“L’educazione è l’arma più potente per sfidare la povertà”

Testimonianza di Isabel Gameros, promotrice rurale di Cañete (Perù), pubblicata dalla rivista “Mundo Cristiano” lo scorso mese di gennaio. “Sono sposata e vivo con mio marito e i miei 13 figli, che hanno dai 2 ai 22 anni. Mio marito, José Charún, fa il muratore”.

Prima di tutto le vorrei dire qualcosa di Cañete. Più del 70% delle famiglie sono povere e non possono far fronte alle necessità più elementari. Le contadine hanno un carattere forte. Molte sono analfabete.

Ogni mattina, oltre a lavorare a casa mia, lavoro in un’altra casa: faccio le pulizie e cucino. Nel pomeriggio con i miei figli organizzo le attività del giorno dopo. Tutti hanno un incarico: ognuno collabora nella misura delle sue possibilità, perché mio marito e io, da soli, non riusciremmo a portare avanti la casa.

Il mio incontro con San Josemaría

L’ho conosciuto attraverso i filmati che proiettano in un Centro di Abilitazione per la Donna che si chiama Condoray. Allora avevo 19 anni. Quando cominciai a frequentare il centro, mi dissero che dovevo santificare il lavoro, proprio quello che San Josemaría aveva insegnato ai suoi figli. In seguito mi parlarono di Dio, della Madonna, di quanto era importante andare a Messa tutte le domeniche, dato che io sono cattolica. Io andavo a Messa ogni tanto, ma non sempre.

Bisogna aiutare le persone, bisogna saper darsi agli altri. Ho imparato anche a tenere la casa bella in ordine. Lui diceva che la povertà non vuol dire sporcizia. Il pavimento della mia casa era di terra e paglia; così decisi di migliorarlo: lo spazzo e lo bagno, così che la polvere non si alza ed è sempre tutto pulito. Restai di sasso quando gli sentii dire in un filmato che il lavoro di una padrona di casa è simile a quello della Vergine Maria, e io cerco di farlo così.

Mi hanno insegnato anche a trattare meglio mio marito e a essere sempre ben vestita; a privarmi di una cosa che magari ho in casa e non uso: la do a chi veramente ne ha bisogno più di me.

Sfidare la povertà

A Cañete le necessità economiche sono molte. Una volta, dissi a uno dei miei figli: “Oggi non mangeremo perché non c’è niente da mangiare”. Mio figlio si mise a giocare con uno dei suoi amichetti che è figlio della mia vicina di casa, gli disse quello che gli avevo detto e la vicina subito mi mandò due chili di riso. Pensi come sono stata sorpresa e riconoscente. Gli insegnamenti di San Josemaría hanno stimolato in tutti noi la solidarietà. Per esempio, se ci sono persone malate che non hanno soldi, riuniamo tutta la gente del quartiere e facciamo qualche attività allo scopo di ottenere del denaro per aiutare quella famiglia a pagare le spese impreviste; se poi abbiamo della biancheria o dei vestiti in più, li laviamo, li sistemiamo e li regaliamo alle persone che ne hanno bisogno.

Ho imparato dal Santo che la famiglia deve essere valorizzata e che i figli non sono un peso, ma un segno della fiducia che Dio ha avuto in me. Io ho voluto ricambiare questa fiducia che Dio mi ha voluto concedere e non ho mai usato contraccettivi. Non è facile avere una famiglia come la mia, di 13 figli.

Le ho detto all’inizio che sono una Promotrice Rurale. Aiutiamo la gente a risolvere i loro problemi. Parlo con ogni donna e le insegno a essere laboriosa, ad amare il lavoro, a essere generosa, allegra, in modo da superare tutte le difficoltà. Insegno loro anche alcune attività manuali, cucina, lezioni di formazione umana e familiare, lavoro di gruppo. Senza per questo trascurare la mia vita spirituale, ma dando così valore anche ai problemi pratici.

Sin dal principio impariamo che l’educazione è l’arma più potente per sfidare la povertà e far crescere così i nostri villaggi. Le Promotrici Rurali che come me frequentano ogni settimana Condoray sono diventate formatrici di altre persone, e così possono trasmettere con entusiasmo quello che a loro volta imparano.

Quando San Josemaría diceva che bisogna mettere Cristo in cima a tutte le attività umane, non mi ero resa conto che anche noi lo stavamo mettendo lì in cima, affinché Egli sia il Re delle nostre vite, il Re della nostra casa, il Re dei nostri villaggi, il Re della nostra esistenza.