Riassunto del viaggio pastorale del prelato in Paraguay

Dal 13 al 16 agosto, mons. Fernando Ocáriz ha fatto visita ai fedeli dell'Opus Dei in Paraguay. Riportiamo qui un video e il racconto delle sue visite e dei suoi incontri.

13 agosto | 14 agosto | 15 agosto | 16 agosto


16 agosto

Mons. Fernando Ocáriz ha cominciato il suo ultimo giorno in Paraguay predicando nell’oratorio de La Cumbrera a un gruppo di fedeli della prelatura. Ha parlato loro di fraternità, di saper perdonare, di servizio. Ha citato, tra gli altri, quell’insegnamento di san Josemaría secondo cui “la carità, più che nel dare, sta nel comprendere” e li ha invitati a stare attenti alle necessità degli altri.

Poi si è recato alla nunziatura apostolica per far visita a mons. Eliseo Ariotti, nunzio in Paraguay. A questo incontro, breve e cordiale, ha fatto seguito una visita all’arcivescovo di Asunción, mons. Edmundo Valenzuela, nella sede dell’arcivescovado ubicata di fronte la cattedrale metropolitana. Fra le altre cose, hanno ricordato la recente beatificazione di “Chiquitunga”, la prima beata paraguaiana, oggetto di una vasta devozione popolare.

Successivamente il prelato dell’Opus Dei ha visitato la Scuola Campoalto, un’attività educativa di 600 alunni che s’ispira agli insegnamenti di san Josemaría. Il suo ingresso nella scuola era atteso da un rumoroso “nugolo” di bambini che lo salutavano man mano che egli si faceva avanti, diretto verso l’oratorio. Oggi in Paraguay si festeggia la giornata del bambino. Mons. Ocáriz, visibilmente contento, camminava rapidamente protendendo le mani aperte, mentre i bambini battevano le mani freneticamente.

Ricardo gli ha regalato un crocifisso di arte paraguaiana, splendidamente confezionato. Carlos e Rafael, direttore dell’istituzione, gli hanno illustrato alcune caratteristiche della scuola.

Dopo aver salutato un gruppo di mamme lì presenti, si è diretto al centro del cortile, dove è stato circondato da centinaia di alunni. Mons. Ocáriz ha preso il microfono e ha ringraziato per essere stato ricevuto nella scuola; poi li ha esortati ad essere buoni studenti, buoni amici, cercando di far crescere sempre più il rapporto personale con Gesù Cristo.

A mezzogiorno, dopo una serie riunioni, ha ricevuto alcune famiglie nel centro culturale Villa Morra.

Varie persone gli hanno manifestato la stessa idea: “Siamo contenti della sua visita. Comunicheremo ai nostri amici quello che oggi abbiamo imparato stando con lei”. Gloria lo ha ringraziato. “Ritorni presto, Padre!”. E il prelato ha risposto: “Speriamo che non passino altri 21 anni!”.

Infine è andato all’aeroporto, dove lo attendevano alcuni giovani. C’era anche una coppia di coniugi giovani con i loro tre figli piccoli, che ne hanno approfittato per salutarlo.


15 agosto

Il prelato ha celebrato la Messa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria nell’oratorio de La Cumbrera. È stata una Messa di particolare rilievo per gli abitanti di una città che porta proprio questo nome, ma anche perché era il 47° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di mons. Fernando Ocáriz.

A metà mattinata c’è stata una prima riunione di famiglia per le donne nel centro convegni Mariscal López. Teresa ha suonato all’arpa una canzone che aveva già interpretato nel 1974 davanti a san Josemaría a Buenos Aires.

Ascoltate le domande, mons. Ocáriz ha trattato diversi argomenti: dall’amore e la fedeltà nel matrimonio, fino all’ordine e alla diligenza. Mónica ha raccontato che ogni volta che in famiglia intraprendono un viaggio si raccomandano all’angelo custode e che un mese fa hanno avuto un grave incidente di traffico, dal quale sono usciti miracolosamente illesi. Allora gli ha chiesto come è nata nell’Opera la consuetudine della benedizione di viaggio. Mayea, invece, gli ha chiesto un consiglio per non trascurare il rapporto con Dio in questo mondo indaffarato. Il prelato ha sottolineato l’importanza dell’ordine per padroneggiare una situazione difficile in modo tale da non permettere che sia essa a padroneggiare noi.

Dopo pranzo mons. Ocáriz è rimasto a conversare nella Casa Coloniale. Quando è entrato, gli hanno cantato “Felicidades”, una polka tipica che si canta alle feste di compleanno o in particolari anniversari. Gli hanno suonato anche la guarania intitolata: Mombyry Guive (“Da lontano”) in lingua guaranì.

María Angélica, una delle prime donne arrivate in Paraguay all’inizio del lavoro dell’Opera, gli ha donato a nome di tutti un calice di tipica oreficeria paraguaiana.

Più tardi ha avuto un incontro con i giovani. Angie, Gianni e Guada hanno ballato “Acuarela paraguaya”, con abiti tipici, anfore e bottiglie sulla testa.

Luisa gli ha raccontato di aver conosciuto l’Opera attraverso una collega e gli ha detto che ciò che più l’aveva colpita era la possibilità di santificare il lavoro.

Mons. Ocáriz ha visitato la Scuola Las Almenas per benedire il muovo oratorio. Ha salutato Sandra, la direttrice della scuola, le altre autorità e le famiglie fondatrici. Le alunne del 3° livello, che quest’anno faranno la Prima Comunione, lo hanno ricevuto cantando l’inno della scuola. Entrato nell’oratorio, il prelato ha pregato con tutti un’avemaria; all’uscita ha sottolineato la bellezza della pala d’altare. Poi ha scoperto una targa commemorativa che ricorda che questo oratorio, dedicato alla Sacra Famiglia, è stato costruito grazie al lavoro delle famiglie e delle alunne della scuola. Prima di andar via ha acceso una candela, mentre tre alunne, due delle quali gemelle non vedenti, cantavano l’Ave Maria di Schubert.

Ritornato al centro convegni, Juan José ha ricordato gli elogi rivolti da Papa Francesco alla donna paraguaiana e ha scherzato sul fatto che questo commento non è molto lusinghiero per gli uomini. Prendendo spunto da questo, ha chiesto come si può combattere il maschilismo e impegnarsi di più nelle faccende di casa. Il prelato lo ha invitato ad amare sempre più sua moglie e a dedicare tempo all’orazione, pensando anche al modo di rendere concreto questo affetto.

Sergio ha avuto il coraggio di proporgli che ogni volta che mediterà nel rosario il mistero dell’Assunzione si ricordi di noi; poi gli ha chiesto una particolare raccomandazione per curare in modo speciale l’amore coniugale. Mons. Ocáriz gli ha suggerito di imparare dall’esperienza dei suoi insuccessi, chiedendo aiuto al Signore. Edgar ha recitato un saluto in lingua guaranì.


14 agosto

Il prelato si è recato a conoscere gli impianti della nuova sede della scuola Buenafuente, annessa a La Cumbrera. Anche se il cielo era coperto e piovigginava, ha piantato un albero aiutato da Koki, un collaboratore di Buenafuente.

Gli alunni e le alunne del Apoyo Escolar – (Sostegno Scolastico) – lì funzionante erano venuti molto per tempo con i rispettivi genitori e gli hanno cantato “Mbaéichapa”. Il prelato li ha ringraziati per essere venuti e ha impartito la sua benedizione. Ai più piccoli ha distribuito anche delle caramelle e ha acceso un cero di fronte a un’immagine della Madonna.

A mezzogiorno ha ricevuto varie famiglie di Encarnación, Ciudad del Este e Asunción. La famiglia Feschenko gli ha regalato alcuni rosari confezionati personalmente da loro, con un ricordino speciale, in modo che mons. Ocáriz potesse usarli durante il viaggio.

I Portillo hanno meravigliato tutti con un rap che Nacho, di 11 anni, aveva preparato per l’occasione: “Siamo i Portillo e qui stiamo con te. Per te sempre preghiamo, perché una grande responsabilità stai portando. Grazie a te la gente va credendo, grazie a te il cristianesimo va crescendo”.

Dopo il pranzo si è diretto alla Casa Coloniale per partecipare a una riunione con alcune donne dell’Opera. Lo stavano aspettando provenienti da diverse città: Asunción, Ciudad del Este ed Encarnación. Inoltre c’era un piccolo gruppo di Posadas (Argentina) e di Montevideo (Uruguay). Una delle presenti gli ha consegnato da parte di una sua nipote di 9 anni un salvadanaio a forma di maialino, perché il prelato lo usi per aiutare la gente durante il viaggio.

Più tardi è ritornato nel salone de La Cumbrera per salutare altre famiglie, per poi riunirsi con alcuni studenti. L’incontro è cominciato con un invito a leggere il Vangelo, immaginando di essere ognuno un personaggio della scena. Ha spiegato che questa è un sistema “ottimo per entrare in sintonia con Gesù Cristo”.

Poi David gli ha fatto una domanda sul modo migliore di prepararci al prossimo sinodo sui giovani e la vocazione: prima di tutto, pregare. Dopo, proporsi il discernimento vocazionale, sapendo che Dio ha un progetto per ciascuno di noi, la santità, e che “quello che Dio ci chiede è un dono che ci fa”.

Diego ha scherzato sulla lunga attesa di 21 anni per rivederlo in Paraguay, ma il prelato non si è lasciato sorprendere e gli ha ricordato che 21 anni fa lui non era ancora nato. Diego ha manifestato la sua preoccupazione per la formazione perché si corre il pericolo di abituarsi alle conversazioni di vita cristiana. Mons. Ocáriz gli ha proposto di “riconquistare l’entusiasmo della prima volta” perché “quando la fede è viva nasce il desiderio di conoscere meglio Gesù Cristo”.

Durante la visita alla scuola Laguna Grande c’è stato un momento assolutamente speciale: gli hanno regalato una maglietta e gli hanno dato da bere un tereré – una bibita tradizionale del paese – nello stesso corno bovino che aveva usato Papa Francesco. Martín, di Ciudad del Este, gli ha fatto una domanda sul buon uso del cellulare e il prelato lo ha invitato a essere sincero con se stesso: che cosa cerco nell’usare il telefono? Ezequiel gli ha raccontato che egli non va in un centro dell’Opera, ma che è l’Opera che va a casa sua, perché a Encarnación le attività di formazione si fanno a casa sua. A questo punto, il prelato ha detto ai presenti che “l’apostolato dell’Opus Dei sta nelle vostre mani, le tue e quelle dei tuoi amici”.

Alle 19 la Parrocchia di San Cristóbal straripava di gente per la duplice gioia di festeggiare la Festa dell’Assunta, patrona della Città, e partecipare alla concelebrazione presieduta da mons. Ocáriz, con i presbiteri Víctor Urrestarazu, Andrej Rant, Jorge Gisbert, Luis Aguirre, Federico Mernes e Juan Carlos Alegre.

Fra le intenzioni, è stato ricordato, nel terzo anniversario della sua morte, mons. Rogelio Livieres, primo sacerdote dell’Opera di origine paraguaiana e vescovo emerito di Ciudad del Este.

All’omelia il prelato ha sottolineato la relazione tra la festa dell’Assunzione e la storia della città e ha fatto una riflessione sul fatto che “l’Assunzione fa sì che la Madonna sia più vicina a Dio di noi, la fa a tal punto unita a Dio che è capace di ascoltarci e di essere presente con ciascuna e ciascuno di noi”. Ha ricordato che “Essa ci ascolta come madre” e che “il Cielo è molto vicino a noi attraverso la sua mediazione materna”. “È sempre disposta ad ascoltarci [...]. Questo ci deve incoraggiare a ricorrere di più alla Madonna, ad avere più fiducia nell’orazione alla Madonna, concretandola nei tanti modi che la tradizione della Chiesa ci trasmette – il rosario e altre devozioni -, ma che lo si faccia sempre con un sentimento filiale: siamo veramente figli di colei che è Madre di Dio”.

Infine, ha ricordato l’importanza del servizio: “Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, la prima cosa che la Madonna fa è pensare alla cugina, mettersi in cammino prontamente, con premura, per rimanere con lei alcuni mesi per aiutarla”.

“Tutto questo cammino – ha proseguito – è un cammino di donazione agli altri, di servizio [...]. Ricorriamo spesso alla Madonna: chiediamole che ci insegni a servire, a comprendere, a scusare, a preoccuparci degli altri. In tal modo Ella ci porta, esattamente, verso Gesù”.

A cena è stato con i sacerdoti soci della Società Sacerdotale della Santa Croce. Fra i tanti aneddoti di lavoro e di insegnamento, padre Bernardo gli ha parlato della sua attività apostolica in un quartiere periferico di Ciudad del Este e gli ha ricordato che sono entrambi alla vigilia dell’anniversario dell’ordinazione: lui compie 5 anni e il prelato 47.

13 agosto

Asunción ha ricevuto il prelato con un clima insolitamente fresco e in mezzo a un tripudio di lapacho (o taheebo), gli alberi che danno alla città la sua fisionomia caratteristica.

Nella sala di accoglienza dell’aeroporto lo aspettavano alcune famiglie, con bambini che correvano dappertutto. Ricardo, per esempio, ha salutato il prelato con lunghe effusioni in guaranì che, insieme al castigliano, è la lingua ufficiale del paese. La famiglia Tapia, nel dargli il benvenuto, gli ha mostrato un simpatico cartello. I González, i Portillo, i Prieto e i Colmán gli hanno offerto fiori e piccoli doni, mentre i bambini giocavano con palloncini colorati. L’atmosfera, piena d’affetto, era di serenità e di gioia.

Pochi minuti dopo mons. Fernando Ocáriz si è recato a La Cumbrera, la casa di ritiri e attività di formazione dove alloggerà in questi giorni e ha salutato un gruppo di donne che lo stavano aspettando. Lo hanno ricevuto con un forte applauso e col il tipico saluto locale “Mbaéichapa Padre” – Come sta, Padre! -. Inoltre hanno intonato a piena voce la canzone “Le damos la bienvenida”.