Carla: scegliere Dio perché se ne ha voglia

Carla è una formatrice ed educatrice alla Caritas diocesana di Brescia, dove è nata e vive. Aggregata dell’Opus Dei, in questa intervista racconta di come ha scoperto il messaggio di san Josemaría e in che modo ciò ha cambiato la sua vita.

“Quando ho capito che Dio mi chiamava ad essere aggregata ho avuto paura che le persone non avrebbero capito la mia scelta, ma soprattutto temevo che la mia vita sarebbe cambiata completamente - racconta Carla. Oggi posso dire che vivere la vocazione al celibato significa, per me, essere una cristiana autentica: continuo a coltivare le mie amicizie di sempre, dedicando del tempo anche alla relazione con Dio”.

Carla è di Brescia, è formatrice ed educatrice alla Caritas diocesana e insegna nelle scuole educazione civica e sviluppo sostenibile. Grazie alla sua professione ha l’opportunità di incontrare persone nuove ogni giorno: «Il mio lavoro è un dono: passare il tempo con i giovani - spiega Carla - mi aiuta a mettere da parte i pregiudizi e a ricordarmi che, nonostante spesso gli adolescenti appaiano superficiali, questa narrativa su di loro non è vera. Io stessa a quell’età avevo molte fragilità - aggiunge Carla, che oggi ha trentatré anni. Quei ragazzi sono germogli che devono ancora sbocciare”.

Dissi di no al Signore

Da bambina Carla frequentava le attività organizzate dal club di Brescia. «A fine liceo iniziai a frequentare le meditazioni e le attività di formazione cristiana del club- racconta Carla - ma non ero entusiasta: alla sala studio andavo perché ricevevo aiuto con le versioni di latino e greco, e al club preferivo i pomeriggi con gli amici di scuola e dell'oratorio».

«Un giorno mentre pregavo a tu per tu con il Signore, in modo del tutto spontaneo, iniziai a parlare con Dio del regalo di compleanno per una mia amica - ricorda Carla -. Senza nemmeno che me ne accorgessi passò mezz’ora»: in quell’occasione Carla comprese l’importanza della preghiera nella sua vita.

Quando le proposero di partecipare a un ritiro spirituale, solo per non far dispiacere la persona che glielo aveva proposto, eppure, racconta Carla: «Durante quei giorni di preghiera ho capito che Dio mi chiamava a vivere il celibato apostolico. Ebbi paura, non me lo aspettavo, così dissi di no al Signore».

Tornata a casa, Carla decise di non parlare con nessuno delle sue preoccupazioni: «Dopo due anni che portavo dentro di me quel peso mi sono resa conto che non potevo andare avanti così: era arrivato il momento di scegliere - spiega Carla -. Parlai della mia indecisione a un’amica, le dissi che non sapevo se la vocazione al celibato fosse veramente la mia strada. La sua risposta mi stupì: mi disse che avrei dovuto fare quello che più mi piaceva. Rimasi sbalordita, - aggiunge Carla - possibile che fosse così semplice? Mi sembrava troppo bello per essere vero».

La vocazione? Fare quello che più mi piace

Carla aveva vent’anni quando chiese di diventare aggregata. «C’è una frase di san Josemaría, a me molto cara, - racconta Carla - che descrive perfettamente quel momento: Liberamente, senza costrizione alcuna, scelgo, perché ne ho voglia, Dio. E mi impegno a servire, a trasformare la mia esistenza in dedicazione al prossimo, per amore di Gesù, mio Signore» (Amici di Dio, n. 35).

Da quando Carla ha scelto di seguire la chiamata del Signore ha vissuto esperienze molto belle, ma non sono mancate le difficoltà. «Ricordo quando parlai della mia vocazione a due amiche: - conclude Carla - spiegai loro che ciò non avrebbe cambiato il nostro legame, ma per loro fu ugualmente un colpo, non la presero bene. Ero sicura di aver fatto la cosa giusta, ma mi dispiaceva che in quel momento non riuscissero a capire quanto ciò fosse importante per me. Io, però, non mi sono scoraggiata, mi sono fidata del Signore e, infatti ora, grazie a Dio, siamo unite più che mai».