Famiglia costruisce una cappella come ringraziamento a san Josemaría

Il ringraziamento può essere concretizzato in molte forme e la famiglia Esteban Casado ha scelto di far costruire una cappella con l’immagine di san Josemaría

cappella in costruzione a Oanes (Spagna)

Il ringraziamento può essere concretizzato in molte forme e la famiglia Esteban Casado ha scelto di far costruire una cappella con l’immagine di san Josemaría. In questo modo, molta gente potrà pregare con la stessa intensità con cui gli Esteban hanno pregato san Josemaría per ottenere la guarigione del piccolo Angelo, in coma da 21 giorni in seguito ad un incidente stradale.

Riportiamo di seguito la testimonianza di sua sorella Giuditta.

Sono una ragazza di 17 anni, cristiana anche se non molto praticante, ma dal 6 aprile 2003 la mia vita ha avuto una svolta in “molti ambiti”.

Quella sera mio padre e io stavamo discutendo su quale carriera avrei intrapreso, quando cominciammo a stupirci del fatto che mia madre e mio fratello non fossero ancora rientrati. Poco dopo arrivò un auto a casa nostra e qualcuno ci comunicò che avevano avuto un incidente. Inizialmente non sapevamo niente, nè come stessero, nè come fosse successo. Ricordo che sia io che mio padre non volevamo crederci, io ero fiduciosa che non fosse successo nulla di grave; molte persone hanno incidenti, ma non potevo immaginare cosa ci stava precipitando addosso. Mai avrei pensato che l’urto sarebbe potuto essere così violento.

Arrivammo all’ospedale e, dopo 30 minuti, riuscimmo a vedere mia madre; era in osservazione, mentre mio fratello, in terapia intensiva, lottava tra la vita e la morte. Quando andammo a trovarlo, era attaccato a un mucchio di tubi e apparecchi, mio padre si avvicinò e cominciò a chiamarlo per nome, ma Angelo non rispondeva perchè era in coma. Uscimmo da lì e dopo aver dato la notizia alla famiglia, mio padre si mise a piangere e capii la gravità della situazione. Mia madre, dopo un’operazione alla spalla, fu fuori pericolo, ma mio fratello rimase in coma per 21 giorni.

Andavamo a Messa tutti i giorni, io pregavo il Rosario, almeno due volte al giorno; da quando fummo raggiunti dalla notizia della gravità della situazione di Angelo chiedemmo alla Madonna e a san Josemaría la sua guarigione.

Per tutto il tempo che restammo in ospedale ricevemmo un grande sostegno da molta gente, più di quanto ci potessimo immaginare, tra cui le nostre due scuole, che fecero addirittura una pagina web affinché tutte le persone che la visitavano potessero sapere come stava Angelo, pregare per lui e scrivergli desiderando la sua guarigione. I bambini della 4° elementare, compagni di mio fratello, gli scrivevano raccontandogli qualsiasi tipo di cosa per tenere Angelo informato e gli dicevano che pregavano molto perchè ritornasse presto a scuola.

Uscì dal coma e lo trasferirono a Badalona, Istituto Guttmann, Ospedale per la neuroriabilitazione, dove ci dissero che sarebbe stata una riabilitazione lenta, forse di otto o dieci mesi, ma, dopo un mese che eravamo lì, i medici ci dissero che potevamo tornare ad Almeria, che Angelo stava bene, la sua forza fisica e la voglia di riprendersi avevano superato ogni pronostico.

Sappiamo di dovere la guarigione di mio fratello alle suppliche ininterrotte alla Vergine e a San Josemaría Escrivá. Il 18 luglio è tornato a casa, conduce una vita normale come qualsiasi bambino di dieci anni, va a scuola gioca a calcio con i suoi amici. Il 18 ottobre riceverà il sacramento della Prima Comunione.