Per una trentina d’anni a Gizzeria è stato il "Piazzale del Ponte": angolo di frescura estiva, prossimo alle arcate delle Tre Fontane, e sito preferito per le attività ludiche dei ragazzi e dei giovani del centro collinare. Ora questo spazio di gioco e di incontro ha un nome meno generico: è diventato Piazza San Josemaría Escrivá, "il Santo dell'ordinario", come lo ha definito Giovanni Paolo II in occasione della canonizzazione.
L'idea di dedicare la piazza al fondatore dell'Opus Dei è di Michele Rosato (ex sindaco di Gizzeria) oggi consigliere provinciale. Un suggerimento che ha raccolto la condivisione dell'amministrazione comunale e della parrocchia di Gizzeria.
Alla cerimonia dell'intitolazione hanno presenziato: don Alfonso Guijarro García (sacerdote dell'Opus Dei a Roma) e il dott. Lorenzo Burdo direttore I. P. E. (Istituto per le ricerche ed attività educative, che gestisce collegi universitari di Napoli e Bari). Il sindaco Pietro Raso ha portato il saluto della comunità gizzerota rimarcando il momento di «gioia» inteso anche come momento aggregante della vita cittadina. Poi Michele Rosato ha avuto parole di apprezzamento per la disponibilità mostrata dell'amministrazione comunale nonché per Padre Sandro, sacerdote con il quale si è trovato d’accordo sull’idea dell’intitolazione.
Per l'ex sindaco dare il nome di san Josemaría a questa piazza significa privilegiare «una testimonianza di fede», una sorta di «armonia per la nostra comunità». Sul senso dell'intitolazione a Escrivá è ritornato Padre Sandro: «E' un'occasione per conoscere meglio questo santo». Soprattutto ha rimarcato il sacerdote «perché questo è un luogo di
raccolta e di gioco per i ragazzi. Possono imparare dai santi l'idea di fratellanza e di amore». Grande l'entusiasmo di don Alfonso Guijarro García nel rilevare «la bellezza del luogo di questo slargo in mezzo alla strada che rappresenta un po' il mondo ed è testimonianza di fede».
La cerimonia è proseguita nella sala consiliare dove sono stati proiettati dei video sull'opera di san Josemaría esplicitata poi in modo gradevole da Lorenzo Burdo che ha rivolto l'attenzione soprattutto al messaggio e al carisma di Escrivá. Da qui dunque il «valore del lavoro», quello «dell'ordinario». L'idea che ogni persona nel suo quotidiano possa diventare santo. Con la semplicità del suo lavoro, qualunque esso sia. Del suo darsi agli altri servendo il prossimo.