Il prelato a New York e Chicago

Dal 7 al 19 luglio mons. Fernando Ocáriz ha incontrato amici e persone dell'Opus Dei a New York e Chicago. In questo articolo abbiamo raccolto i momenti più belli e le parole più significative, arricchite dalle immagini del video racconto del viaggio pastorale del prelato dell'Opus Dei.

New York | Chicago


Chicago

13 luglio | 14 luglio | 15 luglio

Lunedì 15 luglio

Mons. Fernando Ocáriz ha visitato Metro Achievement Center, un centro educativo per ragazze che fornisce un sostegno scolastico e altre attività formative a famiglie a rischio di esclusione sociale della città di Chicago.

Durante la visita alle attrezzature alcune studentesse di un programma di Ingegneria hanno mostrato al prelato i diversi progetti ai quali stanno lavorando. Petra ed Ernestina, che iniziarono questa attività sociale 30 anni fa, gli hanno raccontato alcuni episodi dei primi anni, dimostrando la loro gratitudine per il lavoro svolto dai sacerdoti della prelatura ai quali è affidata l’assistenza spirituale di questa iniziativa.

Poi il prelato ha visitato Midtown Center, una iniziativa di formazione extra-curricolare rivolta a giovani dei quartieri emarginati di Chicago. A Midtown si danno lezioni di sostegno scolastico, sport, programmi di sviluppo del carattere e tutoria individuale. I genitori dei ragazzi vengono sostenuti attraverso seminari e colloqui individuali.

Alcuni dei 400 ragazzi che partecipano alle attività estive hanno accolto il prelato nella palestra, dove ha scambiato delle idee con i responsabili e i volontari delle iniziative attualmente in via di svolgimento. Mons. Ocáriz si è riunito anche con la famiglia di Melissa Villalobos, la cui guarigione medica è stata riconosciuta come un miracolo nella causa di canonizzazione di John Henry Newman.

Il prelato si è recato a pregare nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, adiacente a Midtown. Nel 1991 la parrocchia è stata affidata a sacerdoti dell’Opus Dei dall’allora arcivescovo di Chicago, il cardinale Joseph Bernardin.

Domenica 14 luglio

Lo scorso 14 luglio mons. Fernando Ocáriz ha avuto due incontri a Chicago con i giovani e gli adulti che frequentano i mezzi di formazione cristiana offerti dall’Opus Dei.

Ai primi, in genere studenti liceali e dei primi anni di università, ha ricordato che la formazione cristiana che ricevono nei centri dell’Opera attraverso la catechesi, le meditazioni, le conversazioni con sacerdoti e con laici..., non è solo una cosa individuale, ma li deve indurre a contagiare la fede a tutte le persone del loro ambiente.

Joe, ex alunno della scuola Northridge, ha domandato al prelato in che modo si può condividere nella Università la fede cristiana. “Con l’amicizia – è stata la risposta –. San Josemaría diceva che nella Chiesa l’apostolato ha molte modalità; però c’è un modo fondamentale di trasmettere la fede, ed è il rapporto personale, l’amicizia autentica. Quando c’è amicizia e non semplicemente una conoscenza superficiale, si può condividere quello che uno porta dentro: i propri pensieri, i propri desideri, e anche le proprie difficoltà”.

“Come trovare senza timore la propria vocazione?”, ha domandato Matt a mons. Ocáriz. “È naturale avere un certo timore o qualche dubbio nei confronti del futuro quando nella vita si vuol prendere una decisione importante. Per questo conviene cercare sinceramente la volontà di Dio, chiedere luci al Signore nell’orazione e anche ascoltare il consiglio di chi pensi che ti possa aiutare bene”, ha detto il prelato; poi ha proseguito: “Inoltre, è importante chiedere al Signore, oltre le luci per vedere, la forza per volere. Assai spesso, infatti, non è che non vediamo quello che Dio vuole, ma ci manca la volontà di lanciarci a rispondere di sì. Di solito Dio non manifesta la sua volontà in maniera evidente. In ogni caso qualunque cosa ci chieda è una cosa che ci renderà più felici”.

Nella riunione con i professionisti il prelato ha invitato i presenti a imperniare la loro vita in Gesù. “La nostra orazione, la nostra vita spirituale, la nostra vita di lavoro, la nostra vita familiare, la nostra vita apostolica..., tutto va incentrato in Gesù Cristo – ha detto –. Tutto è per lui: tutto il senso della vita, della creazione, della storia è basato su questa verità. Si tratta di mettere al centro della nostra lotta interiore Gesù Cristo e non il perfezionismo, si tratta di assomigliare di più a lui, di conoscerlo meglio, di amarlo di più. Da Gesù Cristo trarremo la forza per essere suoi cooperatori, per identificarci a lui”.

Doug, terapeuta matrimoniale, ha domandato com’è possibile aiutare le coppie cristiane a trasformare le difficoltà della vita coniugale in un cammino di santità. “Insegnando loro ad amare. In ogni coppia di coniugi si richiede la determinazione di amarsi ogni giorno di più. In generale, occorre amare le persone per quello che sono, con i loro difetti. Quando i difetti non sono offesa a Dio, dobbiamo convivere con loro gioiosamente, con comprensione”.

Come altre volte, i presenti hanno concluso l’incontro pregando per le intenzioni del Papa e per le necessità di tutta la Chiesa.

Sabato 13 luglio

Nel primo giorno di permanenza a Chicago il prelato si è recato all’Accademia Willows per partecipare a una riunione con alcune donne che qui assistono ai mezzi di formazione cristiana offerti dall’Opus Dei. Le presenti provenivano da diversi stati del Midwest: Minnesota, Missouri, Wisconsin, Indiana, Kansas, Iowa, Michigan e Colorado.

Maria ha raccontato che i suoi genitori sono stati tra i promotori dell’Accademia Willows, una scuola la cui assistenza pastorale è affidata a sacerdoti dell’Opus Dei. Nel suo intervento ha ricordato don José Luis Múzquiz, il sacerdote al quale 70 anni fa san Josemaría chiese di iniziare l’attività apostolica dell’Opus Dei a Chicago. “Come possiamo continuare ‘la rivoluzione’ del messaggio cristiano come fece father Joseph?”, ha domandato Maria.

Il prelato ha risposto che la rivoluzione più importante “è la rivoluzione di ogni giorno, quella che ciascuno fa nella propria vita. Rivoluzione significa ritornare, vale a dire, tornare di nuovo, tornare a Cristo. Questa è la grande rivoluzione che possiamo portare avanti ogni giorno e che richiede una continua rivoluzione”.

Poco dopo ha esortato le presenti a confidare nella forza di Dio davanti alle difficoltà, specialmente quelle che oggi affronta la Chiesa. “Non dobbiamo cedere al pessimismo quando vediamo difficoltà, confusione o problemi. La Chiesa è formata da persone deboli. Noi stessi siamo deboli. Però la Chiesa è, soprattutto, la forza di Dio. La Chiesa è Gesù Cristo, presente nella sua Parola e nei sacramenti, presente con tutta la sua forza salvifica”.

Maripza, una madre di famiglia, ha chiesto al prelato di parlare dell’importanza dei lavori di casa. “Una maniera molto diretta di comprendere l’importanza dei lavori di casa – ha risposto mons. Ocáriz – è pensare alla Madonna. La creatura più grande, la madre di Dio, che cosa ha fatto durante tutta la sua vita? Ha curato la casa di Giuseppe e di Gesù. Umanamente parlando, è indispensabile un ambiente di famiglia, un luogo in cui tutti si sentano a loro agio. Questo permette che ogni persona cresca, migliori. È una cosa che non solo rende gradevole la vita, ma forma. E forma anche sul piano spirituale, perché il piano materiale e quello spirituale sono strettamente uniti”.


New York

7 luglio | 8 luglio | 9 luglio | 10 luglio | 11 luglio

Quest’anno si festeggia il 70° anniversario dell’inizio del lavoro apostolico dell’Opus Dei negli Stati Uniti (1949). “In questo grande Paese – ha detto il prelato nel primo incontro di giovedì – si è già fatto tanto, anche se in realtà siamo agli inizi. Possiamo pensare che ormai siamo negli Stati Uniti da molto tempo e che l’Opera è stata fondata ormai novanta anni fa... Però, per la Storia, novanta anni sono l’inizio degli inizi”.

Mons. Ocáriz ha spiegato che “vista la realtà della missione apostolica di mettere il Signore in cima a tutto, si può pensare: ‘Sì, è una cosa meravigliosa, un’impresa entusiasmante, ma io ho tante limitazioni, tante difficoltà personali...’. A questo bisogna sommare le crisi nel mondo, nella stessa Chiesa, che sta attraversando molte difficoltà. Però tutto questo non può essere mai occasione di scoraggiamento. Il Signore conta su di noi per fare molto bene, così come siamo, con le nostre limitazioni”.

Uno dei presenti, Sharif, si è detto d’accordo sull’impressione che ha circa le difficoltà a impegnarsi che nota in molte persone. “Quando la libertà non si mette in gioco in un impegno significativo, la persona vive alla mercé dei venti, alla mercé dei suoi sentimenti. Invece di farsi guidare dall’intelligenza e dalla propria libertà, si fa guidare da affetti che variano a seconda delle circostanze”, ha commentato il prelato.

Un altro dei presenti ha domandato come è possibile creare vere amicizie nel mondo del lavoro, dove le relazioni possono nascere a volte da interessi pratici. “Prima di tutto con la preghiera. Prega per i tuoi colleghi. Poi, cerca le occasioni per compiere piccoli atti di servizio, ma non come una tattica, ma perché vuoi aiutarli realmente. Si accorgeranno che la tua disponibilità è diversa, sincera, che li vuoi servire veramente. In questo modo potrai rompere le barriere e nasceranno conversazioni più profonde”.

Poi i presenti hanno pregato tutti insieme per il papa Francesco. “Sulle spalle porta un peso considerevole – ha detto il prelato – e quando parla con le persone, o quando scrive lettere, finisce dicendo: ‘Prega per me, prega per me’. Ha molta fede nella preghiera e anche noi dobbiamo avere questa fede”.

Nel pomeriggio mons. Ocáriz ha partecipato a un incontro con un numeroso gruppo di donne. Uno dei temi principali della conversazione è stato la gioia. “Abbiamo l’obbligo di essere felici. Quando non siamo felici, non possiamo sperare che la gioia ritorni da sola: dovremo cercarla. Perciò abbiamo bisogno di andare alla sorgente della felicità, che è il Signore. In questo modo potremo anche rendere la vita gradevole agli altri. Se siamo pieni di gioia, potremo fare apostolato”, ha detto loro.

Diverse domande che gli sono state rivolte durante l’incontro riguardavano il tema del mistero della sofferenza. Mons. Ocáriz ha indicato la possibilità, apparentemente contraddittoria, di sperimentare la gioia in mezzo al dolore. “Questo è possibile perché sappiamo attraverso la fede che anche la sofferenza, quando arriva, è uno strumento per collaborare con Gesù Cristo alla redenzione del mondo. Anche se Dio non toglie la sofferenza, possiamo avere la gioia di sapere che essa ha un valore positivo molto grande quando si unisce alla Croce di Nostro Signore”.

Mercoledì 10 luglio

Mons. Ocáriz ha visitato la chiesa di Sant’Agnese, nelle vicinanze della Grand Central Terminal di Manhattan (New York). Nel 2016 il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ha affidato ai sacerdoti dell’Opus Dei l’attività pastorale di questa chiesa.

Poi il prelato si è recato a Ground Zero e ha pregato in silenzio per alcuni minuti davanti al monumento che ricorda le 2.983 vittime degli attentati del 2001.

Nel pomeriggio è intervenuto a una riunione con circa 250 giovani donne che partecipano alle attività di formazione cristiana in diversi centri dell’Opus Dei. “Non dovete considerare la formazione cristiana che ricevete come qualcosa di esclusivo per voi, per il vostro arricchimento personale. Questa formazione vi aiuterà a trasmettere, dovunque vi troverete, lo spirito cristiano. Tutti noi cristiani siamo chiamati a essere apostoli nella nostra vita quotidiana, soprattutto fra i nostri amici, trasmettendo la gioia di aver trovato e seguito Cristo più da vicino. In realtà – ha ribadito il prelato –, tutta la formazione cristiana che riceviamo deve tendere all’obiettivo di aiutarci a somigliare di più a Cristo, ad avere i suoi stessi sentimenti, il suo modo di guardare il mondo e le persone”.

Una foto con alcune delle ragazze che frequentano i mezzi di formazione cristiana.

Colleen, una studentessa di Virginia Tech, ha spiegato che, a volte, lo stile di vita di chi cerca di vivere il Vangelo stride con l’ambiente circostante. “Tutta la forza di cui abbiamo bisogno per poter parlare in maniera convincente si trova nell’Eucaristia e nell’orazione. Dobbiamo chiedere a nostro Signore come affrontare queste situazioni. Alla fine – ha affermato il prelato –, quando ci sforziamo di creare autentiche amicizie, la paura di parlare di certi argomenti scompare”.

Un’altra ragazza ha chiesto consiglio su come spiegare ai suoi amici che Dio è molto più che un giudice. “La maniera più profonda di spiegarlo – ha risposto mons. Ocáriz – è mostrare a dito la figura di Cristo sulla Croce. Abbiamo bisogno di renderci conto che Dio è a tal punto nostro Padre da donare il suo unico Figlio perché morisse per noi sulla Croce. Il perché abbia voluto fare questo è misterioso, ma è il mistero dell’immenso amore di Dio per noi. Quando le cose diventano difficili e abbiamo la tentazione di pensare: Com’è possibile che Dio, che è mio Padre, permetta questo?, dobbiamo guardare la Croce e fare un atto di fede nell’amore di Dio che Egli rese tanto visibile sulla Croce di Cristo”.

“Abbiamo bisogno di renderci conto che Dio è a tal punto nostro Padre da donare il suo unico Figlio perché morisse per noi sulla Croce”.

Alla fine dell’incontro è stato consegnato al prelato il ricavato di una colletta fatta per le molteplici necessità dei venezuelani.

Martedì 9 luglio

A New York il prelato ha avuto una riunione con circa 200 giovani di varie città della costa orientale degli Stati Uniti. Monsignor Ocáriz li ha invitati a essere buoni amici, con una amicizia profonda e sincera, grazie alla quale è naturale condividere anche l’amore che si ha per Cristo. “La cosa più importante – ha detto il prelato – è la preoccupazione che tutti dobbiamo avere di aiutare gli altri e di lasciarci aiutare”.

"La cosa più importante è la preoccupazione che tutti dobbiamo avere di aiutare gli altri e di lasciarci aiutare"(mons. fernando ocáriz)

Nella risposta data a uno studente di ingegneria a Princeton, che si sta specializzando in intelligenza artificiale, mons. Ocáriz ha messo ancora una volta in rilievo l’amicizia come la via per parlare di Dio in un ambiente dove l’atteggiamento nei confronti della fede è, assai spesso, di scetticismo. “Che cosa puoi fare per parlare di Dio in un ambiente come questo? In genere, non si tratta di parlare con molte persone contemporaneamente, ma di fare vere amicizie con gli altri. Attraverso l’amicizia – ha affermato mons. Ocáriz – è facile trasmettere ciò che senti, ciò che pensi..., però non con il tono di chi vuole convincere gli amici, ma semplicemente trasmettendo, attraverso l’amicizia, quello che hai dentro: quello che ha valore per te, quello che ti dà gioia, quello che ti dà serenità, quello che sottintende la certezza di poter contare sull’aiuto di Dio nella tua vita”.

Il prelato ha sottolineato anche l’importanza di pregare per il Papa e di rimanere uniti a lui. “Prega molto per il Papa – ha detto a uno dei ragazzi –. Il Papa, come potete immaginare, ha un grande peso sulle spalle e molti problemi da affrontare. Sono molte anche le difficoltà all’interno della Chiesa, ma non dobbiamo scoraggiarci quando constatiamo questi problemi perché, come diceva san Josemaría, la Chiesa è soprattutto Gesù Cristo. Dobbiamo pregare molto per il Papa perché ha un lavoro immenso, una grande responsabilità e conta molto sulla preghiera di tutti”.

"Dobbiamo pregare molto per il Papa perché ha un lavoro immenso, una grande responsabilità e conta molto sulla preghiera di tutti" (MONS. FERNANDO OCÁRIZ)

Dopo l’incontro con i giovani, il prelato è stato ricevuto dal cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, nella residenza arcivescovile. Hanno parlato per un’ora e dopo hanno visitato insieme la cattedrale per pregare nella cappella del Santissimo Sacramento e nella Lady Chapel, dedicata alla Santissima Vergine.

Lunedì 8 luglio

Lunedì il prelato dell’Opus Dei ha visitato il campus di New York dello IESE Business School. Mons. Fernando Ocáriz è gran cancelliere dell’Università di Navarra, della quale fa parte lo IESE Business School. Questa era la sua prima visita al campus, che ha iniziato le attività nel 2009. Lo ha ricevuto il direttore della sede degli Stati Uniti, Eric Weber. Dopo essere passato dall’oratorio, ha potuto visitare le strutture e ha salutato una rappresentanza di coloro che vi lavorano, come i coniugi Luis e Mariana o Nina e Gerard.

Il prelato ha partecipato a una cerimonia accademica organizzata dal Witherspoon Institute, un centro di ricerca la cui finalità è comprendere meglio i fondamenti morali delle società democratiche.

Tra i partecipanti si notavano Robert George, professore di Filosofia Politica, R. R. Reno, editor di First Things, e April Readlinger, direttrice esecutiva di Cana Vox. Il discorso di benvenuto è stato di Russel J. Snell, direttore del Center on the University and Intellectual Life del Witherspoon Institute, il quale ha parlato sui cambiamenti culturali che i giovani affrontano oggi.

l’intervento del prelato e il successivo dibattito si sono incentrati sulla necessità di comprendere l’amore

Su questa linea, l’intervento del prelato e il successivo dibattito si sono incentrati sulla necessità di comprendere l’amore, che spesso si riduce a puro sentimentalismo. Mons. Ocáriz ha detto che la libertà è compresa sino in fondo quando nasce da un vero amore. L’amore non è soltanto sentimento, ma finisce per desiderare il bene dell’altro. Se amare è semplicemente godere usando l’altra persona, non può essere altro che una sorta di egoismo. Educare alla libertà – ha affermato – è molto importante per la crescita dei giovani.

Domenica 7 luglio

Il prelato è atterrato all’aeroporto John F. Kennedy di New York nelle prime ore del pomeriggio.

Lo hanno ricevuto, fra gli altri, il vicario dell’Opus Dei negli Stati Uniti, monsignor Thomas G. Bohlin, e alcune famiglie. Patricia e Thomas White lo hanno salutato con i loro cinque figli. I piccoli hanno mostrato al prelato uno striscione che avevano dipinto insieme alla madre, nel quale dicevano: “Padre, Benvenuto in USA”.