La santità non comporta il distacco dal mondo

Durante il Congresso tenutosi a Zurigo il 15 giugno sul messaggio del Beato Josemaría Escrivá in occasione del centenario della nascita, il vescovo Küng ha sottolineato come l’apostolato dei laici deriva dal battesimo e non dalla gerarchia. Erano presenti oltre 350 persone.

Intervento della professoressa Gabriela Eisenring

Il Congresso di Zurigo è stato aperto dal filosofo Martin Rhonheimer. Secondo il relatore, il recupero della vita quotidiana all’ideale cristiano di santità, operato da Escrivá, non solo arricchisce la concezione cattolica del mondo, ma supera anche quella protestante e quella calvinista. Dal medioevo – ha detto – il cattolicesimo ha concepito il “mondano“ come l’opposto di “santo“. Josemaría Escrivá, al contrario, annunciò invece ben forte “l’amore appassionato per il mondo” che è buono, perché uscito dalle mani di Dio. Dio lo si trova dappertutto, proprio nel lavoro di ogni giorno, nell’apparente monotonia e nell’uniformità delle cose comuni.

In difformità anche con la posizione della teologia protestante, per Escrivá l’uomo, attraverso il proprio lavoro, prende parte all’opera divina della creazione. Rigenerazione del mondo e glorificazione di Dio sono concepite come una cosa sola.

È intervenuta poi la professoressa Gabriela Eisenring, che ha preso in esame la figura della donna nella concezione di Escrivá e ha affermato che egli già dal 1930 aveva chiara la piena parità dei diritti della donna e la sua legittima presenza in tutti i settori della società. Egli si richiamava per questo a “chiari fondamenti teologici“ e affermava fin da allora che alla donna dovevano essere aperte tutte le professioni. Il Fondatore dell’Opus Dei non si contentò di fare dichiarazioni di principio, ma promosse in tutto il mondo iniziative che di fatto collocavano la donna in grado di assumersi piena responsabilità nella società.

Escrivá – ha ricordato la Eisenring - ha sostenuto l’eguaglianza di diritti della donna anche all’interno della Chiesa, fatta salva la dottrina, confermata dal Concilio, secondo cui l’ordinazione sacerdotale è riservata agli uomini. Nell’Opus Dei infatti egli assegnò alle donne, a tutti i livelli, la stessa responsabilità degli uomini, non solo nell’aspetto organizzativo, ma anche nella formazione filosofica e teologica.

Infine il vescovo di Feldkirch Klaus Küng, che conobbe personalmente Escrivá, si è rammaricato che la chiamata universale alla santità – una dichiarazione fondamentale del Concilio Vaticano II – abbia finora ricevuto poca attenzione. L’Opus Dei ha a questo riguardo una lunga esperienza che può giovare a tutta la Chiesa. Infatti la collaborazione tra sacerdoti e laici nell’Opus Dei è senz’altro rivoluzionaria. “Sacerdoti e laici stanno sullo stesso piano, i sacerdoti vengono diretti generalmente da laici, come tutti gli altri. Non godono di alcun privilegio e tranne poche eccezioni non rivestono cariche direttive”.

Il Congresso, arricchito anche dagli interventi di Laszlo Gömöri, che ha parlato della propria esperienza di cristiano nella vita professionale, e di Franziska Voirol, che ha raccontato la propria vita quotidiana di madre di una famiglia numerosa, si è concluso con la proiezione del filmato “Seminatori di pace e di gioia“ del regista francese Philippe Riberre, che “racconta” tre opere sociali ispirate dal Beato Josemaria: l’Istituto di Promozione della Donna CADI, a Montevideo, il Rosedale Achievment Center nel Bronx di New York; e il Centro Monkole, un ospedale di pronto soccorso a Kinshasa, in Congo.