Viaggio di Benedetto XVI in Portogallo

Viaggio Apostolico in Portogallo nel 10° anniversario della beatificazione di Giacinta e Francesco, i pastorelli di Fatima (11-14 maggio 2010). Sintesi di tutti gli interventi del Papa.

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Per vedere alcune fotografie del viaggio del Papa, clicca qui Le speranze del mondo e le certezze del vangelo

CITTA' DEL VATICANO, 14 MAG. 2010 (VIS). Questa mattina il Papa ha preso congedo dalla casa "Nossa Senhora do Carmo" di Fatima e, in elicottero, si è recato a Oporto, seconda città del Portogallo e capitale industriale del nord del Paese, dove è atterrato alle 9:30 (ora del Portogallo).

  All'arrivo Benedetto XVI è stato accolto dal Vescovo di Oporto Monsignor Manuel J. Macário do Nascimento Clemente e dalle Autorità civili e militari della città. Successivamente in autovettura panoramica il Papa ha percorso i cinque chilometri che lo separavano dalla Avenida dos Aliados. Dopo un giro in mezzo ai fedeli radunati nel piazzale, il Papa ha celebrato la Santa Messa alle ore 10:15. 

  Nell'omelia Benedetto XVI ha ricordato la figura di San Mattia - la cui festa ricorre oggi - "che era stato testimone della vita pubblica di Gesù e del suo trionfo sulla morte, restandogli fedele sino alla fine, nonostante l'abbandono di molti". San Mattia fu scelto dagli apostoli come testimone dopo il suicidio di Giuda.

  "'Bisogna che uno divenga testimone, insieme a noi, della risurrezione', diceva Pietro. E il suo attuale Successore ripete a ciascuno di voi: Miei fratelli e sorelle, bisogna che diventiate con me testimoni della risurrezione di Gesù. In effetti, se non sarete voi i suoi testimoni nel vostro ambiente, chi lo sarà al vostro posto?" - ha detto il Santo Padre.

  "Il cristiano è, nella Chiesa e con la Chiesa, un missionario di Cristo inviato nel mondo. Questa è la missione improrogabile di ogni comunità ecclesiale: ricevere da Dio e offrire al mondo Cristo risorto, affinché ogni situazione di indebolimento e di morte sia trasformata, mediante lo Spirito Santo, in occasione di crescita e di vita". 

  "Nulla imponiamo, ma sempre proponiamo, come Pietro ci raccomanda in una delle sue lettere: 'Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi'. E tutti, alla fine, ce la domandano, anche coloro che sembrano non domandarla. (...) Infatti le più profonde attese del mondo e le grandi certezze del Vangelo si incrociano nell'irrecusabile missione che ci compete".

  "Tuttavia, se questa certezza ci consola e ci tranquillizza, non ci esime dall'andare incontro agli altri. Dobbiamo vincere la tentazione di limitarci a ciò che ancora abbiamo, o riteniamo di avere, di nostro e di sicuro: sarebbe un morire a termine, in quanto presenza di Chiesa nel mondo, la quale, d'altronde, può soltanto essere missionaria nel movimento diffusivo dello Spirito. Sin dalle sue origini, il popolo cristiano ha avvertito con chiarezza l'importanza di comunicare la Buona Novella di Gesù a quanti non lo conoscevano ancora. In questi ultimi anni, è cambiato il quadro antropologico, culturale, sociale e religioso dell'umanità; oggi la Chiesa è chiamata ad affrontare nuove sfide ed è pronta a dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme ad ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza dei popoli. Il campo della missione 'ad gentes' si presenta oggi notevolmente ampliato e non definibile soltanto in base a considerazioni geografiche; in effetti ci attendono non soltanto i popoli non cristiani e le terre lontane, ma anche gli ambiti socio-culturali e soprattutto i cuori che sono i veri destinatari dell'azione missionaria del popolo di Dio".

  "Sì! Siamo chiamati a servire l'umanità del nostro tempo, confidando unicamente in Gesù, lasciandoci illuminare dalla sua Parola. (...) Tutto si definisce a partire da Cristo, quanto all'origine e all'efficacia della missione: la missione la riceviamo sempre da Cristo, che ci ha fatto conoscere ciò che ha udito dal Padre suo, e siamo investiti in essa per mezzo dello Spirito, nella Chiesa. Come la Chiesa stessa, opera di Cristo e del suo Spirito, si tratta di rinnovare la faccia della terra partendo da Dio, sempre e solo da Dio!".

  Al termine della Santa Messa il Papa è ritornato in Sagrestia, nel palazzo del Municipio di Porto, per la firma nel Libro d'Oro del Municipio e si è affacciato al balcone dell'edificio per salutare le migliaia di fedeli presenti nella piazza. Benedetto XVI ha ringraziato tutti per la festosa accoglienza tributatagli nella "Città della Vergine".

  "Volentieri avrei accettato l'invito a prolungare la mia permanenza nella vostra città, ma non è possibile" - ha detto il Santo Padre - "Permettetemi, dunque, di partire abbracciandovi affettuosamente in Cristo, nostra Speranza".

   Dopo i saluti il Papa si è diretto in autovettura panoramica all'aeroporto di Oporto per il rientro a Roma.

Un rinnovato ardore spirituale a apostolico  CITTA' DEL VATICANO, 14 MAG. 2010 (VIS). Alle 13:30 di questo pomeriggio ha avuto luogo la cerimonia di congedo del Santo Padre dal Portogallo, all'aeroporto internazionale di Oporto. Dopo il saluto del Presidente della Repubblica Signor Anibal Cavaco Silva, il Santo Padre ha pronunciato un discorso.

  Benedetto XVI ha espresso la sua "sincera gratitudine" al Presidente della Repubblica, ai Vescovi, al Governo e a tutte le autorità civili e militari "che si sono prodigate con visibile dedizione lungo l'intero viaggio. Vi auguro ogni bene! I mezzi di comunicazione sociale mi hanno permesso di arrivare a molte persone, alle quali non era possibile vedermi da vicino. Anche a loro mi sento molto grato".

  "A tutti i portoghesi, cattolici o no, agli uomini e alle donne che vivono qui, anche se non sono nati qui, va il mio saluto nel momento di congedarmi da voi. Non cessi di crescere tra voi la concordia, che è essenziale per una salda coesione, via necessaria per affrontare con responsabilità comune le sfide che vi stanno dinnanzi. Continui questa gloriosa Nazione a manifestare la grandezza d'animo, il profondo senso di Dio, l'apertura solidale, retta da principi e valori impregnati di umanesimo cristiano. A Fatima, ho pregato per il mondo intero chiedendo che il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un maggiore rispetto reciproco e una rinnovata fiducia e confidenza in Dio, nostro Padre che è nei cieli".

  "È stata per me una gioia" - ha proseguito il Pontefice - "essere testimone della fede e della devozione della comunità ecclesiale portoghese. Ho potuto vedere l'entusiasmo dei bambini e dei giovani, la fedele adesione dei presbiteri, dei diaconi e dei religiosi, la dedizione pastorale dei Vescovi, la voglia di ricercare la verità e la bellezza evidente nel mondo della cultura, la creatività degli operatori della pastorale sociale, il vibrare della fede dei fedeli nelle diocesi che ho visitato. Il mio desiderio è che la mia visita divenga incentivo per un rinnovato ardore spirituale e apostolico. Che il Vangelo venga accolto nella sua integralità e testimoniato con passione da ogni discepolo di Cristo, affinché esso si riveli come lievito di autentico rinnovamento dell'intera società!". 

  Terminato il suo discorso il Papa si è imbarcato sull'aereo per Roma. Il suo arrivo all'aeroporto di Ciampino è previsto alle 18:00. Da lì in elicottero Benedetto XVI raggiungerà il Vaticano, concludendo così il quindicesimo Viaggio Apostolico fuori d'Italia.

La Luce dei pastorelli è il Figlio di Dio fatto Uomo

CITTA' DEL VATICANO, 13 MAG. 2010 (VIS). Oggi, memoria della Beata Maria Vergine di Fatima, decimo anniversario della Beatificazione dei Pastorelli Giacinta e Francesco, il Papa ha celebrato l'Eucaristia sulla Spianata del Santuario di Fatima con la partecipazione di mezzo milione di persone.

  Nell'omelia il Santo Padre ha affermato: "Sono venuto a Fatima per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione. (...) Sono venuto a Fatima per pregare, con Maria e con tanti pellegrini, per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze, (...) per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene che rendono accogliente e benefica la Casa di Dio".

  Nel ricordare le "innocenti e profonde confidenze mistiche dei Pastorelli" - ha affermato Benedetto XVI - "qualcuno potrebbe guardarli con un po' di invidia perché essi hanno visto, oppure con la delusa rassegnazione di chi non ha avuto la stessa fortuna, ma insiste nel voler vedere". 

  "Le Scritture" - ha proseguito il Pontefice - "ci invitano a credere. (...) Dio può raggiungerci, offrendosi alla nostra visione interiore. Di più, quella Luce nell'intimo dei Pastorelli, che proviene dal futuro di Dio, è la stessa che si è manifestata nella pienezza dei tempi ed è venuta per tutti: il Figlio di Dio fatto uomo. (...) Perciò la nostra speranza ha fondamento reale, poggia su un evento che si colloca nella storia e al tempo stesso la supera: è Gesù di Nazaret". 

  "La fede in Dio" - ha sottolineato il Pontefice - "apre all'uomo l'orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l'abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell'Amore che sostiene il mondo".

  Nel richiamare l'attenzione sul fatto che "i Pastorelli hanno fatto della loro vita un'offerta a Dio e una condivisione con gli altri per amore di Dio", il Santo Padre ha affermato: "Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. (...) L'uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo... Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: 'Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?'".

  "Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull'altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l'Amore di Dio che arde nel suo".

  Benedetto XVI ha concluso l'omelia affermando: "Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità".

  Al termine della Santa Messa, il Papa si è rivolto ai malati presenti e a quanti lo seguivano attraverso la radio e la televisione con queste parole: "Fratello e Sorella mia, agli occhi di Dio hai 'un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l'uomo, (...), in carne e sangue, come ci viene dimostrato nel racconto della Passione di Cristo. Da lì in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in ogni sofferenza la 'con-solatio', la consolazione dell'amore partecipe di Dio. (...) Potrai superare la sensazione di inutilità della sofferenza che consuma la persona nell'intimo di se stessa e la fa sentire un peso per gli altri, quando, in verità, la sofferenza, vissuta con Gesù, serve per la salvezza dei fratelli".

  "Il divin Maestro, più che dilungarsi a spiegare le ragioni della sofferenza, ha preferito chiamare ciascuno a seguirlo, dicendo: 'Prendi la tua croce e seguimi'. Vieni con me. Prendi parte, con la tua sofferenza, a quest'opera di salvezza del mondo, che si realizza mediante la mia sofferenza, per mezzo della mia Croce. Man mano che abbracci la tua croce, unendoti spiritualmente alla mia Croce, si svelerà ai tuoi occhi il significato salvifico della sofferenza. Troverai nella sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale".

  "Cari malati" - ha detto ancora il Santo Padre - "accogliete questa chiamata di Gesù che passerà accanto a voi nel Santissimo Sacramento e affidategli ogni contrarietà e pena che affrontate, affinché diventino - secondo i Suoi disegni - mezzo di redenzione per il mondo intero. Voi sarete redentori del Redentore, come siete figli nel Figlio. Presso la croce ... si trova la Madre di Gesù, la nostra Madre".

  Prima di congedarsi, Benedetto XVI ha rivolto parole di saluto in varie lingue ai numerosi pellegrini presenti.

  Infine il Papa ha compiuto una visita alle tombe dei Pastorelli situate nella Basilica del Santuario di Fatima e quindi è rientrato alla Casa "Nossa Senhora do Carmo" per il pranzo con i Vescovi del Portogallo e il Seguito papale.

La Carità è la forza principale e il principio della Dottrina Sociale della Chiesa

CITTA' DEL VATICANO, 13 MAG. 2010 (VIS). Alle 17:00 (ora del Portogallo), il Santo Padre Benedetto XVI è giunto alla Chiesa della Santissima Trindade nel Santuario della Beata Maria Vergine di Fatima per l'incontro con i rappresentanti delle organizzazioni della pastorale sociale. All'incontro hanno partecipato, oltre gli organismi cattolici, membri di altre istituzioni nazionali impegnate nell'assistenza sociale.

  Dopo il saluto del Vescovo Carlos Azevedo, Ausiliare di Lisboa, il Papa si è rivolto a quanti operano nel "vasto mondo della carità".

  "'Cristo ci rivela che 'Dio è amore' e insieme ci insegna che la legge fondamentale della perfezione umana e quindi anche della trasformazione del mondo è il nuovo comandamento dell'amore" - ha ricordato il Santo Padre - (...) L'attuale scenario della storia è di crisi socio-economica, culturale e spirituale, e pone in evidenza l'opportunità di un discernimento orientato dalla proposta creativa del messaggio sociale della Chiesa. Lo studio della sua dottrina sociale, che assume come principale forza e principio la carità, permetterà di tracciare un processo di sviluppo umano integrale che coinvolga le profondità del cuore e  raggiunga una più ampia umanizzazione della società".

  "Nella sua dimensione sociale e politica, questa diaconia della carità è propria dei fedeli laici, chiamati a promuovere organicamente il bene comune, la giustizia e a configurare rettamente la vita sociale. (...) L'attrarre nuovi operatori laici per questo campo pastorale meriterà sicuramente una particolare premura dei pastori, attenti al futuro. (...) Uniti a Cristo nella sua consacrazione al Padre, siamo afferrati dalla sua compassione per le moltitudini che chiedono giustizia e solidarietà e, come il buon samaritano della parabola, ci impegniamo ad offrire risposte concrete e generose".

  "Spesso, però, non è facile arrivare ad una sintesi soddisfacente tra la vita spirituale e l'attività apostolica" - ha affermato il Pontefice - "La pressione esercitata dalla cultura dominante, che presenta con insistenza uno stile di vita fondato sulla legge del più forte, sul guadagno facile e allettante, finisce per influire sul nostro modo di pensare, sui nostri progetti e sulle prospettive del nostro servizio, con il rischio di svuotarli di quella motivazione della fede e della speranza cristiana che li aveva suscitati". 

  "Le numerose e pressanti richieste di aiuto e sostegno che ci rivolgono i poveri e i gli emarginati della società ci spingono a cercare soluzioni che rispondano alla logica dell'efficienza, dell'effetto visibile e della pubblicità. Tuttavia" - ha sottolineato il Papa - "la menzionata sintesi è assolutamente necessaria, amati fratelli, per poter servire Cristo nell'umanità che vi attende". 

  "Tra tante istituzioni sociali al servizio del bene comune vicine alle popolazioni bisognose" - ha ricordato il Pontefice - "si contano quelle della Chiesa cattolica. Bisogna che sia chiaro il loro orientamento, perché assumano un'identità ben evidente: nell'ispirazione dei loro obiettivi, (...) nella seria ed efficace gestione dei mezzi". 

  "Oltre l'identità e ad essa collegata, è un passo fondamentale concedere all'attività caritativa cristiana autonomia e indipendenza dalla politica e dalle ideologie, anche se in collaborazione con gli organi dello Stato per raggiungere scopi comuni". 

  "Le vostre attività assistenziali, educative o caritative" - ha auspicato il Papa - "siano completate da progetti di libertà che promuovano l'essere umano, nella ricerca della fraternità universale. Si colloca qui l'urgente impegno dei cristiani nella difesa dei diritti umani, attenti alla totalità della persona umana nelle sue diverse dimensioni". 

  "Esprimo profondo apprezzamento" - ha detto Benedetto XVI - "a tutte quelle iniziative sociali e pastorali che cercano di lottare contro i meccanismi socio-economici e culturali che portano all'aborto e che hanno ben presenti la difesa della vita e la riconciliazione e la guarigione delle persone ferite dal dramma dell'aborto". 

  "Le iniziative che hanno lo scopo di tutelare i valori essenziali e primari della vita, dal suo concepimento, e della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna" - ha concluso il Pontefice - "aiutano a rispondere ad alcune delle più insidiose e pericolose sfide che oggi si pongono al bene comune. Tali iniziative costituiscono, insieme a tante altre forme d'impegno, elementi essenziali per la costruzione della civiltà dell'amore".

  Al termine della celebrazione il Papa ha benedetto la Prima pietra di un centro delle Misericordie Portoghesi da erigere a Fatima e successivamente ha fatto rientro alla Casa "Nossa Senhora do Carmo" per l'incontro con i Vescovi del Portogallo.

 Autentici testimoni di Gesù Cristo in tutti gli ambienti

CITTA' DEL VATICANO, 13 MAG. 2010 (VIS). Questa sera, nella Casa "Nossa Senhora do Carmo" di Fatima, il Papa ha incontrato il Vescovi del Portogallo.

  Nel suo discorso Benedetto XVI ha affermato: "Il Papa ha bisogno di aprirsi sempre di più al mistero della Croce, abbracciandola quale unica speranza e ultima via per guadagnare e radunare nel Crocifisso tutti i suoi fratelli e sorelle in umanità. Obbedendo alla Parola di Dio, egli è chiamato a vivere non per sé stesso ma per la presenza di Dio nel mondo". 

  "In verità" - ha detto il Papa - "i tempi nei quali viviamo esigono un nuovo vigore missionario dei cristiani, chiamati a formare un laicato maturo, identificato con la Chiesa, solidale con la complessa trasformazione del mondo. C'è bisogno di autentici testimoni di Gesù Cristo, soprattutto in quegli ambienti umani dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali, i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale, con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita. In tali ambiti non mancano credenti che si vergognano e che danno una mano al secolarismo, costruttore di barriere all'ispirazione cristiana. Nel frattempo, amati Fratelli, quanti difendono in tali ambienti, con coraggio, un vigoroso pensiero cattolico, fedele al Magistero, continuino a ricevere il vostro stimolo e la vostra parola illuminante, per vivere, da fedeli laici, la libertà cristiana". 

  "Decisivo" - ha ribadito il Pontefice - "è riuscire ad inculcare in ogni agente evangelizzatore un vero ardore di santità, consapevoli che il risultato deriva soprattutto dall'unione con Cristo e dall'azione del suo Spirito".

  "Quando, nel sentire di molti, la fede cattolica non è più patrimonio comune della società e, spesso, si vede come un seme insidiato e offuscato da 'divinità' e signori di questo mondo, molto difficilmente essa potrà toccare i cuori mediante semplici discorsi o richiami morali e meno ancora attraverso generici richiami ai valori cristiani. Il richiamo coraggioso e integrale ai principi è essenziale e indispensabile; tuttavia il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona, non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l'incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui". 

  "In un momento di fatica della Chiesa" - ha detto il Papa - "in un momento in cui si parlava di 'inverno della Chiesa', lo Spirito Santo creava una nuova primavera, risvegliando nei giovani e negli adulti la gioia di essere cristiani" - ha detto il Papa esprimendo gioia per il sorgere di tanti movimenti e nuove comunità ecclesiali. "Grazie ai carismi, la radicalità del Vangelo, il contenuto oggettivo della fede, il flusso vivo della sua tradizione vengono comunicati in modo persuasivo e sono accolti come esperienza personale, come adesione della libertà all'evento presente di Cristo".

  "Condizione necessaria, naturalmente, è che queste nuove realtà vogliano vivere nella Chiesa comune". Esse "devono sentirsi fondamentalmente responsabili della comunione, della fede comune della Chiesa e devono sottomettersi alla guida dei Pastori. Sono questi che devono garantire l'ecclesialità dei movimenti".

  "Noi Vescovi" - ha proseguito il Pontefice - "dobbiamo sentire la responsabilità di accogliere questi impulsi che sono doni per la Chiesa e le conferiscono nuova vitalità, ma, dall'altra, dobbiamo anche aiutare i movimenti a trovare la strada giusta, facendo delle correzioni con comprensione - quella comprensione spirituale e umana che sa unire guida, riconoscenza e una certa apertura e disponibilità ad accettare di imparare".

  "Nell'Anno sacerdotale (...), riscoprite, amati Fratelli, la paternità episcopale soprattutto verso il vostro clero. Per troppo tempo si è relegata in secondo piano la responsabilità dell'autorità come servizio alla crescita degli altri, e, prima di tutti, dei sacerdoti. Questi sono chiamati a servire, nel loro ministero pastorale, integrati in un'azione pastorale di comunione o di insieme".

  "Non si tratta di ritornare al passato" - ha detto ancora il Papa - "né di un semplice ritorno alle origini, ma di un ricupero del fervore delle origini, della gioia dell'inizio dell'esperienza cristiana, facendosi accompagnare da Cristo come i 'discepoli di Emmaus' nel giorno di Pasqua, lasciando che la sua parola ci riscaldi il cuore, che il 'pane spezzato' apra i nostri occhi alla contemplazione del suo volto. Soltanto così il fuoco della carità sarà ardente abbastanza da spingere ogni fedele cristiano a diventare dispensatore di luce e di vita nella Chiesa e tra gli uomini".

  Al termine del suo discorso il Papa ha invitato i Vescovi a  "rinvigorire in voi stessi e intorno a voi i sentimenti di misericordia e di compassione per essere in grado di rispondere alle situazioni di gravi carenze sociali. Si costituiscano organizzazioni e si perfezionino quelle già esistenti, perché siano in grado di rispondere con creatività ad ogni povertà, includendo quelle della mancanza di senso della vita e dell'assenza di speranza". 

  Il Papa ha elogiato l'impegno dei Vescovi nell'"aiutare le diocesi più bisognose, soprattutto dei Paesi lusofoni. Le difficoltà, che adesso si fanno sentire di più, non vi facciano indebolire nella logica del dono. Continui ben viva, nel Paese, la vostra testimonianza di profeti della giustizia e della pace, difensori dei diritti inalienabili della persona, unendo la vostra voce a quella dei più deboli, che avete saggiamente motivato a possedere voce propria, senza temere mai di alzare la voce in favore degli oppressi, degli umiliati e dei maltrattati".

   Al termine dell'incontro il Papa è rientrato alla Casa "Nossa Sehnora do Carmo" per la cena e il pernottamento.

La Consacrazione della Vergine: la chiesa si rinnovi con sacerdoti santi  CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2010 (VIS). Nel primo pomeriggio di oggi il Santo Padre ha preso congedo dalla Nunziatura Apostolica di Lisboa ed è partito in elicottero per Fatima, cittadina di 8.000 abitanti, dove nel 1917 la Vergine apparve ai tre Pastorelli Giacinta, Francesco e Lucia. Giacinta e Francesco furono beatificati da Giovanni Paolo II nel 2000, anno della sua terza visita a Fatima.

  Sul luogo delle apparizioni chiamato "Cova da Iria", fu costruito il Santuario composto da un "Recinto di preghiera" e da una vasta Spianata sulla quale si affacciano vari edifici. All'estremità nord sorge la Basilica e sulla sinistra si trova la "Capelinha", la Cappellina delle Apparizioni, costruita nel 1919.

  Il Santo Padre ha letto una preghiera davanti alla statua della Vergine nella Cappellina delle Apparizioni, ed ha ricordato che il Venerabile Giovanni Paolo II compì una visita a Maria Vergine di Fatima in tre occasioni, e Le rese grazie "per quella 'mano invisibile' che lo ha liberato dalla morte nell'attentato del tredici maggio del 1981".

  "Ringrazio, Madre diletta, le preghiere e i sacrifici che i Pastorelli di Fatima  facevano per il Papa, condotti dai sentimenti che tu hai ispirato loro nelle apparizioni. Ringrazio anche tutti coloro che, ogni giorno, pregano per il Successore di Pietro e per le sue intenzioni affinché il Papa sia forte nella fede, audace nella speranza e zelante nell'amore".

  Il Santo Padre ha offerto la Rosa d'Oro "che ho portato da Roma, come omaggio di gratitudine del Papa per le meraviglie che l'Onnipotente ha compiuto per mezzo di Te nei cuori di tanti che vengono pellegrini a questa tua casa materna". 

  Successivamente il Papa si è recato alla Chiesa della Santissima Trindade - a 300 metri di distanza - dove ha presieduto la celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi e i diaconi.

  Nell'omelia il Santo Padre ha espresso la sua riconoscenza e la gratitudine della Chiesa "A tutti voi che avete donato la vita a Cristo" ed ha detto: "Desidero, questa sera, esprimere l'apprezzamento e la riconoscenza ecclesiale. Grazie per la vostra testimonianza spesso silenziosa e per niente facile; grazie per la vostra fedeltà al Vangelo e alla Chiesa". 

  "La principale preoccupazione di ogni cristiano, specialmente della persona consacrata e del ministro dell'Altare, deve essere la fedeltà, la lealtà alla propria vocazione, come discepolo che vuole seguire il Signore. (...) Ciò suppone evidentemente una vera intimità con Cristo nella preghiera, poiché sarà l'esperienza forte ed intensa dell'amore del Signore che dovrà portare i sacerdoti e i consacrati a corrispondere in un modo esclusivo e sponsale al suo amore". 

  "C'è una solidarietà profonda fra tutti i membri del Corpo di Cristo: non è possibile amarlo senza amare i suoi fratelli. Fu per la salvezza di essi che Giovanni Maria Vianney ha voluto essere sacerdote. (...) Siate solleciti gli uni verso gli altri, sostenendovi fraternamente". 

  "Come è importante aiutarvi a vicenda per mezzo della preghiera e con utili consigli e discernimenti!. Riservate particolare attenzione alle situazioni di un certo indebolimento degli ideali sacerdotali oppure al fatto di dedicarsi ad attività che non si accordano integralmente con ciò che è proprio di un ministro di Gesù Cristo".

  "Sebbene il sacerdozio di Cristo sia eterno, la vita dei sacerdoti è limitata. Cristo vuole che altri perpetuino lungo il tempo il sacerdozio ministeriale da Lui istituito. Perciò mantenete, nel vostro intimo e intorno a voi, l'ansia di suscitare - assecondando la grazia dello Spirito Santo - nuove vocazioni sacerdotali tra i fedeli". 

  "Cari seminaristi, (...) verificate bene le intenzioni e le motivazioni; dedicatevi con animo forte e spirito generoso alla vostra formazione. L'Eucaristia, centro della vita del cristiano e scuola di umiltà e di servizio, deve essere l'oggetto principale del vostro amore". 

  Infine il Papa ha pronunciato un atto di affidamento e di consacrazione dei sacerdoti al Cuore Immacolato di Maria: "Siamo consapevoli che, senza Gesù, non possiamo fare nulla di buono e che, solo per Lui, con Lui ed in Lui, saremo per il mondo strumento di salvezza".

  "Sposa dello Spirito Santo, ottienici l'inestimabile dono della trasformazione in Cristo. Per la stessa potenza dello Spirito che, estendendo su di Te la sua ombra, ti rese Madre del Salvatore, aiutaci affinché Cristo, tuo Figlio, nasca anche in noi. Possa così la Chiesa, essere rinnovata da santi sacerdoti, trasfigurati dalla grazia di Colui che fa nuove tutte le cose".

 

  "Aiutaci, con la tua potente intercessione, a non venir mai meno a questa sublime vocazione, a non cedere ai nostri egoismi, alle lusinghe del mondo ed alle suggestioni del Maligno".

  "Madre della Chiesa, noi, sacerdoti, vogliamo essere pastori che non pascolano se stessi, ma si donano a Dio per i fratelli, trovando in questo la loro felicità. Non solo a parole, ma con la vita, vogliamo ripetere umilmente, giorno per giorno, il nostro 'eccomi".

 Al termine della celebrazione dei Vespri, il Santo Padre si è recato per la cena aalla Casa "Nossa Senhora do Carmo", Casa per gli Esercizi Spirituali, che fa parte del complesso del Santuario.

Benedetto XVI recita il rosario davanti alla Madonna di Fatima

 CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2010 (VIS). Alle 21:15 (ora del Portogallo), il Santo Padre si è recato in autovettura panoramica alla Cappella delle Apparizioni per la recita del Rosario, alla luce delle fiaccole, con i pellegrini lì riuniti. Prima della preghiera, Benedetto XVI ha benedetto i ceri dei partecipanti e ha rivolto loro alcune parole.

  "Cari pellegrini, tutti voi insieme, con la candela accesa in mano" - ha detto il Papa - "sembrate un mare di luce intorno a questa semplice cappella, eretta premurosamente in onore della Madre di Dio e Madre nostra, la cui via di ritorno dalla terra al cielo era apparsa ai Pastorelli come una striscia di luce". 

  "Però sia Maria che noi stessi non godiamo di luce propria: la riceviamo da Gesù. La presenza di Lui in noi rinnova il mistero e il richiamo del roveto ardente, quello che un tempo sul monte Sinai ha attirato Mosè e non smette di affascinare quanti si rendono conto di una luce speciale in noi che arde però senza consumarci".

  "A Mosè, Dio aveva ordinato: 'Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è un suolo santo' . E così ha fatto; calzerà nuovamente i sandali per andare a liberare il suo popolo dalla schiavitù d'Egitto e guidarlo alla terra promessa. (...) Lungo il corso della storia del popolo eletto, la promessa della terra va assumendo sempre di più questo significato: la terra è donata perché ci sia un luogo dell'obbedienza, affinché ci sia uno spazio aperto a Dio".

  "Nel nostro tempo, in cui la fede in ampie regioni della terra, rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata, la priorità al di sopra di tutte è rendere Dio presente in questo mondo ed aprire agli uomini l'accesso a Dio. Non a un dio qualsiasi, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; quel Dio il cui volto riconosciamo nell'amore portato fino alla fine, in Gesù Cristo crocifisso e risorto. (...) Non abbiate paura di parlare di Dio e di manifestare senza vergogna i segni della fede, facendo risplendere agli occhi dei vostri contemporanei la luce di Cristo".

  "Fratelli e sorelle, in questo luogo stupisce osservare come tre bambini si sono arresi alla forza interiore che li ha invasi nelle apparizioni dell'Angelo e della Madre del Cielo. Qui, dove tante volte ci è stato chiesto di recitare il Rosario, lasciamoci attrarre dai misteri di Cristo, i misteri del Rosario di Maria. (...) Nel meditare i misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi mentre recitiamo le 'Ave Maria', contempliamo l'intero mistero di Gesù, dall'Incarnazione fino alla Croce e alla gloria della Risurrezione; contempliamo l'intima partecipazione di Maria a questo mistero e la nostra vita in Cristo oggi, che pure si presenta tessuta di momenti di gioia e di dolore, di ombre e di luce, di trepidazione e di speranza. La grazia invade il nostro cuore suscitando il desiderio di un incisivo ed evangelico cambiamento di vita".

  "Sento che mi accompagnano la devozione e l'affetto dei fedeli qui convenuti e del mondo intero" - ha concluso il Papa - "Porto con me le preoccupazioni e le attese di questo nostro tempo e le sofferenze dell'umanità ferita, i problemi del mondo, e vengo a deporli ai piedi della Madonna di Fatima: Vergine Madre di Dio e nostra Madre carissima, intercedi per noi presso il tuo Figlio perché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle che si distinguono con il nome cristiano, sia quelle che ignorano ancora il loro Salvatore, vivano in pace e concordia fino a ricongiungersi in un solo popolo di Dio a gloria della santissima e indivisibile Trinità".

  Al termine della recita del Santo Rosario, Benedetto XVI è rientrato alla casa "Nossa Senhora do Carmo". Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha presieduto la celebrazione della Santa Messa alla vigilia della festa mariana del 13 maggio.

Intervista al Papa durante il volo per Lisbona

 

CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2010 (VIS). Come di consueto, a bordo dell'aereo papale per Lisboa, il Santo Padre Benedetto XVI ha risposto, questa mattina, alle domande dei giornalisti che lo accompagnavano.

   Nella domanda relativa alla secolarizzazione sperimentata in questo momento dal Portogallo, in passato profondamente cattolico, il Santo Padre ha risposto che il Portogallo "ha portato questa fede in tutte le parti del mondo; una fede coraggiosa, intelligente e creativa; (...) La dialettica tra secolarismo e fede in Portogallo ha una lunga storia. (...) In questi secoli di dialettica tra illuminismo, secolarismo e fede, non mancavano mai persone che volevano creare dei ponti e creare un dialogo".

   "Penso che proprio il compito e la missione dell'Europa in questa situazione è trovare questo dialogo, integrare fede e razionalità moderna in un'unica visione antropologica, che completa l'essere umano e rende così anche comunicabili le culture umane. Perciò direi che la presenza del secolarismo è una cosa normale, ma la separazione, la contrarietà tra secolarismo e cultura della fede è anomala e deve essere superata. La grande sfida di questo momento è che i due si incontrino e così trovino la loro vera identità. Questa, come ho detto, è una missione dell'Europa e la necessità umana in questa nostra storia". 

   Rispondendo alla domanda relativa alla attuale crisi economica che potrebbe mettere a rischio, secondo alcuni, il futuro dell'Unione Europea, il Santo Padre Benedetto XVI ha sottolineato che: "l'etica non è una cosa esterna, ma interna alla razionalità e al pragmatismo economico. D'altra parte, dobbiamo anche confessare che la fede cattolica, cristiana, spesso era troppo individualistica, lasciava le cose concrete, economiche al mondo e pensava solo alla salvezza individuale".

   "Tutta la tradizione della Dottrina sociale della Chiesa va in questo senso - di allargare l'aspetto etico e della fede al di sopra dell'individuo, alla responsabilità verso il mondo, ad una razionalità 'performata' dall'etica. D'altra parte, gli ultimi avvenimenti sul mercato, in questi ultimi due, tre anni, hanno mostrato che la dimensione etica è interna e deve entrare nell'interno dell'agire economico, perché l'uomo è uno, e si tratta dell'uomo, di un'antropologia sana, che implica tutto, e solo così si risolve il problema, solo così l'Europa svolge e realizza la sua missione"

   Con la terza domanda sul significato delle Apparizioni di Fatima, è stato chiesto al Papa se il terzo segreto possa estendersi, al di là dell'attentato a Giovanni Paolo II, anche alle sofferenze della Chiesa di oggi per i peccati degli abusi sessuali sui minori.

   "Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa" - ha risposto Benedetto XVI - "che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Perciò è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo. L'importante è che il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù cardinali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare in questa situazione". 

   "Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall'interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di reimparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia".

Solo Cristo può soddisfare i profondi aneliti del cuore

 

CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2010 (VIS). Alle 17:30, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre si è diretto in autovettura panoramica al Terriero do Paço di Lisboa, dove, prima della celebrazione eucaristica, alla quale hanno partecipato 200.000 persone, il Sindaco di Lisboa ha consegnato al Papa le chiavi della città.

   "In questa città di Lisbona, da dove sono partiti in grande numero generazioni e generazioni di cristiani" - ha detto il Papa nell'omelia - "glorioso è il posto che il Portogallo si è guadagnato in mezzo alle nazioni per il servizio offerto alla diffusione della fede: nelle cinque parti del mondo ci sono Chiese locali che hanno avuto origine dall'azione missionaria portoghese".

  "In passato" - ha proseguito il Pontefice - "la vostra partenza alla ricerca di altri popoli non ha impedito né distrutto i vincoli con ciò che eravate e credevate, anzi, con cristiana saggezza, siete riusciti a trapiantare esperienze e particolarità, aprendovi al contributo degli altri per essere voi stessi, in un'apparente debolezza che è forza. Oggi, partecipando all'edificazione della Comunità europea, portate il contributo della vostra identità culturale e religiosa". 

  "Nel fiume vivo della Tradizione ecclesiale, Cristo non si trova a duemila anni di distanza, ma è realmente presente tra noi e ci dona la Verità, ci dona la luce che ci fa vivere e trovare la strada verso il futuro.  Presente nella sua Parola, nell'assemblea del popolo di Dio con i suoi Pastori e, in modo eminente, nel sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, Gesù è qui con noi". 

   "Sappiamo" - ha affermato il Papa - "che non mancano alla Chiesa figli riottosi e persino ribelli, ma è nei Santi che la Chiesa riconosce i propri tratti caratteristici e, proprio in loro, assapora la sua gioia più profonda". 

   "La priorità pastorale è quella di fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell'economia, nella politica. Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista". 

   "Affinché ciò non accada" - ha sottolineato il Pontefice - "bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia l'evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano. La risurrezione di Cristo ci assicura che nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa". 

   "Quindi" - ha proseguito il Santo Padre - "la nostra fede ha fondamento, ma c'é bisogno che questa fede diventi vita in ognuno di noi. (...) Soltanto Cristo può soddisfare pienamente i profondi aneliti di ogni cuore umano e dare risposte ai suoi interrogativi più inquietanti circa la sofferenza, l'ingiustizia e il male, sulla morte e la vita nell'Aldilà".

  "Non dubitate mai della sua presenza!" - ha esortato il Pontefice - "Cercate sempre il Signore Gesù, crescete nella amicizia con lui, ricevetelo nella comunione. Imparate ad ascoltare la sua parola e anche a riconoscerlo nei poveri. Vivete la vostra esistenza con gioia ed entusiasmo, sicuri della sua presenza e della sua amicizia gratuita, generosa, fedele fino alla morte di croce". 

   "Testimoniate a tutti" - ha concluso il Pontefice - "la gioia per questa sua presenza forte e soave, cominciando dai vostri coetanei. Dite loro che è bello essere amico di Gesù e vale la pena seguirlo. Con il vostro entusiasmo mostrate che, fra tanti modi di vivere che il mondo oggi sembra offrici - apparentemente tutti dello stesso livello -, l'unico in cui si trova il vero senso della vita e quindi la gioia vera e duratura è seguendo Gesù".

   Prima di concludere le Celebrazione Eucaristica, il Papa ha dato lettura di un breve messaggio in occasione del 50° anniversario della fondazione del Santuario di Cristo Re in Almada (Diocesi di Setúbal). "Vorrei da qui additare" - ha detto Benedetto XVI - alle nuove generazioni gli esempi di speranza in Dio e lealtà al voto fatto, che in esso ci hanno lasciato scolpiti i Vescovi e i Fedeli cristiani di allora, in segno di amore e riconoscenza per la preservazione della pace in Portogallo".

   Infine il Papa è rientrato nella Nunziatura Apostolica per la cena. Ascoltando i canti di un gruppo di giovani di varie parrocchie e movimenti ecclesiali, il Santo Padre si è affacciato al balcone della Nunziatura per salutarli e benedirli.

Ricerca della verità: per la chiesa è una missione irrinunciabile

 CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2010 (VIS). A conclusione della celebrazione della Santa Messa in privato, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato al Centro Culturale di Belém per l'incontro con i rappresentanti del mondo della cultura. Il Papa è stato accolto dal Vescovo Manoel Clemente, di Porto, Presidente della Commissione episcopale per la cultura e dal regista Manoel de Oliveira, che ha rivolto al Pontefice alcune parole di saluto.

   Nel suo discorso il Papa ha affermato che: "Oggi la cultura riflette una 'tensione', che alle volte prende forme di 'conflitto', fra il presente e la tradizione. La 'valorizzazione del 'presente', però,  quale fonte ispiratrice del senso della vita, sia individuale che sociale, si scontra con la forte tradizione culturale del Popolo portoghese, profondamente segnata dal millenario influsso del cristianesimo e con un senso di responsabilità globale; esso si è affermato nell'avventura delle scoperte e nello zelo missionario, condividendo il dono della fede con altri popoli".

    "Questo 'conflitto' fra la tradizione e il presente si esprime nella crisi della verità" - ha affermato il Papa aggiungendo che: "Un popolo che smette di sapere quale sia la propria verità, finisce perduto nei labirinti del tempo e della storia, privo di valori chiaramente definiti e senza grandi scopi chiaramente enunciati", ma "La fedeltà all'uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà e della possibilità di uno sviluppo umano integrale. Per questo la Chiesa la ricerca, l'annunzia instancabilmente e la riconosce ovunque essa si palesi. Questa missione di verità è per la Chiesa irrinunciabile".

   "Per una società formata in maggioranza da cattolici e la cui cultura è stata profondamente segnata dal cristianesimo, si rivela drammatico il tentativo di trovare la verità al di fuori di Gesù Cristo. Per noi, cristiani, la Verità è divina; è il 'Logos' eterno, che ha acquisito espressione umana in Gesù Cristo (...) La convivenza della Chiesa, nella sua ferma adesione al carattere perenne della verità, con il rispetto per altre 'verità', o con la verità degli altri, è un apprendistato che la Chiesa stessa sta facendo. In questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità".

   "'La Chiesa deve venire a dialogo con il mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola, la Chiesa si fa messaggio, la Chiesa si fa dialogo'"  - ha detto Benedetto XVI citando le parole di Papa Paolo VI - "Infatti, il dialogo senza ambiguità e rispettoso delle parti in esso coinvolte è oggi una priorità nel mondo, alla quale la Chiesa non intende sottrarsi. (...) Constatata la diversità culturale, bisogna far sì che le persone non solo accettino l'esistenza della cultura dell'altro, ma aspirino anche a venire arricchite da essa e ad offrirle ciò che si possiede di bene, di vero e di bello".

  "'Per additare nuovi mondi al mondo'" - ha affermato il Santo Padre con l'Autore di 'Os Lusiades', Luigi di Camões, poeta nazionale: "Voi, operatori della cultura in ogni sua forma, creatori di pensiero e di opinione, 'avete, grazie al vostro talento, la possibilità di parlare al cuore dell'umanità, di toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell'impegno umano. (...) di dialogare con i credenti, con chi come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita'". 

   "Proprio con lo scopo di 'mettere il mondo moderno in contatto con le energie vivificanti e perenni del Vangelo'" - ha affermato Benedetto XVI citando Papa Giovanni XXIII - "si è realizzato il Concilio Vaticano II, nel quale la Chiesa, partendo da una rinnovata consapevolezza della tradizione cattolica, prende sul serio e discerne, trasfigura e supera le critiche che sono alla base delle forze che hanno caratterizzato la modernità, ossia la Riforma e l'Illuminismo. Così da sé stessa la Chiesa accoglieva e ricreava il meglio delle istanze della modernità, da un lato superandole e, dall'altro evitando i suoi errori e vicoli senza uscita. L'evento conciliare ha messo i presupposti per un autentico rinnovamento cattolico e per una nuova civiltà - la 'civiltà dell'amore' - come servizio evangelico all'uomo e alla società".

   "La Chiesa" - ha concluso il Papa - "ritiene come sua missione prioritaria, nella cultura attuale, tenere desta la ricerca della verità e, conseguentemente, di Dio; portare le persone a guardare oltre le cose penultime e mettersi alla ricerca delle ultime". 

   Al termine dell'incontro con i rappresentanti del mondo della cultura, il Pontefice ha fatto ritorno alla Nunziatura Apostolica di Lisboa per l'incontro con il Primo Ministro del Portogallo Signor José Socrates Carvalho Pinto de Sousa.

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