Se Josemaría decise di farsi sacerdote fu perché riteneva che, in quel modo, avrebbe avuto maggior facilità per compiere l'occulto disegno di Dio, convinto che fosse il cammino adeguato per conoscerne la Volontà.
Non fu l’esempio della famiglia ‑sia da parte del signor José che da parte della signora Dolores egli aveva vari zii ecclesiastici ‑ a condurlo al sacerdozio. Egli lo disse con chiarezza:
«Non avevo mai pensato di farmi sacerdote né di dedicarmi a Dio. Non mi ero posto questo problema perché credevo che non mi riguardasse. Anzi: mi dava fastidio il pensiero che potessi approdare un giorno al sacerdozio, tanto che mi sentivo anticlericale. Amavo molto i sacerdoti, perché la formazione che ricevetti in casa mia era profondamente religiosa; mi avevano insegnato a rispettare, a venerare il sacerdozio. Ma non come cosa per me: per altri».
Dalla "divina inquietudine", dal disagio interiore, Josemaría era passato alla certezza che il Signore "lo voleva per qualcosa". Presagiva l'Amore; e, adeguandosi all'amore, si donava, sacrificando tutte le aspirazioni umane racchiuse nel suo cuore. Per il suo modo di reagire, per la prontezza e la gioia con cui decise di farsi sacerdote, probabilmente non considerò quel tributo un sacrificio, bensì una gioiosa donazione di tutto il proprio essere.
Il suo « ut videam!» era supplica di innamorato impaziente, un volerne sapere di più per dare tutto ciò che gli fosse richiesto, una petizione di luce per incamminarsi verso il compimento della Volontà di Dio. Intendeva la propria vocazione al sacerdozio come parte integrante di un'altra chiamata, al di fuori per il momento dalla portata del suo sguardo. Si trovava quindi non al traguardo, alla meta, bensì all'inizio di un cammino per il quale presentiva la volontà di Dio. Si aprì allora nella sua vita la tappa dei "presagi" o "presentimenti", come egli stesso raccontava:«Fin dagli inizi del 1918 ebbi dei presentimenti. In seguito continuavo a "vedere", ma senza che fosse chiaro ciò che il Signore voleva da me: e però "vedevo" che il Signore voleva qualcosa. Chiedevo e continuavo a chiedere».
Josemaría, nemico di ogni mediocrità, aveva preparato l’intera sua anima a ricevere la pienezza specifica della vocazione al sacerdozio, che concepiva come un ideale d'amore. E non ci dobbiamo stupire se, così come alcuni suoi ex compagni non avevano capito la sua entrata in seminario, in seguito alcuni seminaristi si meravigliarono della sua indifferenza per tutto ciò che significava "far carriera". La sua alta stima per il sacerdozio non venne mai meno, come evidenzia un episodio del 1930:
«Pochi giorni fa» ‑ scrisse ‑ «una persona, con poco tatto, mi chiese, senza che le fosse stato dato pretesto per farlo, se noi che seguiamo la carriera sacerdotale abbiamo una pensione per quando saremo vecchi... Mi indignai. Poiché non gli rispondevo, l'importuno insisteva. Allora mi venne la risposta che, a mio avviso, non ammette replica:"Il sacerdozio ‑ gli dissi ‑ non è una carriera: è un apostolato!". Questa è la mia convinzione. E ho voluto scriverlo in queste note perché, con l'aiuto del Signore, non mi dimentichi mai della differenza».
Facendo alcuni passi indietro nella nostra storia, si comprende meglio la reazione del signor José, il quale, conoscendo bene il ragazzo e i suoi ardori giovanili, gli consigliava prudenza e riflessione: «Figlio mio, pensaci bene» ‑ gli diceva ‑. «E' molto duro non avere casa, non averefamiglia, non avere un amore sulla terra. Pensaci ancora un po'; io però non mi opporrò».
La notizia che gli era stata data così all'improvviso, con i cambiamenti e riassestamenti familiari che ne sarebbero derivati e, soprattutto, la percezione dell'ideale abbagliante del quale sembrava pervaso il figlio, strapparono al padre due lacrime di commozione. Anch'egli dovette vincersi interiormente e prendere una decisione: «Non mi opporrò». Forse pensava agli eroici sacrifici che la perseveranza su quella strada di santità avrebbe richiesto al figlio. Egli tuttavia non sarebbe vissuto fino ad assistere all'ordinazione sacerdotale di Josemaría.
Passarono gli anni e il 23 gennaio 1929, a Madrid, accanto al letto di una moribonda santamente vissuta Josemaría le affidava questo incarico: «Se non riesco a essere un sacerdote, non solo buono, ma santo, allora chiedi a Gesù che mi porti via quanto prima!».