Meditazioni: Martedì della 1a settimana di Quaresima

Riflessioni per meditare nel martedì della prima settimana di Quaresima. I temi proposti sono: Chiediamo di santificare il nome di Dio; Possiamo perdonare perché siamo stati perdonati; È volontà di Dio che ci amiamo.

- Chiediamo di santificare il nome di Dio

- Possiamo perdonare perché siamo stati perdonati

- È volontà di Dio che ci amiamo


«PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI, sia santificato il tuo nome» (Mt 6, 9). Questa supplica è la prima cosa che Gesù ci insegna a chiedere. Sollecitiamo di poter «santificare il suo nome» non perché Dio ne abbia bisogno, ma perché è quello che più conviene a noi; il Signore ci insegna a pregare in maniera adeguata per poter essere felici con lui. La Quaresima è un tempo propizio per intensificare la nostra preghiera, per ascoltare meglio lo Spirito Santo in noi; e per questo ci mette sulle labbra ancora una volta il Padrenostro.

Che cosa significa che il nome di Dio sia santificato? Come possiamo aggiungere qualcosa a Dio? Noi possiamo, nel migliore dei casi, riconoscere la santità di Dio, comprendere in qualche modo la sua bontà infinita. «La gloria di Dio consiste nel fatto che l’uomo viva»[1], dice sant’Ireneo. Quale felicità sapere di essere oggetto di una predilezione tanto profonda. «Che fiducia, che sollievo e che ottimismo vi darà, fra tante difficoltà, sentirvi figli di un padre che tutto sa e tutto può»[2].

Le richieste si succedono nel Padrenostro che Gesù insegna ai suoi discepoli. Vanno precedute da un avvertimento che ci introduce in un clima di intimità e di familiarità con Dio, prima impensabile per l’uomo. «Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che glielo chiediate» (Mt 6, 8). La nostra preghiera non ha l’obiettivo di modificare i disegni divini, sapienti da tutta l’eternità; anche se, in maniera reale ma misteriosa, Dio conta su di essa per portarli a buon fine. Quando preghiamo, Dio ci introduce nella comprensione della sua bontà infinita. Egli vuole «che il nostro desiderio sia provato nella preghiera. Così ci dispone a ricevere quello che egli è disposto a darci»[3].


SI POTREBBE DIRE CHE durante la preghiera del Padrenostro ci sia una sola azione che compete a noi uomini. Quando chiediamo a Dio di perdonarci, assicuriamo che anche «noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6, 12). Potrebbe sembrare che si tratti solamente di una condizione, ma è molto più di questo. In realtà il perdono di Dio ci precede. In qualche modo, noi siamo capaci di perdonare, di amare fino a questo punto, solo perché prima siamo stati perdonati. «La carità non siamo noi a costruirla; ci invade con la grazia di Dio: perché è stato Lui ad amarci per primo. È bene lasciarci compenetrare da questa bellissima verità: se possiamo amare Dio, è perché siamo stati amati da Dio. Tu e io siamo in grado di riversare affetto su chi ci sta accanto perché siamo nati alla fede attraverso l’amore del Padre»[4].

Perdonare è un atto divino per eccellenza. Significa ripristinare chi ha offeso alla sua condizione precedente. «Dio è gioioso! E qual è la gioia di Dio? La gioia di Dio è perdonare [...]. E’ la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella; la gioia di una donna che ritrova la sua moneta; è la gioia di un padre che riaccoglie a casa il figlio che si era perduto, era come morto ed è tornato in vita, è tornato a casa. Qui c’è tutto il Vangelo!»[5]. Quando conosciamo la gioia di Dio nel perdonarci, quando sperimentiamo la sua disponibilità infinita, è logico che ci sentiamo spinti a fare lo stesso con gli altri; vogliamo far parte di questa gioia. «Per imparare a perdonare – consigliava san Josemaría –, ricorriamo alla Confessione con affetto, con devozione, e lì troveremo la pace, la forza per vincere e per amare»[6].

«Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Mt 6, 10). Forse pensiamo alla volontà di Dio soltanto come qualcosa che egli vuole da noi. Dimentichiamo, tuttavia, che l’atto principale del suo disegno rispetto a noi è amarci, e che una conseguenza di questo amore è offrirci mille modi di riempirci della sua vita: i sacramenti le relazioni con quelli che frequentiamo, la preghiera, i comandamenti, ecc. Quando gli chiediamo «che si faccia la sua volontà» gli stiamo chiedendo, almeno in parte, che ci dia la grazia di lasciarci raggiungere dal suo amore. E perciò Gesù ci invita anche a chiedere il pane quotidiano, il suo corpo e il suo sangue. Questa è la volontà del Padre: che i suoi figli stiano il più uniti possibile.


«QUALUNQUE COSA SUCCEDA nella vostra vita – predicava san Josemaría –, per quanto triste e oscuro e anche abominevole sia, fate rapidamente questo processo mentale: Dio è mio Padre; Dio mi ama più di quanto tutte le madri del mondo insieme possono amare i loro figli. Mio Padre Dio è, inoltre, onnisciente e onnipotente. Tutto ciò che accade, quindi, è per il bene. Vedrete che pace, figli miei, che sorriso illuminerà la vostra bocca, anche nel caso in cui abbiate il volto bagnato di lacrime»[7].

Il fatto che chiediamo che si faccia la volontà di Dio non annulla la nostra. «La forza della grazia ha bisogno di coniugarsi con le nostre opere di misericordia, che siamo chiamati a vivere per testimoniare quanto è grande l’amore di Dio»[8], specialmente durante la Quaresima. La Vergine Maria, figlia di Dio Padre, sicuramente ha pregato spesso il Padre nostro. Ella aveva già pronunciato il suo «avvenga» personale e sarà sorpresa nel vedere che la realtà abbia superato le sue aspettative più audaci. Nostra Madre è stata testimone della dedizione di suo figlio e probabilmente si è sentita confortata ricevendolo nell’Eucaristia. A lei possiamo chiedere che ci faccia comprendere e assaporare le parole di Gesù.


[1] Sant’Ireneo, Contro le eresie, Libro 4, 20, 5-7.

[2] San Josemaría, Carta 29, n. 60.

[3] Sant’Agostino, Epistola 130, 8, 17.

[4] San Josemaría, Amici di Dio, n. 229.

[5] Papa Francesco, Angelus, 15-IX-2013.

[6] San Josemaría, 2-VI-1974, citato in Javier Echevarría, Memoria del Beato Josemaría Escrivá, Leonardo International, Milano 2001.

[7] San Josemaría, citato in Julián Herranz, Dios y audacia. Mi juventud junto a san Josemaría, pp. 166-167.

[8] Papa Francesco, Udienza, 29-IX-2021.