«Per molti anni ho pensato di vivere come un buon cristiano: andavo a Messa la domenica e cercavo di comportarmi il meglio possibile nel mio lavoro e in famiglia. Un bel giorno è arrivato nelle mie mani una copia di Cammino.
Devo confessare che l’idea che avevo dell’Opus Dei non era molto buona, e quindi il libro finì per essere dimenticato. Finché un pomeriggio, senza sapere perché ho cominciato a leggerlo. Mi sono reso conto che non era un libro che parlava di Dio, come io mi aspettavo, ma di come l’uomo della strada poteva avvicinarsi di più a Dio e farsi santo nel suo lavoro. Non ci avevo mai pensato.
Mi sono reso conto che non era un libro che parlava di Dio, come io mi aspettavo, ma di come l’uomo della strada poteva avvicinarsi di più a Dio
“Che la tua vita non sia una vita sterile. Sii utile. Lascia traccia”. Queste frasi mi scossero potentemente. In che modo io potevo “lasciare traccia”? Non ero famoso, non avevo soldi, non avevo scoperto o inventato nulla, che traccia avrei lasciato con la mia vita? In pochi giorni ho capito che la “traccia” si poteva lasciare soltanto utilizzando ogni ora della giornata.
In altri punti di Cammino leggevo che il matrimonio è un sacramento santo, che io ero tempio di Dio, che senza un piano di vita non avrei avuto mai ordine…
Alcuni di questi punti cominciarono a darmi fastidio, mi sembrava che fossero scritti per me. Sapevo che avrei dovuto cambiare molte cose se veramente volevo essere un buon cristiano. Non so in che momento, né quando, né come, ho deciso di fare il tentativo di mettere in pratica gli insegnamenti del libro.
Alcuni di questi punti cominciarono a darmi fastidio, mi sembrava che fossero scritti per me.
Mi sono così reso conto che la mia vita andava cambiando, il mio lavoro, la mia famiglia, i miei problemi, i miei amici. Per la prima volta ho capito che stavo già accanto a Dio, che non avevo bisogno di “avvicinarmi” di più a Lui, ma che dovevo semplicemente aprire gli occhi del cuore per scoprire che Dio era stato sempre accanto a me».