La vocazione all'Opera. Una questione d'amore

Don Álvaro rinnovò per l’ultima volta il Santo Sacrificio dell’altare nella chiesa del Cenacolo, a Gerusalemme. Fu una squisita delicatezza che il Signore ebbe verso il suo servo buono e fedele. Pochi giorni dopo, don Javier Echevarría, suo successore come Prelato dell’Opus Dei, ricordava: Vi posso assicurare che visse quei momenti con autentica intensità, con una vera pazzia d’amore.

Per tutta la vita don Álvaro coltivò l’amore per l’Eucaristia e cercò di trasmetterlo con le parole e con l’esempio a quanti si avvicinarono a lui. Ogni nuova giornata, fino all’ultima della sua esistenza terrena, era per lui un’occasione per aumentare questa devozione e il suo desiderio di cibarsi dell’Eucaristia.

Dio è infinitamente potente, infinitamente bello. Non possiamo neppure immaginare come Egli è. La musica più dolce, la sinfonia più meravigliosa, i colori più incredibilmente belli, tutto il mondo e l’universo intero, sono niente in confronto a Lui. Eppure questo Dio infinitamente grande, infinitamente potente, infinitamente bello, si nasconde sotto le apparenze del pane affinché noi possiamo avvicinarci a Lui con fiducia. Queste parole di don Álvaro dimostrano il suo amore appassionato per l’Eucaristia, un amore che lo portava a rimanere per ore davanti al Tabernacolo, a celebrare le cerimonie liturgiche con grande devozione, a preoccuparsi che i luoghi e gli oggetti di culto fossero sistemati nel modo migliore, a dolersi e a riparare generosamente quando veniva a sapere di un oltraggio perpetrato contro l’Eucaristia.

Don Álvaro aveva numerosi dettagli di affetto verso Gesù Sacramentato. Una volta, avendo ricevuto in dono una boccetta di acqua di rose, diede disposizioni perché, ogni volta che veniva pulito il tabernacolo dell’oratorio della Pentecoste, che si trova nella sede centrale dell’Opus Dei, ci si ricordasse di depositare all’interno una goccia del profumo. Lo riempiva di gioia poter ricuperare al culto gli oggetti liturgici ed esprimeva con calore la sua gratitudine a chi si assumeva questo compito: era convinto che, grazie a questo lavoro benemerito, la pietà popolare sarebbe stata rivitalizzata e il Signore sarebbe stato avvicinato e amato da un maggior numero di persone.

Salvador Bernal, che visse accanto al Servo di Dio per qualche tempo, nel libro «Álvaro del Portillo, Prelato dell’Opus Dei», ha lasciato una descrizione della sua Messa: Più di tutto, però, mi impressionava la sua concentrazione nel momento della consacrazione: le parole pronunciate con chiarezza, ma anche in modo naturale e solenne; lo sguardo fisso sulle specie eucaristiche, mentre elevava il Corpo del Signore, e le braccia completamente stese (la mia personale sensazione era quasi di unione fra cielo e terra, un’unione quasi fisica in quell’istante ineffabile); la genuflessione accurata e prolungata, secondo un noto consiglio di San Josemaría.

Da parte sua, don Álvaro scrisse: La Santa Messa è la radice della vita soprannaturale e, proprio per questo, della giovinezza eterna dell’anima. Come il nostro amatissimo Padre, anch’io faccio in modo di salire ogni giorno sull’altare con l’anelito di identificarmi con Cristo [...], e di rinnovare il divino Sacrificio del Calvario con la passione di un innamorato. Sforzatevi di vivere la Messa in questo modo, figlie e figli miei; anche se passano gli anni, sarete sempre giovani, con la perenne gioventù dell’Amore.

Don Álvaro è sempre stato giovane nell’Amore, anche perché ha cercato di trasformare il tabernacolo nel centro e nel punto di riferimento della sua vita, di unirsi a Gesù nel Pane e nella Parola, nell’Eucaristia e nell’orazione. Si sforzò di essere anima di Eucaristia per trasformare tutti in anime di Eucaristia.