Siamo grati a Benedetto XVI per il suo costante impegno a far conoscere il Dio vicino . Questa espressione – che è il titolo di un libro del Cardinal Ratzinger sull’Eucaristia – è un modo affettuoso di parlare del Creatore, amorevole e interessato alla sorte delle sue creature. San Josemaría Escrivá diceva che in mezzo agli impegni quotidiani a volte “viviamo come se il Signore fosse lassù, lontano, dove brillano le stelle, e non pensiamo che è sempre anche al nostro fianco. E lo è come un Padre amoroso —vuol bene a ciascuno di noi più di quanto tutte le madri del mondo possano voler bene ai loro figli— per aiutare, ispirare, benedire... e perdonare” ( Cammino , 267).
Come ricorda il Papa, Dio si è fatto uomo perché potessimo più facilmente accoglierlo e amarlo. In questi anni Benedetto XVI è andato ripetendo instancabilmente che Dio è Amore e che all’inizio dell’essere cristiani non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con una Persona – Gesù di Nazaret – che apre un nuovo orizzonte alla vita ( Deus Caritas est , 1). In un mondo nel quale Dio può apparire assente o lontano, la catechesi del Papa lo avvicina alla vita quotidiana degli uomini e delle donne del XXI secolo.
Il compito del cristiano è quello di far conoscere Gesù nell’esistenza ordinaria. Affinché tutti incontrino Dio ed entrino in dialogo con Lui, dandogli del “Tu”, in ogni momento – non solo nei momenti difficili. Un “Tu” che per i cattolici raggiunge il culmine nell’Eucaristia, fonte della vita della Chiesa.
Secondo questa prospettiva, gli impegni familiari, professionali e sociali non allontanano dal Signore; al contrario, gli eventi positivi e negativi alimentano il dialogo con Dio. Le debolezze, i contrattempi e le fatiche che accompagnano ogni sforzo umano, si trasformano in occasioni per essere più realisti, più umili, più comprensivi, più fratelli degli altri. Così come le gioie e i successi diventano occasioni per ringraziare Dio e per rinnovare il desiderio di servirlo e servire chi ci sta attorno.
Nel Vangelo leggiamo di come Gesù fosse capace di farsi carico delle sofferenze dei suoi contemporanei. Così il cristiano – che ama e conosce il “Dio vicino” – non rimane indifferente di fronte alla sorte di chi gli sta attorno. È il “circolo virtuoso” della carità: la vicinanza a Dio alimenta la vicinanza agli uomini, provoca “la disponibilità verso i fratelli e verso una vita intesa come compito solidale e gioioso” ( Caritas in veritate , 78).
In questi cinque anni di Pontificato non sono mancati al Papa attacchi provocati da coloro che vorrebbero escludere Dio dall’orizzonte della vita umana; e non sono mancate nemmeno le sofferenze di fronte all’incoerenza e i peccati di alcune persone chiamate ad essere “sale della terra” e “luce del mondo” ( Mt 5, 14-16). Nulla di tutto questo ci deve stupire, perché le difficoltà fanno parte del normale itinerario cristiano.
Historia docet : quante volte nel corso di venti secoli, si sono alzate voci infauste che annunciavano la fine della Chiesa di Cristo? In realtà, sotto l’azione del Paraclito, superata la prova, ogni volta la Chiesa si è mostrata più viva e bella, più piena di energie per condurre gli uomini sulla strada della salvezza. Lo abbiamo visto in questi anni: l’autorità morale e intellettuale del Papa, la sua vicinanza e il suo interesse per coloro che soffrono, la sua fermezza nella difesa della Verità e del Bene, con carità, hanno dato coraggio a uomini e donne di tutto il mondo. Il Romano Pontefice continua ad essere un fuoco che illumina le intricate vicissitudini terrene.
+ Javier Echevarría
Prelato dell’Opus Dei