Lettera di san Josemaría nei cinquant’anni di sacerdozio

Prima di attraversare l’Atlantico per incontrare le persone e gli amici dell’Opus Dei in Sud America, il 28 gennaio del 1975 san Josemaría scrisse una lettera ai suoi figli e alle sue figlie spirituali per invitare tutti a rimanere uniti nella preghiera per il suo giubileo sacerdotale. Il testo della lettera è preso dal libro “Il Fondatore dell’Opus Dei", di Andrés Vázquez de Prada.

Carissimi, Gesù mi protegga le mie figlie e i miei figli!

Vi scrivo per chiedervi che il prossimo 28 marzo, 50º anniversario della mia ordinazione sacerdotale, preghiate in modo speciale per me, invocando come intercessori nostra Madre Maria Santissima e S. Giuseppe, nostro Padre e Signore, perché io sia un sacerdote buono e fedele.

Non voglio che si svolga nessun festeggiamento, perché desidero trascorrere questo giubileo secondo la norma consueta della mia condotta: a me spetta nascondermi e scomparire, perché solo Gesù risplenda. Però desidero che rimaniamo molto uniti quel giorno, con una gratitudine più profonda verso il Signore – il 28 marzo sarà Venerdì Santo – che ci ha spinti a essere partecipi della sua Santa Croce, cioè dell’Amore che non pone condizioni.

Aiutatemi a ringraziare Dio, oltre che per l’immenso tesoro della chiamata al sacerdozio e della vocazione divina all’Opera, per tutte le sue misericordie e tutti i suoi benefici, universa beneficia tua, etiam ignota, anche per quelli di cui non sono stato capace di accorgermi. Ringraziamo, figlie e figli, perché, pur essendo noi così poca cosa, un nulla, il nostro Padre del Cielo, nella sua bontà infinita, ha dilatato i nostri cuori e, con il fuoco che è venuto a portare sulla terra, ha acceso un grande Amore nelle nostre anime. Dimostriamogli inoltre una filiale riconoscenza per avere imparato, nella sua Opera, ad amare la Chiesa e il Romano Pontefice, con i fatti e nella verità.

Il prossimo Venerdì Santo unitevi a me nell’adorare il nostro Redentore, realmente presente nella Sacra Eucaristia, in tutti i monumenti di tutte le chiese del mondo. Che sia un giorno di intensa e innamorata adorazione.

Chiediamo perdono per tutti i nostri peccati e per i peccati di tutti gli uomini, con desiderio di purificazione e di riparazione davanti a tanta cecità: ut videamus!, ut videant!, perché vediamo, perché vedano.

Quel giorno, dunque, staremo molto uniti alla Santissima Vergine – contemplatela accanto alla Croce di suo Figlio – in raccoglimento di adorazione, di ringraziamento, di riparazione e di supplica. Gioia e dolore si danno appuntamento iuxta Crucem Iesu e tutte le parole e i gesti più belli delle creature non sono sufficienti per lodare l’Amore che si dona. Perciò, figlie e figli carissimi, commemoriamo il mio anniversario sacerdotale rinnovando il proposito di mettere a frutto ogni giorno, pieni di gratitudine, ai piedi della Croce – dell’Altare –, la Vita che Cristo ci dà. La Santa Messa sia sempre il centro e la radice della nostra esistenza: questo è il miglior modo di festeggiare il sacerdozio.

Fin da ora mi sento profondamente commosso per l’affetto che vi porterà a ricordare in questo modo il mio 50° di sacerdozio. Cercate di vivere la festa ben uniti alle mie intenzioni, specialmente quelle della mia Messa. Vi meraviglierete nello scoprire quante luci e quante grazie riceveremo dal Signore se ci sforziamo di rimanere dinanzi ai suoi occhi, pregando e lavorando alla sua presenza consummati in unum!, formando un so-lo cuore, anelando sempre più di servire la Santa Chiesa e le anime.

Affettuosamente vi benedice vostro Padre.

Mariano