Seconda udienza di Giovanni XXIII a San Josemaría

Il 27 giugno 1962, Papa Giovanni XXIII ricevette San Josemaría, che fu accompagnato a questo incontro da Mons. Javier Echevarría.

«All'udienza privata concessa da Giovanni XXIII il 27 giugno 1962, lo accompagnò don Javier Echevarría. Fu una conversazione a tu per tu, tra il Papa e il fondatore dell'Opus Dei. So che parlarono a lungo dello spirito e l'attività dell'Opera nel mondo, e pochi giorni dopo, il 12 luglio 1962, il Padre scrisse una lettera ai suoi figli del mondo intero chiedendo loro di unirsi alla riconoscenza che egli sentiva di dovere a Giovanni XXIII, per avergli offerto ancora una volta l'onore e la gioia di "vedere Pietro".» (Alvaro del Portillo, Intervista sul fondatore dell'Opus Dei, p. 11).

Anche Ana Sastre, in Tiempo de Caminar, raccoglie il racconto di quest'incontro e le parole di San Josemaría, che egli scrisse con commozione e allegria:

"Vi dirò, tuttavia, che di questo incontro del figlio con il Padre sono rimasti impressi nella mia mente e nel mio cuore tutti i particolari. Ancor più: come l'apostolo Giovanni conservò un ricordo vivo e nitido, frutto di un grande amore, di tutti i particolari dei suoi incontri con il Maestro (e questo ricordo arriva anche a precisare l'ora della chiamata divina: hora erat quasi decima), allo stesso modo io nella mia modestia ritorno col mio ricordo a questa udienza, e ne conservo anche il più piccolo dettaglio: non soltanto il giorno e l'ora, ma anche lo sguardo attento e pieno di paterna benevolenza, il dolce gesto della mano, l'affettuoso calore della voce, l'allegria grave e serena riflessa sul suo volto… Vorrei davvero, carissimi figli, che tutti voi sentiste la mia stessa gioia e foste immensamente grati a Papa Giovanni XXIII per la sua bontà e benevolenza (…).

Il Santo Padre Giovanni XXIII, Pastore comune (…) che è stato inoltre il Pontefice dell'enciclica Mater et Magistra e sarà il grande Papa del Concilio Ecumenico Vaticano II, ci ha tutti nel suo cuore. Ci conosce e ci capisce perfettamente".

Ana Sastre, Tiempo de caminar, p. 458