L’Opus Dei compie 90 anni

Per i 90 anni dell'Opus Dei, la RSI ha fatto una intervista a Don Arturo Cattaneo, responsabile dell'Opus Dei a Lugano. Don Arturo, luganese doc, prima architetto, poi sacerdote e professore di ecclesiologia e di diritto canonico, è il primo ticinese membro dell’Opus Dei, alla quale ha aderito nel 1969 durante i suoi studi al Politecnico Federale di Zurigo.

Che cos’è l’Opus Dei e quali sono le sue finalità?

È una realtà della Chiesa cattolica, sorta a Madrid nel 1928. Il fondatore è il sacerdote Josemaría Escrivá che fu canonizzato nel 2002 da san Giovanni Paolo II. Le finalità possono riassumersi nell’aiutare tutti a prendere coscienza che sono chiamati da Dio a cercare la santità nella vita quotidiana, nel lavoro. Proprio qui troviamo la specificità del messaggio dell’Opus Dei: aiutare le persone a fare del proprio lavoro (anche quello casalingo) un cammino di santità. Per questo si offre formazione cristiana e accompagnamento spirituale a chi cerca di vivere questo ideale.

L’Opus Dei gode di larga autonomia. È vero che essa non è soggetta ai vescovi diocesani?

Tutti i membri laici dell’Opus Dei (il 98 %) sono semplici fedeli e, come tali, appartengono alla diocesi dove risiedono e hanno gli stessi doveri e diritti come gli altri fedeli; quindi non sono più “autonomi” di loro. L’autonomia prevista negli statuti che il Papa ha dato all’Opus Dei si riferisce alla sua missione specifica, soprattutto alla formazione spirituale dei propri membri. L’Opus Dei non fa nulla senza contare con il consenso del vescovo diocesano.

Ci può dire quanti sono i membri laici dell’Opus Dei e spiegare un po’ le peculiarità della loro vita?

I membri, sparsi in tutti i continenti sono circa 90 mila, dei quali circa 2 mila sono sacerdoti. I laici sono di tutte le professioni e classi sociali . La maggior parte di loro sono sposati. L’unica peculiarità, direi, è l’impegno nella ricerca della santità, specialmente nel proprio lavoro, di cui le parlavo.

Quali sono le attività dell’Opus Dei in Ticino?

In Ticino ci sono da circa 20 anni due Centri a Lugano: uno per uomini e uno per donne. Le attività tendono fondamentalmente ad approfondire la formazione cristiana dei membri e di tante altre persone interessate: meditazioni, conferenze, ritiri, esercizi spirituali, pellegrinaggi ecc. oltre alla direzione spirituale personale.

Può spiegarci ancora qualcosa su chi era san Josemaría? Lei l’ha conosciuto?

È nato nel 1902 a Barbastro, una cittadina dei Pirenei, in una famiglia modesta ma profondamente cristiana. All’età di 16 anni percepì la chiamata a donarsi a Dio, senza però sapere come. Decise di diventare sacerdote per essere il più possibile pronto a servire Dio e le anime. Suo padre gli consigliò di studiare anche legge, cosa che fece. Quando aveva 26 anni ed era raccolto in preghiera durante degli esercizi spirituali, improvvisamente vide un panorama di ricerca della santità in mezzo a tutte le realtà secolari e comprese che la sua missione era diffondere quel messaggio. Il nome venne quando un giorno il suo confessore (un Padre gesuita) gli chiese: “Come va quest’opera di Dio?”. Lui si disse che se doveva avere un nome, quello sarebbe stato appropriato.

L’ho conosciuto personalmente a Roma nel 1969. Poi lo incontrai di nuovo tre volte, una fu a Urio sul lago di Como. Il mio ricordo è di un uomo che sprigionava buon umore e al contempo una fede contagiosa; ascoltandolo ti veniva voglia di impegnarti di più: ne vale la pena, ripeteva spesso.

Anni addietro ci sono state feroci critiche nei confronti dell’Opus Dei. Come avete risposto?

Abbiamo risposto cercando di spiegare i nostri veri fini e mezzi, poi cerchiamo di seguire l’esempio di san Josemaría: non lasciarsi prendere dai rancori, non attaccare le persone, continuare a lavorare serenamente con il motto “affogare il male in abbondanza di bene”.

Ci sono state critiche anche da parte dei Gesuiti. Come si rapporta oggi l’Opus Dei con Papa Francesco (che è gesuita)?

Quale Papa egli è soprattutto il successore di Pietro, e dov’è Pietro, lì è la Chiesa. Cerchiamo perciò sempre l’unione con lui e diffondiamo il suo insegnamento, che in tanti aspetti è veramente geniale: ho anche scritto un libro sui suoi insegnamenti.

Lei avrebbe potuto essere sacerdote diocesano, invece ha scelto l’Opus Dei. Come mai?

Quale sacerdote dell’Opus Dei sono sacerdote secolare (non seguo cioè una vita conventuale o monacale) e in un certo senso sono diocesano, poiché svolgo il mio ministero pastorale al servizio dei fedeli della diocesi. Perché allora non sono andato al seminario della diocesi? Per le caratteristiche del cammino per quale il Signore mi ha condotto: finito il Liceo sono andato a studiare architettura a Zurigo e lì ho conosciuto l’Opus Dei, vi ho aderito, ho concluso i miei studi, ho lavorato per un paio d’anni come architetto. A questo punto è maturata la vocazione al sacerdozio, come modo specifico di servire la Chiesa, portando avanti quest’opera.

Fonte: Radio Televisione Svizzera Italiana (RSI), Rete Uno, dal Programma 'Chiesa in Diretta'. https://www.rsi.ch/rete-uno/programmi/cultura/chie...