L’Opus Dei e la mortificazione corporale

Il Codice da Vinci ha destato l’attenzione del pubblico sulla consuetudine cattolica della mortificazione corporale. Michael Barrett, sacerdote dell’Opus Dei, risponde ad alcune domande.

È esatta l’immagine che Il Codice da Vinci presenta della mortificazione corporale?

Le descrizioni cruente della mortificazione corporale che si vedono ne Il Codice da Vinci sono esagerazioni grottesche che non hanno nulla a che vedere con la realtà. Evidentemente il film cerca di impressionare, e l’uso effettivo che normalmente si fa del cilicio e delle discipline sarebbe risultato troppo banale. Il fastidio causato da questi strumenti è poca cosa: la si può paragonare, per esempio, a quella che provoca il digiuno. Non producono sangue, né ferite, né nulla che rechi danno alla salute personale o risulti traumatico. Se provocassero danno, la Chiesa non li permetterebbe.

I membri dell’Opus Dei usano il cilicio?

Alcuni membri celibi dell’Opus Dei usano il cilicio. Si tratta di una piccola catena di metallo leggero, con delle punte, che si porta attorno a una coscia. Il cilicio è scomodo – se non lo fosse, non avrebbe ragion d’essere –, ma non intralcia in alcun modo le normali attività di una persona, e men che meno comporta una effusione di sangue.

Che ci dici delle discipline?

Le stesse cose del cilicio. Le usano alcuni membri celibi, di solito una volta la settimana, per un minuto o due. Non producono sangue, né danneggiano la salute, ma soltanto un breve fastidio. Lungi da ciò che può dare a intendere la flagellazione a due mani del monaco impazzito de Il Codice da Vinci, le discipline vere sono di cotone intrecciato e pesano meno di cinquanta grammi. Quando i membri o gli ex-membri dell’Opus Dei vedono il film, non possono fare a meno di ridere guardando i rituali del monaco: è una follia.

Li ha inventati l’Opus Dei il cilicio e la disciplina?

Assolutamente no. Il cilicio e la disciplina , come del resto il digiuno e altre penitenze corporali, esistono nella Chiesa cattolica da molti secoli. Molti dei santi più noti e stimati, come san Francesco d’Assisi, sant’Ignazio di Loyola e santa Teresina di Lisieux li hanno usati. Anche nel XX secolo li hanno utilizzati figure come san Pio da Pietrelcina, la beata Teresa di Calcutta e papa Paolo VI. Alcune penitenze corporali come il digiuno e l’astinenza dalla carne continuano a essere di precetto per tutti i fedeli cattolici in determinati giorni di Quaresima.

Perché si fanno le mortificazioni nella Chiesa Cattolica?

La penitenza e la mortificazione sono una parte piccola ma essenziale della vita cristiana. Cristo ha digiunato per quaranta giorni in preparazione al suo ministero pubblico. La mortificazione ci aiuta a contrastare la nostra tendenza naturale alla comodità personale, che tante volte ci impedisce di rispondere alla chiamata cristiana di amare Dio e di servire il prossimo per amore di Dio. Inoltre, queste molestie volontariamente accettate uniscono il cristiano a Cristo e alle sofferenze che Egli volontariamente accettò per redimerci dal peccato. Il monaco masochista de Il Codice da Vinci, che ama il dolore per se stesso, non ha nulla a che vedere con la mortificazione cristiana.

Che importanza ha la mortificazione per i membri dell’Opus Dei?

Malgrado la morbosa considerazione riservata da Il Codice da Vinci alla mortificazione, il ruolo che essa svolge nella vita dei membri dell’Opus Dei è molto secondario. La prima cosa, per ogni cattolico, è amare Dio e il prossimo. In modo coerente con il suo proposito di integrare la fede e la vita secolare, l’Opus Dei dà la massima importanza ai piccoli sacrifici più che ai grandi: continuare a lavorare quando si è stanchi, essere puntuale, fare a meno di qualcosa che piace nei pasti o tra le bevande, non lamentarsi…