La Società Sacerdotale della Santa Croce è un’associazione di chierici intrinsecamente unita alla Prelatura dell’Opus Dei. Ha il fine di aiutare i sacerdoti secolari a cercare la santità nell’esercizio del loro ministero al servizio della Chiesa, secondo lo spirito e la prassi ascetica dell’Opus Dei. È formata dai sacerdoti incardinati nella Prelatura e da altri presbiteri incardinati nelle rispettive Chiese particolari. Al momento attuale (2013) ha circa 4.000 soci. Ne è presidente il Prelato dell’Opus Dei.
I sacerdoti delle diocesi che si ascrivono alla Società Sacerdotale della Santa Croce, continuano a essere incardinati nella propria Chiesa particolare: dipendono soltanto dal loro vescovo – nihil sine Episcopo, è l’espressione di sant’Ignazio di Antiochia che san Josemaría ricordava spesso – e non sono sottoposti in alcun modo alla giurisdizione del Prelato dell’Opus Dei.
Il concilio Vaticano II ha incoraggiato la nascita di associazioni in grado di prestare un adeguato aiuto fraterno ai sacerdoti (cfr. Decreto Presbyterorum Ordinis, n. 9); così si legge nel Codice di Diritto Canonico (c. 278, § 2): si dia “importanza soprattutto alle associazioni che [...] stimolano alla santità nell’esercizio del ministero e favoriscono l’unità dei chierici fra di loro e con il proprio Vescovo”.
L’aiuto spirituale che offre la Società Sacerdotale della Santa Croce è rivolto a migliorare la vita interiore dei soci, a stimolare la loro fedeltà nel disimpegno dei doveri sacerdotali e ad accrescere l’unione di ciascuno con il proprio vescovo e la fraternità con gli altri presbiteri (cfr. san Josemaría, Colloqui, n. 16).
I mezzi di formazione che i soci ricevono sono analoghi a quelli che vengono offerti ai fedeli laici della Prelatura, tenendo conto delle dimensioni specifiche della formazione sacerdotale (cfr. Presbyterorum Ordinis, n. 9, Pastores dabo vobis, nn. 70-81, e il Directorium pro presbyterorum ministerio et vita della Congregazione per il Clero) e integrano, senza sovrapporsi, le disposizioni sulla formazione permanente date dal vescovo per il presbiterio della propria diocesi. In tal modo i soci possono ricevere la direzione spirituale personale, le lezioni dottrinali o ascetiche, le giornate di ritiro, ecc., organizzate in modo tale da non interferire con il loro ministero.
Il messaggio dell’Opus Dei e i sacerdoti
La Società Sacerdotale della Santa Croce ha il fine di aiutare i sacerdoti secolari a cercare la santità secondo lo spirito e la prassi ascetica dell’Opus Dei (cfr. beato Giovanni Paolo II, Cost. Ap. Ut sit, 28-XI-1982, preambolo e art. I). I sacerdoti incardinati nelle diverse diocesi si uniscono alla Società – mossi da una vocazione divina, come gli altri fedeli dell’Opus Dei – per trovare un appoggio e uno stimolo nella ricerca della santità nel proprio ministero sacerdotale, che abbraccia tutte le dimensioni della loro esistenza.
Infatti, il messaggio dell’Opus Dei sulla santificazione del lavoro professionale è rivolto anche ai sacerdoti secolari, perché “per i sacerdoti, se ci si può esprimere così, il lavoro professionale, in cui si devono santificare e con il quale devono santificare gli altri, è il sacerdozio ministeriale del Pane e della Parola” (A. de Fuenmayor, V. Gómez-Iglesias, J.L. Illanes, L’itinerario giuridico dell’Opus Dei, Giuffrè, Milano 1991, p. 401).
Questo messaggio comporta una radicale presa di coscienza delle esigenze di santità e di apostolato che derivano dal battesimo e che successivamente si rafforzano nell’ordinazione sacerdotale, in piena conformità con la propria condizione diocesana. I sacerdoti della Società Sacerdotale della Santa Croce ricevono dall’Opus Dei un aiuto spirituale e, soprattutto, uno spirito che porta ad apprezzare il dono del sacerdozio ministeriale nella Chiesa, scoprendo in tutte le circostanze della vita un continuo invito all’incontro con Dio, secondo l’esempio di Cristo, e a dedicarsi per amore al servizio degli uomini, specialmente dei più bisognosi.