fino a poco tempo fa, gli insulti e i fischi che ricevevo per il fatto di essere un prete (per lo più dopo l’avvento della Repubblica, prima solo raramente) mi facevano arrabbiare. Decisi allora di affidare alla Madonna, con una Ave Maria, quelli dai quali venivo insultato. L'ho fatto. E' stata dura. Ora, quando sento questo tipo di parole ignobili, di solito mi sento mosso dalla pietà, considerando la disgrazia di questi poveretti. Essi pensano che stanno facendo qualcosa di buono, perché le persone hanno approfittato della loro ignoranza e collera per far credere loro che i preti non sono solo dei parassiti fannulloni, ma i loro nemici, complici della borghesia che li sfrutta.

Don Josemaría finì questa nota con una esclamazione caratteristica che rifletteva la sua convinzione, anche in questa fase iniziale quando erano ancora pochi i segni che dimostravano che Dio lo aveva destinato a fare grandi cose con l'Opus Dei. "La tua opera, Signore", concluse, "aprirà i loro occhi!"

Pochi mesi dopo fu profondamente addolorato dal decreto di scioglimento dei Gesuiti. Egli scrisse: "Ieri ho sofferto quando ho saputo dell'espulsione dei gesuiti e delle altre misure anti-cattoliche approvate dal Parlamento. La testa mi faceva male e mi senti male fino al pomeriggio. Nel pomeriggio, vestito da laico, andai con Adolfo a Charmartin "(dove si trovava la casa dei gesuiti). "Padre Sanchez e tutti gli altri gesuiti erano felici di subire le persecuzioni ... Che belle cose ci dissero serenamente!"

* * *

La seconda metà del 1931 fu un periodo particolarmente difficile per Josemaría Escrivá. Egli soffrì a causa dei molti attacchi lanciati alla Chiesa dal governo repubblicano e dai suoi sostenitori. Continuò a incontrare grandi difficoltà nel trovare persone in grado di comprendere il suo messaggio e di impegnarsi per esso.La situazione finanziaria della sua famiglia era estremamente difficile. E, infine, la sua situazione come un sacerdote fuori diocesi, che lo esponeva ad essere espulso in ogni momento, era altamente instabile.