Inaugurato il nuovo anno accademico della Pontificia Università della Santa Croce

Il Prelato dell'Opus Dei ha inaugurato l'anno accademico della Pontificia Università della Santa Croce, di cui è Gran Cancelliere. Nell'università si svolgono corsi di Teologia, Filosofia, Diritto Canonico e Comunicazione Istituzionale.

Il prof. Lluis Clavell pronuncia il discorso inaugurale del corso 2011/2012.

“L’orientamento del nostro lavoro universitario deve contribuire a radicare la fede e la vita cristiana in noi stessi e nella cultura del nostro tempo”, superando una visione unicamente “utilitaristica” della propria missione e favorendo un più intimo rapporto con Dio. È ciò che ha affermato il Prelato dell’Opus Dei e Gran Cancelliere della Pontificia Università della Santa Croce, Mons. Javier Echevarría, nel discorso di inaugurazione del nuovo anno accademico 2011/2012, pronunciato alla presenza del collegio dei docenti, degli studenti e del personale amministrativo.

Citando il Santo Padre Benedetto XVI nel suo discorso ai giovani professori universitari riuniti a San Lorenzo de El Escorial durante la Giornata Mondiale della Gioventù (19 agosto 2011), Mons. Echevarría ha ricordato che “non basta limitarsi ad insegnare o studiare i diversi trattati”, poiché “la fede esige di essere vissuta, incarnata ogni giorno”. Solo in questo modo è possibile essere per i giovani degli “autentici maestri”, capaci di suscitare in loro “questa sete di verità che hanno nel profondo e quest’ansia di superarsi”, e diventando al contempo “stimolo e forza”.

Rivolgendosi agli studenti, il Gran Cancelliere li ha esortati a santificarsi attraverso l’amore per lo studio e per “tutte le persone con cui condividiamo questo lavoro”, soprattutto nei  omenti “più ardui”. In questo cammino di santificazione di “quanti hanno l’incarico di collaborare alla diffusione della verità”, diventa indispensabile la virtù dell’“umiltà”, grazie alla quale “sapremo dialogare, perché avremo capacità di ascolto” e sapremo riconoscere i nostri sbagli, perché “la stessa verità è sempre più alta dei nostri traguardi” (Benedetto XVI).

La “frammentarietà del sapere e della vita” che caratterizza molte aree culturali del nostro tempo, e qual è in tal senso “il contributo di una pontificia università” è stato il tema della lezione magistrale affidata quest’anno alla Facoltà di Filosofia e tenuta da Mons. Lluís Clavell, professore ordinario di Metafisica. “La frammentazione trasforma le università in una sorta di arcipelago umano”, con docenti e ricercatori che “comunicano poco tra di loro, perché usano metodi e linguaggi diversi”. Secondo Mons. Clavell, è invece auspicabile “una collaborazione fruttuosa tra le scienze per una conoscenza più adeguata della realtà stessa e per un migliore servizio all’uomo”, e ciò è fattibile “solo se i professori lavorano di più insieme”.

Anche la “separazione tra la ricerca e la didattica” rischia di sgretolare “l’università stessa, come centro formativo in cui i docenti insegnano ciò che loro stessi stanno ricercando”. In questo panorama, infatti, si fa strada la figura del “ricercatore senza docenza, che si affianca al normale professore, certamente specialistico, con compiti quasi solo didattici ma con scarso lavoro di ricerca”. Ciò trasforma le facoltà universitarie in semplici “scuole professionali finalizzate a fornire solo capacità tecniche agli studenti secondo le esigenze del mercato”.

Questa dinamica, inoltre, provoca sulle persone dei cosiddetti “effetti perversi” e rende la formazione degli studenti “composta da molti piccoli frammenti specializzati, ma dispersa e senza unità per la persona stessa e per il futuro esercizio professionale”. Il rimedio ad una simile e diffusa problematica si incontra, secondo lo studioso, nella “interdisciplinarità, concepita come un atteggiamento personale”. È pur vero che “la presenza di diversi saperi nella stessa persona è realizzabile in modo limitato, ma dovrebbe essere operativa come inclinazione profonda”, poiché “la vera interdisciplinarità è quella che si dà in ognuno di noi nel cercare di arrivare all’unità del sapere”.

Nel suo saluto, il Rettore Magnifico Mons. Luis Romera, ricordando che “nel mistero di Cristo si rischiara il mistero che si nasconde in ciascun essere umano”, ha affermato che tra i primi obiettivi dell’università, vi è proprio “l’approfondimento del mistero di Cristo” e la capacità di “esprimerlo in modo significativo per l’uomo di oggi”. Come la Croce “si espande con il desiderio di abbracciare il mondo per salvarlo”, così noi siamo chiamati ad “elaborare un pensiero cristiano in grado di dialogare con la cultura contemporanea”, contribuendo “all’evangelizzazione del mondo di oggi”, evidenziando le sue “virtualità” e i suoi “lati problematici”, e “promuovendo una società più autenticamente umana”.

Nei vari discorsi pronunciati nel corso della cerimonia di inaugurazione, che è stata preceduta dalla Santa Messa votiva dello Spirito Santo nella Basilica di Sant’Apollinare, si è anche fatto espresso riferimento alla figura del beato Giovanni Paolo II e al suo legame con la Pontificia Università della Santa Croce. In particolare, durante l’omelia, il Gran Cancelliere ha ribadito come questo Pontefice “ha guardato con paterno affetto il lavoro della nostra Alma Mater, considerandolo come un altro crocevia di riflessione e di dialogo per aiutare professori e studenti ad addentrarsi nei misteri di Dio, ed affinché noi tutti sentissimo la necessità di essere veramente apostoli”.