Imparare a pregare con Cristo

Nel suo nuovo libro Getsemani, il prelato dell’Opus Dei invita a rivolgere lo sguardo a Cristo per imparare da Lui a rivolgersi al Padre. Riproduciamo alcuni brani del libro, pubblicato in Spagna dalla casa editrice Planeta.

Allora Gesù se ne andò con loro in un podere chiamato Getsemani. Anche i discepoli lo seguirono, dice il testo. Il Maestro desiderava fare così perché era venuto sulla terra per stare con gli uomini e perché noi uomini stessimo con Lui. “Come al solito”, ci dice S. Luca. Quanta gioia dobbiamo provare per il desiderio che Egli ha di camminare al nostro fianco per tutta la vita!

Contempliamo senza stancarci, senza abituarci, il desiderio del Maestro di stare e di camminare con noi. Ci chiede di non separarci da Lui, qualsiasi cosa succeda, anche quando sembra che i fratelli lo mettano da parte. Se ciò dovesse accadere, allora dovrà crescere la fedeltà di noi, i suoi discepoli, senza rispetti umani, con un limpido e caritatevole complesso di superiorità, perché viviamo con l’Onnipotente e sappiamo di essere amici dell’autentico Amico.

Ci ha portati con Lui perché partecipassimo alla sua orazione, diversamente da altre scene del Vangelo, quando si ritirava a pregare da solo, anche se la sua solitudine non impediva agli Apostoli, benché rozzi e superficiali come noi, di accorgersi dei benefici di quei periodi di raccoglimento esterno del Signore, che giungevano a tutto il popolo. Tante volte erano stati testimoni, prima dei grandi miracoli che erano un modo diverso di pregare e di operare il bene, di come Gesù rendesse grazie al Padre perché lo ascoltava sempre (cfr. Gv 11, 42). Gesù, dunque, non adottava un comportamento diverso davanti al prodigio più alto che stava per compiere: la salvezza dell’umanità. Anche in quell’ora pregò e desiderò ardentemente che i discepoli si rendessero conto di ciò che ordinariamente Dio non fa se la creatura non vive in dialogo con Lui.

A prima vista sorprende che gli Undici, invitati ripetutamente da Gesù a tenergli compagnia, non avvertissero la grandezza e l’importanza dell’orazione che precedeva il grande mistero che stava per compiersi. Ricorderanno poi che la preghiera del Signore, sempre perfetta, aveva provocato in loro la stupenda reazione di chiedergli che insegnasse loro a pregare (cfr. Lc 11, 1); anche se altre volte i prodigi avevano messo con tanta forza davanti ai loro occhi la loro personale pochezza, che gli domandarono di allontanarsi da loro, poveri pescatori (cfr. Lc 5, 8).

È incredibile che, al nuovo invito del Signore, e ancor più dopo ciò che avevano visto e udito personalmente nell’Ultima Cena, si mostrassero così indifferenti in quel momento cruciale. Malgrado questo, il Maestro non mutò il suo amore infinito per loro. Purtroppo, anche ora noi uomini mutiamo il nostro affetto con penosa frequenza: basta un niente perché ci dimentichiamo di Cristo e ci concentriamo nel nostro io.

Durante i tre anni in cui essi percorsero con Lui la Terra Santa, fu costante l’invito del Maestro ai discepoli affinché pregassero. Ora domanda loro di unirsi al suo raccoglimento, in preparazione al Sacrificio redentivo dell’umanità. Così ribadiva loro che la vita di un cristiano, a tutte le ore e specialmente nelle circostanze più straordinarie, deve scorrere nell’alveo di un’orazione con Lui e come la Sua.

Pregare con Cristo vuol dire necessariamente fare propria, attraverso l’azione dello Spirito Santo, la Volontà del Padre. In tal modo si comprende meglio la possibilità che la nostra vita acquisti quel rilievo eterno che hanno in sé i piani divini. Conviene, dunque, che ci impegniamo a pregare con Lui: ci trasmetterà il vigore della perseveranza e gli faremo posto nell’intelligenza e nel cuore, in modo che conferisca alle nostre potenze la profondità del dialogo del Figlio di Dio con suo Padre. Pregare con Cristo ci aiuterà a superare le nostre limitazioni interne ed esterne, perché ci verrà concessa la forza con cui Egli perseverò, anche nel Getsemani, per ottenere la Vita di Dio in noi.

Pregare come Cristo. Ai discepoli sarebbe bastato guardare con attenzione il Redentore e unirsi a ciò che Egli, pieno di Spirito Santo, diceva a Dio Padre. Sarebbe bastato guardarLo per imparare, per avere la sua stessa sicurezza. Così fanno tante anime sante, che nell’orazione continuano a guardare Cristo, a contemplare il suo Volto. Abbiamo la certezza che, se vegliamo accanto a Gesù – come egli suggerì a quegli uomini nel Getsemani -, l’orazione sgorgherà intensa ed efficace, anche se dobbiamo lottare con la nostra debolezza, che ci spinge alla distrazione, a una corrispondenza mediocre. Però dobbiamo fissare lo sguardo sul Salvatore. «Contemplando questo volto – ha scritto Giovanni Paolo II – ci disponiamo ad accogliere il mistero della vita trinitaria, per sperimentare di nuovo l’amore del Padre e godere della gioia dello Spirito Santo».