Mons. Fernando Ocáriz: “Come una grande catechesi”

“L'Opus Dei vorrebbe essere per molte persone quasi una grande catechesi, in unione con la catechesi svolta dalle parrocchie e da tante altre istituzioni della Chiesa”. Nel giorno del compleanno del prelato dell'Opus Dei, offriamo un estratto dell'intervista rilasciata da mons. Fernando Ocáriz a Darko Pavičić, del quotidiano croato Večernji.

Mons. Fernando Ocáriz

L'intervista completa (per gli abbonati del giornale) può essere trovata all’indirizzo https://www.vecernji.hr/premium/fernando-ocariz-ekskluzivno-otkriva-pravu-istinu-o-mocnom-redu-opus-dei-1527671

***

Lei ha recentemente celebrato il 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Può ricordare gli inizi del suo percorso come sacerdote?

Di quei tempi ricordo quanto ero colpito dalla possibilità di poter celebrare la Santa Messa ogni giorno. Da allora, non ho mai smesso di chiedere a nostro Signore di non abituarmi mai a quest'esperienza, anche se non è più qualcosa di nuovo, come lo era allora. È stato san Josemaría che ha accettato la mia chiamata al sacerdozio, e così mi rivolgo spesso a lui e lo prego per il mio ministero sacerdotale e per la felicità e la fecondità di tutti i sacerdoti del mondo.

Come definirebbe brevemente l'Opus Dei, che lei adesso dirige?

L'Opus Dei è un'istituzione della Chiesa che cerca di seminare la pace e la gioia di Cristo in mezzo al mondo. Con i nostri errori e successi, cerchiamo di portare Cristo negli ambienti familiari, professionali, sociali, ecc. L'Opera vorrebbe essere per molte persone quasi una "grande catechesi", in unione con la catechesi svolta dalle parrocchie e da tante altre istituzioni della Chiesa.

Non mancano le persone che accusano l'Opus Dei di essere una misteriosa o potente organizzazione....

Mi sembra che tali accuse appartengano al passato. Oggi chiunque può avere accesso a tutte le informazioni di cui ha bisogno, se è veramente interessato alla realtà dell'Opus Dei e non a certi romanzi di intrighi che hanno forgiato un cliché.

Attualmente chi sono i più grandi oppositori dell'Opus Dei?

Il nemico principale non è esterno, ma interno: mi riferisco al pericolo della mondanità, perché i fedeli dell'Opus Dei vivono immersi nelle realtà del mondo, un mondo in gran parte scristianizzato, e non siamo immuni da una possibile perdita di vigore spirituale. Non considero nemici coloro che in un modo o nell'altro si oppongono esternamente all'Opus Dei: sicuramente in molti casi sono persone poco informate che non capiscono lo spirito che anima l'Opus Dei, o persone che ci aiutano a essere migliori con le loro critiche, quando sono fondate.

E nonostante questo, l'Opus Dei continua ad attrarre molti uomini e donne.

Sì, ma naturalmente vorrei che molte più persone fossero disposte a portare la Chiesa di Cristo in tutti gli ambienti della Croazia e del mondo, non soltanto attraverso l'Opus Dei ma anche attraverso tante altre realtà evangelizzatrici che fioriscono nella Chiesa.

Come risponde l'Opus Dei alle attuali crisi di disinteresse e abbandono della fede?

Uno dei mezzi principali è l'accompagnamento spirituale e la formazione delle anime, una per una, essendo buoni amici, con grande rispetto della libertà di tutti. Se vediamo dietro i fenomeni sociali soltanto una massa indifferenziata di persone, possiamo avere una visione poco cristiana delle cose: ogni persona è amata da Dio e merita tutto il rispetto e l'attenzione della Chiesa, perché Cristo è morto per ognuno. Un aspetto importante è quello di aiutare le persone ad apprezzare il tesoro dei sacramenti, specialmente l'Eucaristia e la Confessione.

Che cosa ne pensa della crisi causata dal coronavirus?

La vedo come una chiamata a vivere per gli altri, in uno spirito di solidarietà umana e di carità cristiana. La pandemia, come ha detto subito il Papa, ci ricorda che nessuno si salva da solo, che dipendiamo gli uni dagli altri e che tutti abbiamo una parte da svolgere nel lavoro comune di cura del mondo.

La Prelatura che lei guida risponde direttamente al Santo Padre. Come vede il ruolo di Papa Francesco nel mondo di oggi?

In realtà, non soltanto i fedeli dell'Opus Dei, ma ogni cattolico dipende direttamente dal Papa, anche se ha anche altre dipendenze nella Chiesa. D'altra parte, la nostra dipendenza dal Papa, come quella di tante altre circoscrizioni della Chiesa, è mediata dalla Congregazione per i Vescovi e da altri organismi della Santa Sede.

Per quanto riguarda il ruolo del Papa, penso, per tornare a quello che ho detto prima, che proprio in questo mondo dove la pandemia ci costringe a mettere in discussione molte cose, la sua presenza paterna è più che mai necessaria. Per esempio, molte persone mi hanno raccontato l'impatto che ha avuto su di loro l'immagine della piazza San Pietro vuota e il Papa che conforta e benedice tutti come Vicario di Cristo.

Papa Francesco ha dei critici anche all’interno della Chiesa. I credenti possono criticare il Papa?

La storia ci insegna che in tutti i pontificati ci sono stati momenti di forte critica, per un motivo o per un altro. Per quanto riguarda la sua domanda sulla legittimità della critica, direi, con il nostro fondatore san Josemaría, di essere convinto che il Papa, il Vicario di Cristo, debba essere sempre amato e non criticato, chiunque egli sia.

In agosto durante i suoi viaggi lei ha visitato anche la Croazia. Qual è stato lo scopo della sua visita e il suo messaggio alle persone che ha visto a Zagabria?

È stato uno dei miei primi viaggi pastorali dall'inizio della pandemia. Lo scopo principale era quello di stare con le persone della prelatura. Non sono andato in Croazia per trasmettere un messaggio speciale, ma per stare con loro, anche se naturalmente ho condiviso alcune cose che porto nel cuore: ho parlato loro dell'amore per la Chiesa e per il Papa, dell'unione con i vescovi, della perseveranza nella vita di fede, della missione apostolica propria di tutti i cristiani e, in questo contesto, del valore dell'amicizia, e di tante cose che venivano fuori nelle conversazioni familiari. Ho incoraggiato tutti a essere molto grati a Dio per il dono della fede e a testimoniare, sul lavoro e nella vita quotidiana, la gioia di aver incontrato Cristo.