1. «Qual è l'identità del sacerdote? Quella di Cristo. Tutti noi cristiani possiamo e dobbiamo essere non soltanto alter Christus, ma anche ipse Christus: un altro Cristo; lo stesso Cristo! Ma il sacerdote lo è in modo immediato, in forma sacramentale» (San Josemaría, La Chiesa nostra Madre n. 38).
2. «Per mezzo del Sacramento dell'Ordine, il sacerdote è reso effettivamente idoneo a prestare a Gesù nostro Signore la voce, le mani e tutto il suo essere; è Gesù che, nella santa Messa, con le parole della Consacrazione, cambia la sostanza del pane e del vino nel suo Corpo, nella sua Anima, nel suo Sangue e nella sua Divinità» (San Josemaría, La Chiesa nostra Madre n. 39).
3. «L'identità del sacerdote è questa: essere strumento immediato e quotidiano della grazia salvifica che Cristo ha meritato per noi. Quando si comprende questo principio, quando lo si medita nell'attivo silenzio della preghiera, come possiamo considerare il sacerdozio una rinuncia? È un guadagno incalcolabile» (San Josemaría, La Chiesa nostra Madre n. 39).
4. «Il sacerdote non è da più del laico, né come uomo né come fedele. È pertanto molto opportuno che si eserciti nell'umiltà più profonda per capire che è specialmente in lui che si compiono appieno le parole di san Paolo: Che cosa hai che non lo abbia ricevuto? (1 Cor 4, 7). Quello che ha ricevuto… è Dio!, è la potestà di celebrare la Sacra Eucaristia — la santa Messa, fine principale dell'ordinazione sacerdotale — di perdonare i peccati, di amministrare altri Sacramenti e di predicare autorevolmente la parola di Dio dirigendo i fedeli nelle cose che riguardano il Regno dei Cieli» (San Josemaría, La Chiesa nostra Madre n. 40).
5. «Taluni sacerdoti […] ritengono che i cristiani desiderino vedere nel sacerdote un uomo come gli altri. Ma si ingannano. I fedeli vogliono certamente ammirare nel sacerdote le virtù proprie di ogni cristiano e peraltro di ogni persona onesta: la comprensione, la giustizia, la dedizione al lavoro — lavoro sacerdotale, in questo caso —, la carità, l'educazione, la delicatezza nel tratto con gli altri» (San Josemaría, La Chiesa nostra Madre n. 42).
6. «Non voglio tralasciare di ricordarti ancora una volta —benché ti sia noto— che il Sacerdote è “un altro Cristo”. —E che lo Spirito Santo ha detto: Nolite tangere Christos meos —non toccate “i miei Cristi”» (San Josemaría, Cammino n. 67).
7. «Presbitero, etimologicamente, vuol dire anziano. Se l'anzianità merita venerazione, pensa quanto più dovrai venerare il Sacerdote» (San Josemaría, Cammino n. 68).
8. «Quanto dobbiamo ammirare la purezza del Sacerdote! È il suo tesoro. —Nessun tiranno potrà mai strappare alla Chiesa questa corona» (San Josemaría, Cammino n. 71).
9. «Amare Dio e non venerare il Sacerdote… non è possibile» (San Josemaría, Cammino n. 74).
10. «È opportuno ricordare, con caparbia insistenza, che tutti i sacerdoti — sia noi peccatori che quelli che sono santi — quando celebrano la santa Messa non sono più sé stessi. Sono Cristo che rinnova sull'Altare il suo divino Sacrificio del Calvario» (San Josemaría, La Chiesa nostra Madre n. 44).