Ulisse torna a casa

Il ritorno a casa più famoso della storia è indubbiamente quello di Ulisse. L’Odissea, una storia dell’VIII secolo a.C., e il desiderio del suo protagonista di ritornare a casa sono stati la traccia del seminario “L’eccellenza nella casa”, tenutosi ad Hardtberg, in Germania.

Uno degli workshops.

Cento specialiste in Scienze della casa, numerose professioniste, insegnanti di scuola media e coppie di giovani coniugi hanno partecipato ad Hardtberg (www.haushardtberg.de) al Seminario “L’eccellenza nella casa” con il desiderio di approfondire il tema e scambiare proposte ed esperienze.

La professoressa di filosofia Maria Pia Chirinos ha svolto la relazione principale. Con la sua conferenza “La casa di Ulisse” ha fornito un interessante contributo circa il fondamento antropologico della necessità di riservare particolari cure alla casa, punto di partenza per i dibattiti previsti negli workshops che hanno avuto luogo nel pomeriggio.

La professoressa Chirinos ha sorpreso il pubblico per la sua originalità e profondità nell’introdurre il tema. La filosofa è partita dalla classica opera di Omero, l’Odissea, scritta nell’VIII secolo a.C. Con Ulisse si mette in evidenza – ha affermato – “quanto sia importante la casa per l’uomo”.

Ulisse ascolta, legato, il canto delle sirene.

“È il luogo dove un individuo può vivere, perché lì si soddisfano le sue necessità materiali e non materiali. Lì lo si conosce, è stimato e amato per se stesso e non per il suo rendimento, per la sua efficacia”.

“Il lavoro in casa ha un particolare valore quando va incontro e fa fronte alla costitutiva fragilità umana e alle sue più immediate necessità, dalla nascita fino al tramonto della vita, in modo giusto e appropriato”.

Nell’antichità la propria casa era considerata il luogo di umanizzazione e istruzione di ogni essere umano. Al contrario, gli esseri che non hanno casa, che non seminano le piante con le loro mani, che non si occupano né si preoccupano degli altri, vengono presentati dal poeta greco Omero “come esseri barbari, veramente disumani” (per esempio, i ciclopi).

“La disposizione a curare la casa si manifesta in modo particolare nell’ospitalità verso gli estranei, nel rispetto delle loro persone, indipendentemente dall’origine”.

La prof. dr. Maria Pia Chirinos, vicerettrice dell'Università di Piura (Perù).

“Invitato a scegliere tra l’essere simile agli dei, essendo egli un guerriero straordinario, o ritornare a casa, Ulisse decide per la sua casa e per la sua famiglia, che per lui sono il bene più ambito”.

Il tema è stato esposto dalla Prof.ssa Chirinos anche dalla prospettiva filosofica, partendo dalla definizione aristotelica dell’uomo come essere razionale e come essere sociale. Ripetutamente, nel corso della storia, si è tentato di trovare un altro fondamento per l’immagine dell’essere umano.

Penelope fa e disfa la tela per dare tempo a Ulisse di tornare.

L’aspetto di cui tuttavia si è tenuto meno conto è quello della condizione umana di debolezza e della necessità di essere aiutato. “È stata la Ethics of care[1] che per la prima volta ha preso in considerazione questo aspetto”.

“Con il femminismo appare un nuovo problema: l’esigenza che le donne lavorino fuori casa come mezzo per realizzarsi, creando dei vuoti nella vita familiare con soluzioni finora non convincenti”.

Heidegger è stato il primo a definire l’uomo come un essere capace di prendersi cura, in riferimento sia alle cose che alla stessa persona umana (care about e care for) “perché l’essere umano non è soltanto un essere razionale, ma anche corpo”.

Partecipanti all'incontro.

A questo punto la relatrice è ritornata a Ulisse, ricordando in che modo fu riconosciuto dalla sua vecchia nutrice nel lavargli i piedi, identificando la cicatrice di una ferita da lei curata molti anni prima. “Fra chi cura e chi riceve la cura si stabilisce di solito un legame emotivo soggettivo, un rapporto umano tra i due”.

Proprio per questo “i lavori di casa, la cura e l’attenzione dei membri della famiglia, hanno un valore umano che non si può compensare con il denaro, ma che dovrebbe essere riconosciuto economicamente come si conviene”.

Incontro tra Ulisse e Penelope a Itaca (rilievo del V secolo a. c.).

“Sia le attenzioni in generale, sia la preparazione delle pietanze, sono valori culturali perché sono valori umani e contribuiscono in modo essenziale a rendere più umana una società come la nostra, altamente tecnologica”. Ha poi comunicato che studi recenti confermano che “nelle famiglie in cui si privilegiano i momenti in cui si sta a tavola tutti insieme vi sono meno pericoli di droga, di insuccessi scolastici, di alcool”.

“Un ambiente familiare nel quale ognuno si senta riconosciuto e amato dà all’essere umano la fortezza di cui ha bisogno per far fronte alla vita. Sotto questo aspetto, è comprensibile la decisione di Ulisse che preferì ritornare a casa sua rinunciando a ottenere la più alta fama. Una decisione, questa, che mise in evidenza la sua autentica umanità”. 

[1]    La Ethics of care, di origine anglosassone o forse anche nordamericana, nasce a partire dagli anni ’80 come sfida agli abusi di una società liberale e neo-capitalista.

    Bergund Fuchs