Commento al Vangelo: Figlio di Davide e Figlio di Dio

Vangelo e commento del venerdì della 9ª settimana del tempo ordinario. Nel Vangelo, Gesù rivela mano a mano la sua identità di Messia, di Figlio di Davide e, soprattutto, di Figlio di Dio.

Vangelo (Mc 12, 35-37)

Insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:

Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi.

Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.


Commento

Ieri abbiamo meditato la risposta di Gesù a una domanda formulata da uno scriba riguardo quale sia il primo comandamento della legge di Dio e come il Signore abbia richiamato il noto Shemá Israel unito al servizio per il prossimo.

Il Vangelo di oggi, raccoglie un insegnamento del Signore che è necessario per comprendere meglio il mistero della sua identità.

Nel tempo della sua predicazione, Gesù è andato rivelandosi progressivamente agli uomini. Ad esempio, quando quando san Pietro lo dichiarò Messia (cfr. Mc 8, 29) oppure quando il cieco Bartimeo lo chiamò figlio misericordioso di Davide (cfr. Mc 10, 47-48).

Nel brano odierno, per quanto in forma ancora velata, Gesù insegna ai suoi che questi titoli che gli sono stati attribuiti sono corretti, ma ancora incompleti. Perchè è vero che il Signore è il Messia, l’atteso Figlio di Davide, l’inviato di Dio, ma, prima di tutto, è il Figlio di Dio.

Con la sua domanda, il Signore vuole orientarli verso la trascendenza e fargli intendere che il Messia non è un semplice uomo, ma qualcuno di natura divina.

Nel dire che Davide ha scritto il salmo che richiama (cfr. Sal 109), Gesù espone il senso messianico delle parole: «Disse il Signore al mio Signore», per dire che il secondo «Signore» è il Messia, con il quale Gesù stesso si identifica.

Così, la realtà misteriosamente trascendente del Messia viene spiegata dal fatto paradossale che, pur essendo figlio – nel senso di discendente di Davide – però, questo lo chiama suo Signore, perchè non è soltanto figlio di Davide, ma e principalmente, il Figlio di Dio

Pablo Erdozáin