Intervista al Card. Herranz: Benedetto e Francesco, due pontificati di grande complementarietà

In occasione della pubblicazione del libro “Due papi” (Piemme), condividiamo un estratto dell'intervista di Francesco Ognibene al Card. Julián Herranz, comparsa su Avvenire il giorno 14 ottobre 2023.

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Eminenza, partiamo dall’attualità: cosa si attende dal Sinodo in corso in Vaticano?

Questo Sinodo mi sembra il tentativo più importante e pastoralmente incisivo per applicare l'ecclesiologia di comunione e la teologia del laicato del Concilio Vaticano II. Ho avuto la fortuna di partecipare come giovane collaboratore al Concilio. A distanza di 60 anni, credo sia sempre più chiaro che il cuore dell'assemblea aveva molto a che fare con la promozione dei fedeli laici e la chiamata universale di tutti i battezzati alla santità e all'apostolato: ogni uomo e ogni donna nella Chiesa dovrebbe prendere sul serio il battesimo. La missione di evangelizzare appartiene a tutti, non solo a vescovi, sacerdoti o religiosi. Proprio ieri ho incontrato un vescovo del Kenya che arrivava al Sinodo dopo aver svolto sessioni preparatorie con settemila laici della diocesi. Prego Dio che la volontà del Papa di avviare questo processo di ascolto a tutti i livelli, di promuovere il desiderio di camminare insieme, pastori e laici, inneschi un tempo di grazia nella Chiesa.

Da cosa nasce questo libro? Perché ha voluto unire nei suoi ricordi due Papi?

Soprattutto, volevo mostrare l'unità tra i pontificati di Benedetto XVI e Francesco attraverso le mie esperienze personali. Mi ha ferito la tendenza a politicizzare la religione, a prendere i Papi come bandiere di una parte o dell’altra: Benedetto “conservatore”, Francesco “progressista”. Mi sembra un atteggiamento falso, che impoverisce la Chiesa. La mia esperienza personale è che non c'è stata questa contrapposizione né dottrinale né personale. Al contrario: si sono amati e rispettati molto. Sono due pontificati di grande complementarietà: Benedetto e Francesco sono due altoparlanti per i credenti e per tutti gli uomini. Benedetto ha sottolineato negli areopaghi del mondo la necessità di un'armonia tra ragione e fede nella ricerca della verità, di fronte alla “dittatura del relativismo”; Francesco insiste sull’amore per il prossimo, sulla lotta alla “globalizzazione dell’indifferenza”. Al credente in mezzo al mondo fa molto bene sentire queste due campane.

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Lei ha vissuto per anni accanto al fondatore dell’Opus Dei: cosa deve a san Josemaría Escrivà?

Gli devo molto. Se non fosse stato per lui e per il suo messaggio oggi non sarei qui. L'ho conosciuto durante gli anni dell'università. A Roma, vivendo al suo fianco, ho imparato ad amare Cristo con una profondità gioiosa e totalizzante. È stato un profeta della santità laicale. Ha incoraggiato e accompagnato migliaia di uomini e donne a incarnare e diffondere il Vangelo nella loro vita ordinaria, nel loro lavoro. Essere Chiesa in mezzo al mondo non significa come prima cosa partecipare alle strutture ma approfondire nella vita di tutti i giorni la propria vocazione battesimale: animare il mondo dall'interno, essere Cristo che passa per le vie del mondo. Come insisteva san Josemaría, essere seminatori di pace e di gioia.


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