Meditazioni: Mercoledì della 6ª settimana di Pasqua

Riflessioni per meditare il mercoledì della sesta settimana di Pasqua. I temi proposti sono: Dio ci aiuta con il dono del consiglio; Sostiene la virtù della prudenza; Spirito Santo e Apostolato.

- Dio ci aiuta con il dono del consiglio

- Sostiene la virtù della prudenza

- Spirito Santo e Apostolato


IL PROFETA ISAIA aveva annunciato l’arrivo di un re che avrebbe goduto di qualità eccezionali per governare il popolo. Lo Spirito di Dio si sarebbe posato su di lui, dandogli «spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore» (Is 11, 2). I doni dello Spirito Santo, ai quali si fa riferimento in questo testo, «completano e portano alla perfezione le virtù di coloro che li ricevono. Rendono i fedeli docili ad obbedire con prontezza alle ispirazioni divine»[1]. Oggi prendiamo in considerazione il dono del consiglio, che ci aiuta a giudicare in modo da prendere in ogni momento la decisione migliore.

«Non mancano mai i problemi, che a volte sembrano insolubili. Ma lo Spirito Santo soccorre nelle difficoltà ed illumina [...]. Si può dire che possiede un’inventiva infinita, propria della mente divina, che sa provvedere a sciogliere i nodi delle vicende umane anche più complesse»[2]. Con il dono del consiglio il Paraclito ci rende più sensibili alla sua voce, orienta «i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre intenzioni secondo il cuore di Dio»[3]. In molti momenti della nostra vita, specialmente quando ci si presenta una difficoltà o un dubbio, abbiamo esperienza del bene che ci fa avere vicino persone sagge che ci danno consigli, pieni di buon senso. Con il dono del consiglio è Dio stesso che ci assiste. Gesù spiegava proprio questo ai suoi discepoli al termine dell’ultima cena: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16, 12-13).

Il dono del consiglio agisce come un soffio nuovo nella coscienza, ci suggerisce il meglio, quello che più conviene all’anima, quello che ci porta alla vera felicità. «La coscienza si converte allora in un “occhio semplice” del quale parla il Vangelo (cfr. Mt 6, 22) e acquista una specie di nuova pupilla grazie alla quale le è possibile vedere meglio che cosa si deve fare in una determinata circostanza»[4].


«INSEGNAMI, SIGNORE, a fare la tua volontà, perché sei tu il mio Dio» (Sal 143, 10) – possiamo invocare con il salmista –. «Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri» (Sal 25, 4). Lo Spirito Santo va incontro a questa umile preghiera con il dono del consiglio, che è come una bussola che guida l’anima dall’interno, è come una luce che illumina le nostre decisioni per vivere con fedeltà creativa la nostra vocazione personale. In tal modo lo Spirito Santo ci dirige alla scoperta dei progetti di Dio per la nostra vita.

Il dono di consiglio perfeziona e arricchisce la virtù della prudenza. Con questa virtù riflettiamo sui mezzi più ragionevoli – e li scegliamo – per raggiungere un fine immediato, qualcosa di concreto che dobbiamo fare, senza perdere di vista il fine ultimo che è la felicità accanto a Dio. La prudenza non è dappocaggine né temerarietà: è un giudizio della ragione su ciò che è conveniente e, allo stesso tempo, è un mandato a compierlo. Il compito del dono di consiglio è quello di perfezionare a tal punto la virtù della prudenza in modo che questi due compiti – il giudizio e la decisione – risultino più semplici e si provi gusto in essi. Perciò san Josemaría precisa che «la vera prudenza è sempre attenta ai suggerimenti divini e accoglie nell’anima, in vigilante ascolto, le parole che sono promessa e realtà di salvezza»[5].

L’habitat nel quale cresce questo prezioso dono è la preghiera; lì, in qualche modo, facciamo spazio perché lo Spirito venga e ci sostenga con il suo aiuto. Tante volte possiamo ripetere a Dio: «Signore, perché non mi aiuti di più? Che cosa è meglio fare questa volta? Tu che cosa vuoi che io faccia?». La Chiesa, attraverso la voce del salmista, ci invita a pregare con queste parole piene di fiducia: «Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare» (Sal 16, 7-8).


IL DONO DEL CONSIGLIO ci aiuta anche a poter orientare gli altri sulla via verso il bene. Quando san Paolo arrivò ad Atene, lo invitarono a parlare nell’Areopago, dove si riunivano per i loro dibattiti intellettuali. Lì fece un intervento con una straordinaria eloquenza: «Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un Dio ignoto”. Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio» (At 17, 22-23). Come frutto di quella testimonianza, «alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areopago, una donna di nome Damaris e altri con loro» (At 17, 34)

Paolo fece un discorso che può essere di esempio per l’evangelizzazione in qualunque epoca: dimostrò la natura ragionevole del cristianesimo e quanto esso può fare per contribuire al miglior pensiero umano. Prima parlò loro dell’unico Dio vivo e vero, nel quale «viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28); poi annunciò Gesù Cristo, salvatore di tutti gli uomini. Come è successo allora con san Paolo e con i primi cristiani, anche oggi Dio ci dà il dono di consiglio perché fossimo testimoni che evangelizzano l’epoca in cui viviamo «con dono di lingue, in modo che ci capiscano, in modo che ricevano la luce di Dio»[6].

L’apostolato di amicizia e confidenza è un ambito privilegiato per operare insieme allo Spirito Santo, in quanto «l’amicizia stessa è apostolato; l’amicizia stessa è un dialogo, nel quale diamo e riceviamo luce»[7]. Anche Maria, madre del buon consiglio, ci può dare luci nella nostra attività apostolica.


[1] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1831.

[2] San Giovanni Paolo II, Udienza, 24-IV-1991.

[3] Papa Francesco, Udienza, 7-V-2014.

[4] San Giovanni Paolo II, Udienza, 7-V-1989.

[5] San Josemaría, Amici di Dio, n. 87.

[6] San Josemaría, AGP, Biblioteca, P06, II, 202.

[7] Mons. Fernando Ocáriz, Lettera pastorale, 9-I-2018, n. 14.