Guadalupe faceva così...
Sono molto felice e contenta; don Álvaro mi chiede sempre se sono davvero contenta, e lo sono come mai nella mia vita. Anche se vedo che faccio tutto con molti difetti (vanità e amor proprio, soprattutto) noto talmente l’aiuto del Signore che sono certa che se Lui si impegna arriverò a fargli davvero piacere (Lettera a san Josemaría, Bilbao, 12 dicembre 1945).
Padre, che gioia mi da dirle eccomi, ora che faccio da capo e domani all’ultimo posto, sempre contenta perché servo il Signore. Ho ogni giorno più fiducia nel suo aiuto e meno nelle mie forze, e per questo dal momento in cui Nisa mi ha detto che andava via ho chiesto al Signore con molta decisione che non si separi da me un momento; voglio portare assieme a Lui continuamente la casa sulle spalle e spingere le mie sorelle verso di Lui (Lettera a san Josemaría, 17 marzo 1946).
Dopo la prima notte di veglia al Santissimo scrive a Nisa González Guzmán: Che gioia ci ha dato a tutte! E quante cose gli abbiamo chiesto per tutto! Immagino che lì sia accaduto qualcosa di simile, no? (Bilbao, 4 aprile 1946).
Padre, qualche volta credo di averle detto di non avere croci, perché nulla di quello che facevo mi costava fatica; adesso è lo stesso, però le sto trovando: le mie croci sono le preoccupazioni per le altre, nel vedere le lotte delle mie sorelle, nel rendermi conto che le ragazze non reagiscono bene, e sentirmi senza la forza di evitarlo; però cerco di accoglierle tutte con gioia e fare quello che posso, e affido al Signore il resto (Lettera a san Josemaría, 3 novembre 1946).
Tutte queste piccole cose non sono niente in confronto alle sue preoccupazioni, e dato che, malgrado tutto, lei Padre è sempre tranquillo e contento, cerco di fare lo stesso per aiutarla. Inoltre noto che grazie a queste croci ho molta più presenza di Dio, e mi occupo ogni giorno meno di me. Questo mi dà molta gioia. Soltanto nell’oratorio vedo con molta chiarezza i miei difetti grandi, grandi, e faccio atti di umiltà, e smetto di preoccuparmi. A volte penso che dovrei sentire maggiore rimorso, ma non lo sento; e anche pensare alle mancanze di prima non mi preoccupa (Lettera a san Josemaría, Bilbao, 11 novembre 1946).
Anche coloro che le stanno accanto offrono la loro testimonianza. Dopo l’operazione al cuore del 1958 a Roma, Encarnita Ortega scrive a Eduardo, fratello di Guadalupe: Carissimi Laurita ed Eduardo, mi dà molta gioia potervi dare notizie molto buone di Guadalupe. Il pericolo è superato completamente e fra alcuni giorni potrà alzarsi per pochi momenti. Vi invio questo resoconto che ha fatto il medico. Neppure per un istante ha perduto la pace e la gioia abituale, pur essendo assolutamente consapevole del suo stato.
Da quel Cielo radioso, tutta luce di gloria dove sei, fa’ che non notiamo la tua assenza, il tuo cambiamento di Casa. Sentiremo la mancanza del tuo sorriso, del tuo consiglio, della tua attenzione, delle tue battute e della tua presenza..., delle tue risate spontanee che riempivano di gioia una zona della casa... Ora, Guadalupe, intercedi perché il nostro cuore abbia sempre maggiori risonanze di gioia. Tu, infatti, eri una grande esperta di gioie profonde, di gioie che avevano le radici a forma di Croce (Rievocazione di Guadalupe dopo la sua morte, di autore anonimo).