Commento al Vangelo: Gesù, unica via di salvezza

Vangelo e commento del lunedì della 16ª settimana del tempo ordinario. Per rispondere generosamente all’invito a seguirlo di nostro Signore, a una persona sincera non occorrono segni speciali e prodigi.

Vangelo (Mt 12, 38-42)

Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!


Commento

Nostro Signore sa bene che la richiesta degli scribi e dei farisei è falsa e in mala fede. Con quella loro domanda formale vogliono mettere alla prova Gesù e, con ogni probabilità, sono già pronti ad attribuire a Beelzebul (come avevano fatto poco prima. Cfr. Mt 12, 24) qualche eventuale miracolo che avesse potuto realizzare. Per questo Egli rifiuta con fermezza la loro richiesta e, continuando, fa riferimento a un segno di Giona. Questo segno agisce a vari livelli. Nel concreto, come dice lo stesso Vangelo, i tre giorni e le tre notti di Giona nel ventre della balena, sono un segno del tempo tra la morte e la risurrezione di nostro Signore. Questa interpretazione ha conferma, anche, nel segnale parallelo del tempio ricostruito in tre giorni. Quando lo stesso gruppo gli aveva chiesto: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2, 18-19).

Ci sono, però, altri evidenti punti di paragone con Giona e, probabilmente, Gesù si riferiva anche ad essi. In maniera più piena, la missione di Giona è un segno: il volontario sacrificio della sua vita per salvare i suoi compagni, la sua fuga miracolosa e l’esito straordinario della sua predicazione a Ninive. Tutto ciò ha un parallelo nella morte redentrice di nostro Signore, la sua risurrezione e il futuro successo del Vangelo.

Gli scribi e i farisei, istruiti nelle Scritture, potevano anche loro capire il significato delle parole di nostro Signore: «Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona!». Ma erano ostinati nel rifiutare il messaggio di Gesù. Invece, i niniviti si erano pentiti di fronte al messaggio di Giona, «fra quaranta giorni Ninive verrà distrutta». Per questo, continuando a disprezzare il messaggio di nostro Signore, gli scribi e i farisei anche loro andranno incontro al disastro e, possiamo aggiungere, che la stessa cosa potrà accadere a questa generazione.

Quanto a noi, tutto il brano è una esortazione a ritornare a nostro Signore e accettare i suoi insegnamenti, che sono l’unica e vera via di salvezza.

Andrew Soane