Commento al Vangelo: Il maestro si conosce dai suoi frutti

Vangelo e commento del mercoledì della 12ª settimana del tempo ordinario. Il vero maestro diffonde la carità e l’unità; quello falso, diffonde il dissenso e la divisione della Chiesa.

Vangelo (Mt 7, 15-20)

Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete.


Commento

Il Discorso della Montagna, pronunciato quasi all’inizio della vita pubblica di nostro Signore, meravigliò i suoi ascoltatori e aprì i loro orizzonti; furono chiamati, niente di meno che alla perfezione. A conclusione di questo bellissimo discorso, erano stupiti, «egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi» (Mt 7, 28). La sua parola era sicura, definitiva; nei suoi insegnamenti non c’era ombra di dubbio o di incertezza. Il suo messaggio risultava comprensibile a tutti e si esprimeva con un linguaggio usuale, ma allo stesso tempo, era sublime e, con tutta evidenza, parola di Dio.

Ol vangelo di oggi è un buon esempio di ciò che meravigliava tanto la folla. Nostro Signore giudica i falsi profeti e, in virtù della sua esclusiva autorità, pronuncia su di loro una sentenza di condanna: «Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco» (Mt 7, 19).

Si tratta di una questione che si ripete. Ci sono stati molti profeti dell’Antico Testamento che traviarono il popolo e, più tardi, al tempo dei Padri della Chiesa, ci sono stati maestri in apparenza pieni di pietà e di zelo che, in realtà, non avvevano gli stessi sentimenti di Cristo (cfr. San Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo, 7). E la stessa cosa può accadere anche ai nostri giorni.

Nel Discorso dell’Ultima Cena, Gesù completa questo suo primo insegnamento: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano» (Gv 15, 5-6).

La chiave per poter discernere l’uno dall’altro, quindi, è nel fatto che il maestro diffonda nel corpo mistico che è la Chiesa, la carità e l’unità oppure, al contrario, il dissenso e la divisione, il frutto cattivo.

A volte, viene detto che proclamare la verità e l’essere caritatevole sono due fatti distinti. Il Signore, in questo brano del vangelo, ci dice che, in realtà, verità e carità vanno insieme. Quindi, il discepolo cerca sempre la verità e l’unità con il Magistero della Chiesa, attraverso il quale l’insegnamento di Cristo viene annunciato al mondo.

Andrew Soane