La “responsabilità” di suor Lucia per l’inizio del lavoro dell’Opus Dei in Portogallo

Fu la veggente di Fatima, nel febbraio 1945, a insistere perché san Josemaría Escrivá si recasse in Portogallo per accelerare i tempi dell’inizio del lavoro di apostolato dell’Opus Dei in quella terra.

San Josemaría Escrivá conobbe suor Lucia nel febbraio 1945. Si era recato a Tuy, in Spagna, a trovare il Vescovo, il suo buon amico mons. José López Ortíz. Suor Lucia, la veggente di Fatima, si trovava allora in un convento di Tuy. Il Vescovo volle che san Josemaría la conoscesse. Il colloquio fu provvidenziale poiché suor Lucia pregò insistentemente il Fondatore di andare in Portogallo, per poter così affrettare i tempi dell’inizio del lavoro dell’Opus Dei in terra portoghese. Il viaggio era nei suoi progetti di apostolato, ma non in quel momento anche perché, tra l’altro, non aveva neppure il passaporto. Ma ciò non fu un ostacolo perché, con una telefonata a Lisbona, suor Lucia ottenne un visto di entrata in Portogallo per san Josemaría e per i suoi accompagnatori.

Su richiesta di suor Lucia il viaggio che il Fondatore e don Álvaro del Portillo avevano intrapreso il 29 gennaio in Spagna, ebbe così un inatteso prolungamento in terra portoghese.

Il 5 febbraio giunsero a Oporto e salutarono il Vescovo, mons. Agostinho de Jesús Souza. Il giorno successivo furono invitati a pranzo dal Vescovo di Leiría, la diocesi in cui si trova Fatima. Visitarono il Santuario della Madonna di Fatima, oramai quasi terminato. Ad Aljustrel san Josemaría conobbe diverse famiglie che avevano preso parte agli storici eventi; si fece fotografare assieme alla madre di Giacinta, una delle veggenti. A Fatima il Fondatore affidò alla Madonna il futuro lavoro apostolico in Portogallo. Sarebbe tornato molte altre volte a Fatima, per pregare davanti alla Madonna.

Venticinque anni dopo il Fondatore ricordava i particolari del suo primo colloquio con suor Lucia: “La trattai in modo sbrigativo, perché sapevo che era una santa; e lei non solo non se la prese, ma mi disse che l'Opus Dei doveva andare in Portogallo. Le risposi che non avevamo il passaporto, ma lei rispose: ci penso subito io. Telefonò a Lisbona e ci procurò un documento per passare la frontiera. Non abbiamo parlato affatto delle apparizioni della Madonna, non l'ho mai fatto. È una donna di una umiltà meravigliosa. Tutte le volte che la vedo le ricordo che lei ha una parte di responsabilità nell'inizio dell'Opera in Portogallo” (cfr Andrés Vázquez de Prada. Il Fondatore dell’Opus Dei, Leonardo International, Milano 2003, vol. II, p. 723 e ss.).

Sul primo colloquio fra don Josemaría e suor Lucia mons. José López Ortíz racconta: "Tra altre cose, le disse pressappoco questo: Suor Lucia, con tutto il parlare che fanno di lei e di me, vediamo di non finire all'inferno...!". Il Padre mi raccontò che suor Lucia rimase pensierosa e gli disse con grande semplicità: 'È vero: ha ragione'. Josemaría fu molto contento di toccare con mano la sua umiltà" (in Un santo per amico, ARES, Milano 1991, p. 203).

“Anche suor Lucia di Fatima, ha scritto la superiora del convento di Coimbra nel febbraio del 2002, «condivide» la gioia per la canonizzazione di Escrivá, che ella conobbe in vita e che «spinse» a intraprendere il lavoro apostolico in Portogallo”.