Gli anni del seminario

Perchè mi faccio sacerdote? Il Signore vuole qualcosa; che cosa? E con un latino di scarsa latinità, ripeteva: Domine, ut videam! Ut sit! Ut sit! Che avvenga ciò che tu vuoi ed io ignoro.

Perchè mi faccio sacerdote? Il Signore vuole qualcosa; che cosa? E con un latino di scarsa latinità, ripeteva: Domine, ut videam! Ut sit! Ut sit! Che avvenga ciò che tu vuoi ed io ignoro..

San Josemaría seminarista

28 marzo 1925, Josemaría sacerdote

«Passò il tempo, e accaddero molte cose dure, tremende, che non vi dico perché a me non fanno male, ma potrebbero rattristare voi. Erano colpi di scure di Dio Nostro Signore per preparare – da questo albero – la trave che doveva servire, malgrado la sua debolezza, per fare la sua Opera. Io, quasi senza rendermene conto, ripetevo: Domine, ut videam! Domine, ut sit! Non sapevo di che si trattava, ma andavo avanti, avanti. Furono gli anni di Saragozza».

Al seminario di San Carlos di Saragozza era arrivato nel 1920, dopo aver seguito come alunno esterno i primi corsi, nel seminario diocesano di Logroño. Al San Carlos, per il suo comportamento e le sue qualità umane fu nominato superiore dal cardinal Soldevila, che dopo non molto tempo sarebbe stato assassinato in odio alla religione.

Le giornate trascorrevano nell’impegno vigoroso per studiare e mantenere una forte vita di pietà. Si recava tutti i giorni nella vicina basilica dove è venerata la Madonna del Pilar, di antichissimo culto. A lei si affidava in attesa della luce definitiva sulla volontà di Dio. «Mezzo cieco, stavo sempre aspettando il perché. Perché mi faccio sacerdote? Il Signore vuole qualcosa: ma che cosa? E ripetevo: Domine, ut videam! Ut sit! Ut sit! Che sia ciò che tu vuoi e che io ignoro».

Basilica di N. Sra. del Pilar, Saragozza

E la sua devozione si manifestava anche in teneri gesti filiali. Raccontava, per esempio: «Un giorno potei fermarmi in chiesa dopo la chiusura delle porte. Mi diressi verso l’immagine della Madonna, con la complicità di uno di quei buoni sacerdoti, salii quei pochi gradini che così bene conoscono i bambinetti e, avvicinatomi, baciai l’immagine di nostra Madre. Sapevo che non era quella la consuetudine, che baciare il manto era permesso esclusivamente ai bambini e alle autorità. Eppure, ero e sono sicuro che alla mia Madre del Pilar piacque che io saltassi per una volta gli usi stabiliti nella sua cattedrale».

Alla preghiera mariana corrispondeva la prolungata adorazione eucaristica. Trascorreva molto tempo nella cappella del seminario. A volte si fermava a pregare per tutta la notte in una tribuna del piano superiore. E trascriveva su fogli di carta le frasi della Scrittura lungamente meditate.

28 de marzo 1925, Josemaría sacerdote

Nel novembre del 1924 venne chiamato d’urgenza a Logroño: suo padre era morto all’improvviso. «Mio padre è morto esausto. Aveva sempre il sorriso sulle labbra…». Alle sofferenze degli ultimi anni si univa adesso questa, che oltre al dolore lasciava la famiglia in gravissime difficoltà economiche. Ancora in lutto, il 28 marzo 1925 venne ordinato sacerdote nella cappella del seminario. Celebrò la prima Messa nella Basilica del Pilar, ai piedi della Madonna tanto amata e supplicata. Erano presenti la madre, la sorella e poche persone amiche: la Messa fu in suffragio per l’anima del padre.

Con i suoi compagni del seminario di San Carlo, a Saragozza

Da quel momento la Messa divenne ancora più centrale nella sua vita. Nella Messa avrebbe ricevuto da Dio alcune importanti luci, sull’altare avrebbe concentrato le proprie richieste, lì avrebbe trovato sempre la sua forza. Per questo, trasmettendo la sua esperienza, consigliava: «Lotta per far sì che il Santo Sacrificio dell’Altare sia il centro e la radice della tua vita interiore, in modo che tutta la giornata si trasformi in un atto di culto – prolungamento della Messa che hai ascoltato e preparazione alla successiva –, che trabocca in giaculatorie, visite al Santissimo, nell’offerta del tuo lavoro professionale e della tua vita famigliare…».