Martedì, commento al Vangelo: Pulire l’interno

Vangelo e commento del martedì della 28.a settimana del tempo ordinario.

Vangelo (Lc 11, 37-41)

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse:

— Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.


Commento

Probabilmente quel fariseo era rimasto meravigliato dagli insegnamenti che aveva appena ascoltato ed ebbe l’audacia di invitare a mangiare Gesù, che non potette dir di no all’insistente supplica. Tra i due dovette stabilirsi una tale confidenza che Gesù sospese l’abituale protocollo della purificazione delle sue mani, perché, come egli aveva già detto ad alcuni farisei e scriba, “il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l’uomo” (Mt 15, 20). E invece questo piccolo dettaglio scandalizzò il fariseo: la sincera ammirazione per il Maestro e la grandezza della sua dottrina si mutò repentinamente in una severa critica a causa di una inezia. Poi arriva il rimprovero di Gesù, con parole che ricordano l’oracolo del Signore, pronunciato dal profeta: “Anche se tu ti lavassi con soda e molta potassa, resterebbe davanti a me la macchia della tua iniquità” (Ger 2, 22).

Quante volte Gesù s’indigna a causa dell’ipocrisia, mancanza di coerenza nella condotta dell’uomo! Soprattutto quando ci si impegna molto nel curare le apparenze trascurando invece la vita interiore. L’incoerenza spezza l’unità della persona umana, è una sorta di schizofrenia, perché “colui che ha fatto l’esterno ha fatto anche l’interno”. Che senso ha tenere una stoviglia pulita solo all’esterno? Nessuno vorrebbe bere o mangiare in essa, per quanto pulita sia all’esterno. Sarebbe una stoviglia assolutamente inutile per il fine al quale l’aveva prodotta l’artigiano. Gesù si avvale di questa immagine per metterci in guardia da un tremendo pericolo: che in una stessa persona conviva la cattiveria di cuore con una bontà che sia semplice apparenza.

È Dio che ci ha fatti all’interno come all’esterno, e vuole vivere dentro di noi, in modo che il nostro agire rispecchi la nostra vita interiore. Solo dal profondo di un cuore puro possono uscire opere buone, tra le quali si distingue l’elemosina, che “salva dalla morte e purifica da ogni peccato” (Tb 12, 9). Facciamo nostre le parole del salmista: “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (Sal 51, 12).

Josep Boira