Veglia di Pasqua (2022), omelia di mons. Fernando Ocáriz

“Il male non ha più l'ultima parola, ma il Figlio di Dio”. Pubblichiamo l’omelia pronunciata dal prelato dell’Opus Dei nella chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace, in occasione della Santa Messa della Veglia di Pasqua.

«Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato» (Lc 24, 1). Le stesse donne che avevano seguito il Signore fino alla croce sono quelle che ora vanno ad imbalsamare il corpo senza vita di Gesù. Un gesto che nessun altro ha osato fare per paura delle autorità. Né il popolo che lo aveva acclamato quando era entrato a Gerusalemme, né gli apostoli: solo queste donne. Il loro atteggiamento coraggioso rivela la missione del genio femminile nel mondo, secondo le parole di papa Francesco: «ci insegna ad accarezzare, ad amare con tenerezza e che fa del mondo una cosa bella» (Papa Francesco, Omelia, 9-II-2017). 

Mentre il resto dei discepoli di Gesù rimanevano chiusi nella loro disperazione, queste donne volevano manifestare quest'ultimo gesto di affetto per il corpo del Signore. Erano convinte che in questo modo il mondo, anche in mezzo all'oscurità più totale, sarebbe stato un po' più bello.

Dio, però, aveva una sorpresa in serbo per queste donne. Al posto del corpo morto di Gesù trovarono due angeli che dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24, 5). Coloro che seguono fedelmente Cristo sono aperti a sorprese di questo tipo. Supera sempre le nostre aspettative, i nostri sogni, i nostri progetti. Queste donne erano contente di dare un ultimo addio al loro Signore, e improvvisamente trovano questa notizia: Gesù è vivo. Erano così sconcertate e spaventate che rimasero semplicemente a guardare: «tenevano il volto chinato a terra» (Lc 24, 5). Ma ricordando le parole di Gesù, che disse che doveva essere crocifisso per poter risorgere dai morti, la paura si trasformò rapidamente in gioia. E questa fu la loro reazione: annunciare a tutti che Gesù era risorto. In un certo senso, si può dire che queste donne furono apostoli di apostoli.

Questo incarico non era qualcosa di imposto, ma la cosa più naturale che potessero fare. È l'impulso spontaneo di chi ha ricevuto un dono che riempie il cuore e cambia la vita: Cristo vive. Questo è il fondamento della nostra fede, della nostra speranza, del nostro amore: Gesù è risorto. Ha spezzato le catene della morte. Il male non ha più l'ultima parola, ma il Figlio di Dio. I cristiani, come queste donne, comunicano agli altri questa realtà: Dio ci ha mostrato il suo immenso amore in Cristo che è morto e risorto per ognuno di noi.

«Come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre - scrive san Paolo -, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6, 4). La risurrezione di Gesù ha rinnovato tutta la nostra vita. Questa certezza rende fruttuoso tutto il nostro lavoro, anche se spesso non è del tutto visibile. Questo è il potere della nuova vita della risurrezione.

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24, 5). Questa nuova vita fa sì che il centro dei nostri sogni e dei nostri desideri più profondi si trovi nel Signore. Se dovessimo basare la nostra felicità sulle cose di quaggiù - sul piacere, il successo, la ricchezza... - staremmo cercando i vivi tra i morti. Cristo ci invita a guardare in alto, a vivere con la certezza di sentirci sempre amati da Lui. Questo amore, che non cambia nel tempo, soddisfa i desideri più profondi del nostro cuore.

Come diceva san Josemaría, la risurrezione «ci rivela che Dio non abbandona mai i suoi. (...) Si delizia ancora di stare tra i figli degli uomini». Cristo rimane tra noi nella sua Chiesa, specialmente nell'Eucaristia, «la radice e il culmine della sua presenza nel mondo» (San Josemaría, È Gesù che passa, n. 102). E rimane anche in ognuno di noi, proprio come aveva promesso agli apostoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Il cristiano è chiamato all'identificazione con Cristo: pensare, reagire e agire come farebbe il Signore; in breve, cercare l'unione con Gesù in tutto ciò che facciamo.

Possiamo immaginare che la prima persona a cui apparve Gesù risorto sia stata sua madre. Per i tre giorni precedenti aveva atteso quel momento con una speranza che sarebbe esplosa in gioia per averlo di nuovo con lei. Chiediamo alla Madonna che anche noi sappiamo stare con Gesù risorto con la stessa gioia, sapendo metterci, tutti e tutte, in un atteggiamento di apertura alla vita nuova.