Nel Dipartimento di Chimica Organica

Laura Poletti numeraria dell’Opus Dei e ricercatrice universitaria presso il Dipartimento di Chimica Organica e Industriale dell'Università di Milano, racconta il suo iter umano e professionale e la sua passione per l'insegnamento. “Agli studenti cerco di trasmettere un modo di lavorare e di ragionare che sviluppi tutta la persona, tutte le loro qualità".

Ho conosciuto l'Opus Dei perché, quando frequentavo le elementari, i miei genitori mi iscrissero a un Club per il tempo libero dove la formazione spirituale era affidata all'Opus Dei. Pur non essendo praticanti, desideravano per me un ambiente familiare e formativo dove trascorrere alcuni pomeriggi, dopo la scuola. Il Club fu per me un ambiente dove crescere secondo i valori che già trovavo nella mia famiglia. In più, imparai a pregare e a praticare la fede cattolica con costanza, aiutata anche dall'esempio delle amiche che lo frequentavano con me. Con il passare degli anni e con la crescita, la confidenza con alcune si fece più profonda, fino a toccare temi come il rapporto con Dio e la vocazione all'Opera. Ricordo molto bene il momento in cui una di loro mi disse che per lei Dio era una Persona da amare e che ci ama, e non un ente che ci osserva dall'alto. Queste parole mi spinsero a cercare un rapporto personale con Dio, rivolgendomi spontaneamente anche agli scritti del Fondatore dell'Opera. Mi colpivano particolarmente le sue parole incisive, il suo rapporto con Dio immediato e vivo. Devi perdere la paura di chiamare Il Signore per nome - Gesù - e di dirgli che lo ami (Cammino, 303).

Tutto questo mi portò a scoprire che il Signore mi chiamava, e negli anni del liceo chiesi di far parte dell'Opera come numeraria.

Da allora la mia vita proseguì con naturalezza, proprio come si sarebbe svolta se non fossi stata dell'Opera, ma con la gioia di essere stata scelta dal Signore e di poter portare il suo Amore agli altri, nel loro ambiente - che era anche il mio!

Terminato il liceo mi iscrissi a Chimica all'Università di Milano, una passione che avevo maturato anche grazie alla formazione ricevuta in famiglia. Dopo la laurea ero molto indecisa sulla strada da intraprendere: mi attirava la carriera accademica ma non pensavo di averne le caratteristiche. Sono molto grata per l'incoraggiamento che mi diedero alcune persone dell'Opera che avevo accanto. In quella occasione, una di loro mi disse: Laura, perché non provi a restare in Università facendo il dottorato? Tu hai bisogno di un lavoro che ti permetta di stare in contatto con molta gente...

Aveva colto un aspetto del mio carattere che io, in quel momento, non avevo messo sufficientemente a fuoco, ma che poteva realizzarsi pienamente nel lavoro di docenza. Così, dopo il consueto iter universitario sono diventata ricercatrice presso il Dipartimento di Chimica Organica e Industriale dell'Università di Milano.

Il mio lavoro è molto vario: spazia dall'ideare progetti di ricerca alla loro attuazione in laboratorio, di persona o con il supporto degli studenti; dalle lezioni in aula e in laboratorio, alla partecipazione alle riunioni di gestione in Università.

In questi anni ho conosciuto e collaborato con decine e decine di persone, tutte molto diverse: italiani e stranieri, studenti e docenti, personale tecnico e amministrativo. Tutto questo mi richiede una costante flessibilità di mente e di linguaggio. Il vedere anime nelle persone, come ho appreso dal Fondatore dell'Opera, mi ha portato a vincere la mia naturale timidezza e a stare a mio agio con persone molto diverse da me. È il caso di una mia collega, atea, con la quale ero incaricata dell'installazione di un laboratorio. Diventammo molto amiche e collaborammo in un progetto di ricerca che ci ha portato a pubblicare insieme diversi articoli scientifici.

Spesso sono riuscita a instaurare rapporti profondi nel poco tempo concesso dai break dei convegni scientifici. Ricordo una collega svedese, conosciuta a un congresso in Olanda, con cui diventammo amiche in pochi giorni, e a cui potei parlare della mia vita e del Fondatore dell'Opera. Lo stesso accadde con un'altra collega spagnola, questa volta durante la cena di un meeting internazionale tra gruppi di ricerca.

Nel corso degli anni si è sempre più fatta chiara la mia passione per l'insegnamento, sia in aula che in laboratorio. Cerco di trasmettere agli studenti non solo nozioni, ma un modo di lavorare e di ragionare che sviluppi tutta la persona, attraverso la crescita di alcune qualità: l'ordine, la pazienza (davanti agli esperimenti non riusciti!), la profondità, la visione di insieme, la capacità di lavorare con gli altri... Mi entusiasma riuscire a trasmettere loro in poco tempo ciò che a me è costato fatica imparare.

Grazie all'esempio di alcune persone dell'Opera e agli insegnamenti del suo Fondatore ho capito più a fondo la portata che può assumere il compito di un docente universitario: quella di trasmettere non solo nozioni o capacità tecniche agli studenti, ma di formare professionisti che siano animati da una sincera passione per la verità e dal desiderio di servire la società attraverso il loro lavoro. A volte, parlando con i miei colleghi, scopro che vari di loro hanno lo stesso desiderio. Questo ci permette di condividere alcuni valori di fondo legati alla nostra professione, e di lavorare insieme per trasmetterli ad altri.

Ogni volta che mi fermo a riflettere sulla mia vita, e sul mio percorso professionale in particolare, mi è sempre più evidente come la formazione e il sostegno ricevuto dalle persone dell'Opus Dei che mi sono state accanto mi hanno aiutato a sviluppare la mia personalità, a volte mettendone in luce potenzialità che io non sapevo vedere. Questo mi porta a desiderare di fare altrettanto con il mio lavoro universitario e di formazione.